La Polizia di Stato – Squadra Mobile e Commissariato di Comiso – ha eseguito la misura della custodia cautelare in carcere a carico di Calabrese Gaetano nato a Gela e Calabrese Angelo nato a Gela, emessa dal GIP presso il Tribunale di Ragusa su richiesta della Procura della Repubblica iblea.

I FATTI

 Venerdì 9 giugno alle ore 23.30 circa, un imprenditore comisano si avvedeva che all’interno della sua azienda (oleificio) sita in c.da Rinazzi proprio al confine con Comiso e Vittoria, ignoti avevano già divelto un infisso, pertanto prontamente chiudeva il cancello per evitare la fuga dei ladri. Essendo a conoscenza che vicino il proprio terreno vi abita una famiglia di pastori di cognome Calabrese con numerosi pregiudizi penali, insospettito si recava presso l’abitazione di Francesco Calabrese soggetto di sua conoscenza che settimanalmente riceve da lui prodotti ortofrutticoli per gli animali.

L’uomo chiedeva al Calabrese se fosse stato lui a commettere il tentato furto e questi per tutta risposta inveiva contro la vittima tentando altresì di colpirla, pertanto l’imprenditore desisteva e andava via, chiedendo solo di non essere importunato.

Considerato che temeva che qualcuno potesse portare a termine il furto all’interno dell’azienda, si determinava a vigilare a bordo della propria auto il perimetro dell’azienda, alternandosi con il fratello che nel contempo chiamava in aiuto e che sopraggiungeva a bordo di un’altra autovettura.

Alle ore 00.30 di sabato l’uomo veniva bloccato, poco distante dall’azienda, da due auto che lo facevano rallentare fino a farlo fermare, posizionandosi una davanti e una dietro. Dall’auto scendevano 4 persone, due delle quali venivano riconosciute dalla vittima per i fratelli Calabrese in oggetto generalizzati.

I 4 malfattori prendevano a sprangate l’auto ed uno di loro, identificato per Francesco Calabrese, estraeva un’arma esplodendo diversi colpi d’arma da fuoco all’indirizzo della vittima che restava in auto mentre il fratello ignaro di tutto era all’interno dell’azienda.

Uno dei colpi veniva sparato alle spalle e si conficcava nel sedile dell’auto all’altezza del torace senza però ferire il conducente, salvo per pochi centimetri in quanto il colpo è stato deviato, con molta probabilità, da una delle molle dello schienale.

La vittima riusciva a tamponare le due auto con manovre repentine, creandosi lo spazio necessario per darsi alla fuga.

L’uomo, sfuggito all’attentato, contattava il 113 chiedendo aiuto per lui e per il fratello che si trovava da solo in azienda. La Sala Operativa inviava la Volante del Commissariato di Comiso che metteva in sicurezza le vittime e subito dopo sopraggiungeva la Squadra Mobile e la Polizia Scientifica per un accurato sopralluogo e le immediate indagini.

LE INDAGINI

Le indagini della Squadra Mobile e del Commissariato di Comiso, coordinate dalla Procura della Repubblica di Ragusa, hanno permesso, in tempi record, di individuare tutti gli autori dell’efferato crimine.

Grazie al lavoro degli investigatori ed alla testimonianza diretta della vittima venivano individuati, in un primo momento, i due fratelli Francesco e Orazio che, considerati i numerosi precedenti penali e la possibilità di reiterazione del reato con il compimento di quanto programmato e non portato a termine, sono stati sottoposti a fermo dopo 24 ore dal tentato omicidio.

Gli investigatori conoscono bene la famiglia Calabrese in quanto da anni crea diversi problemi nella zona di Pedalino (frazione di Comiso) e numerose sono le denunce raccolte dai vari uffici di Polizia. La conoscenza del territorio e dei soggetti indagati ha permesso un immediato intervento e dall’escussione di Francesco Calabrese, è stato possibile far confessare quanto da lui commesso.

Le versioni riferite dai fratelli sottoposti a fermo non erano per nulla concordanti, pertanto veniva avviata un’attività d’indagine al fine di risalire all’identità degli altri due autori del reato.

Già la notte stessa dell’avvenuto tentato omicidio, gli investigatori, autorizzati dalla Procura della Repubblica, avviavano le operazioni di intercettazione di tutti e 4 gli odierni arrestati.

Dalle attività captative, già avviate negli uffici della Squadra Mobile di Ragusa, era chiaro che tutti e 4 fossero coinvolti ma bisognava chiarire l’esatta dinamica di quanto accaduto continuando le intercettazioni. La strategia adottata dagli investigatori è stata quella di lasciare andare il padre Gaetano Calabrese ed il figlio più piccolo Angelo di appena 18 anni così da poterli intercettare.

Quanto pianificato ha avuto un immediato riscontro investigativo, difatti sia il padre che il figlio più piccolo commentavano per telefono di aver partecipato al raid.

È stato così possibile ricostruire che dopo aver subito l’onta di essere stati tacciati come autori del tentato furto da parte dell’imprenditore, Franco ha chiamato a raccolta l’intera famiglia che peraltro vive nello stesso luogo.

I 4, divisi nelle due macchine, si sono appostati nei pressi dell’azienda della vittima predestinata; non appena hanno visto l’auto passare, si sono posizionati davanti e dietro il veicolo della vittima e con le loro macchine, al fine di privarlo di ogni difesa, lo hanno fatto fermare. Tutti sono scesi per colpire l’auto a sprangate fino a quando Franco, supportato dagli altri familiari, non ha esploso oltre 6 colpi. Dalle intercettazioni è emerso inoltre che tutti fossero consapevoli dell’arma portata da Franco e per di più quest’ultimo si è vantato di avergli sparato diversi colpi, anche alle spalle. Il piccolo dei Calabrese di appena 18 anni, quando sono state effettuate le perquisizioni a casa loro il giorno dopo le catture dei fratelli, chiedeva ai familiari di dimenticare pure il suo nome, perché non voleva essere coinvolto nonostante l’attiva partecipazione in qualità di autista di una delle macchine.

Inoltre, non paghi di aver attentato alla vita della vittima, i Calabrese, consci di aver sparato diversi colpi, subito la condotta criminosa, si appostavano nel giardino di casa in attesa degli “sbirri” o dei due fratelli che avrebbero potuto vendicarsi. Addirittura, uno dei Calabrese, consigliava agli altri che, in caso di “visite” da parte delle vittime, avrebbero dovuto sparargli in testa, mentre nel caso dell’arrivo della Polizia, avrebbero dovuto nascondere le armi in mezzo al fieno.

Le intercettazioni hanno permesso di delineare una estrema pericolosità della famiglia Calabrese, pronta a tutto, addirittura a portare a termine l’omicidio una volta rimessi in libertà.

Il risultato raggiunto dagli investigatori è stato rapidissimo grazie ad un’indagine lampo condotta giorno e notte per privare della libertà tutti gli autori del gravissimo crimine che ha sconvolto la frazione di Pedalino, composta da onesti lavoratori.

 

LE CATTURE

 Ieri in tarda mattinata, il Pubblico Ministero ha disposto la cattura di Gaetano e Angelo Calabrese, pertanto gli uomini che stavano ancora intercettando le loro conversazioni li hanno localizzati e nel contempo una squadra si è portata nella zona di residenza per bloccare ogni eventuale via di fuga.

I Calabrese, una volta sorpresi, non hanno apposto alcuna resistenza ed in pochi minuti sono stati perquisiti e condotti presso gli uffici della Squadra Mobile. Dopo il fotosegnalamento da parte della Polizia Scientifica, tutti e due hanno raggiunto i familiari presso il carcere di Ragusa, dove resteranno a disposizione dell’Autorità Giudiziaria iblea.

“La Polizia di Stato, attraverso l’impegno costante profuso dagli investigatori, è riuscita ad assicurare alla giustizia in tempi brevissimi 4 pericolosi criminali che per futili motivi non hanno esitato ad attentare la vita di un onesto imprenditore”.