Fine anno. E’ sempre tempo di bilanci e classifiche. Dissapore ha stilato la classifica dei migliori ristoranti in sicilia.

Sono 6 quelli ragusani entrati in classifica.

“Tradizione” è stata la parola chiave di questo 2016, spesso interpretata con calore e saggezza. Ma non sono mancati gli chef capaci di eseguire la cucina dell’Isola in modo misuratamente diverso e comunque pieno di intuizioni.

La valutazione ha tenuto conto di:

Cucina

Il ruolo dello chef sta cambiando. Ma al netto di questa trasformazione il punto resta quello: la cucina. Aldilà delle capacità comunicative o imprenditoriali, come cucina questo chef? Come abbiamo mangiato?

Atmosfera

Le cose che ci mettono a nostro agio. Al ristorante si va per assaporare, certo, ma anche per capire quello che lo chef vuole comunicarci con i suoi piatti, per assaporare l’atmosfera del suo locale, l’arredo, i colori, i particolari.

Servizio

Il personale è riuscito a farci sentire clienti speciali? Il sommelier è stato il nostro angelo custode, attento a ogni minima esigenza, ma senza risultare invadente? Il maître non si è adombrato per la rinuncia al super-menu-degustazione da nove (9) portate, che francamente non ci sentivamo di affrontare? Anzi ha sorriso compiacente alla nostra richiesta di scegliere un paio di piatti dal menu.

Rapporto qualità/prezzo

Alla fine dei conti, arriva il conto. Ne è valsa la pena? Attenzione, non parliamo del locale più economico, perché anche uno costoso può avere un buon rapporto qualità prezzo. Parliamo di quello che ci permette di fare una vera esperienza culinaria (come si dice oggi).

Coerenza

E’ un criterio che le tradizionali guide dei ristoranti non tengono in grande considerazione. Invece è importante. C’è concordanza tra le portate del menu, tra il luogo in cui siamo e la personalità dello chef?

Pietanze di ispirazione esotica in un ristorante che fa del chilometro zero la sua filosofia c’entrano ben poco. Come il piatto della nonna inserito nel menu del ristorante di un giovane chef creativo soltanto perché di moda.

Di seguito i ristoranti ragusani che sono entrati in classifica. Il 1° posto è stato conquistato da “Il Principe di Cerami”, di Taormina:

1° posto PRINCIPE DI CERAMI (TAORMINA) – MASSIMO MANTARRO

Il Principe di Cerami è il ristorante siciliano migliore del 2016 secondo Dissapore. Non l’unico capace di far sentire i fortunati commensali al centro di una favola, ma quello che negli ultimi tempi riesce a farlo meglio. Per la bellezza che stordisce del posto. Per l’impostazione francesizzante del servizio. Per lo stile coinvolgente della cucina siciliana.

Sette tavoli, poltrone comode, moquette spessa, tende sinuose, sommelier e camerieri discretamente a disposizione, clientela internazionale che assapora visibilmente compiaciuta, anche in solitudine, le portate del menu.

E poi ancora infinite possibilità di scelta. Il pane, la carta dell’acqua, degli oli, dei caffè, dei vini. Nella bella stagione un terrazzo con vista sull’Etna a Taormina, la più bella città siciliana.

Lo chef, Massimo Mantarro, è sicuramente tra i più bravi dell’Isola, ma non il più famoso. Schivo, sincero, concreto, infaticabile. Parla del suo lavoro come lo farebbe un qualunque appassionato, senza spocchiosità da imporre.

In estate la sua cucina si esalta, come nella norma fuori dalla norma con spaghettoni, melanzane perline, pomodoro liscio tondo, una montagna di ricotta salata e gambero rosso di Mazara.

Semplicità alternata ad eleganza estrema come nella trasparenza di gambero, piatto composto da Mantarro con ricercatezza e grazia.

E’ abile anche nel rivisitare i classici, Mantarro, una tappa obbligatoria e impegnativa per ogni chef siciliano.

Nota Bene: Principe Cerami, aperto soltanto da Aprile ad Ottobre, è anche il più costoso della nostra classifica con il menu degustazione a 150 euro. E’ anche l’unico che richiede la carta di credito al momento della prenotazione e la giacca per gli uomini.

Voto: 93/100

 

VINCENZO CANDIANO2° posto LOCANDA DON SERAFINO (RAGUSA) – VINCENZO CANDIANO

Alla Locanda Don Serafino, ex stalla in pietra di Ragusa Ibla, l’approccio con la cucina siciliana è più semplice e immediato rispetto al Duomo di Ciccio Sultano.

Una scelta che sulle prime potrebbe lasciarvi spiazzati, ma vi stiamo raccontando il caso in cui le cose semplici sono anche le migliori.

Dei piatti istintivi e diretti, quasi fossero le portate di un pranzo domestico, stupisce la perfezione. Una ricerca precisa dei sapori desiderati che risultano quasi scolpiti.

Un risultato eccezionale facilmente percepibile da chiunque, che nasconde tuttavia una padronanza del mestiere fuori dal comune.

Merito di Vincenzo Candiano, tratti arabi e carattere orgoglioso, cauto e lungimirante. Chef in ascesa che nei dolci riesce addirittura a esaltarsi.

I suoi sono probabilmente i migliori di tutta la Sicilia, e le proposte del menu ne fanno oggi il miglior pasticcere siciliano del 2016.

Voto: 91/100

 

ciccio sultano3° posto IL DUOMO (RAGUSA IBLA) – CICCIO SULTANO

Ciccio Sultano è una divinità di Trinacria. Il migliore tra gli chef nella comunicazione, è diventato anche un abile imprenditore. Le sorti della gastronomia isolana sembrano essere nelle sue mani, come testimoniano i giovani chef che gli rendono omaggio con tanto di piatti dedicati.

Nel suo ristorante, Il Duomo di Ragusa Ibla, lo incontrerete in ogni angolo: nello stile dandy dell’arredo, in quello da studioso della tradizione siciliana dei piatti, nella sua stessa firma sull’etichetta del vino.

Un carattere istrionico e comunque divertente, completato dalla professionalità e cortesia del personale di sala con lo stile meravigliosamente teatrale del sommelier in grande evidenza.

Quanto alla cucina, Sultano è ormai una specie di prestigiatore che presenta paccheri in piedi, gamberi in aria, ali che volano e nuvole che si sciolgono.

Ricercatore mai stanco degli ingredienti più introvabili di tutta la Sicilia, affascina sia per la padronanza delle tecniche contemporanee che per la conoscenza del territorio.

Occhio: pranzi e cene che lasciano satolli al limite dell’impegnativo.

Voto: 87/100

 

9° posto ACCURSIO (MODICA) – ACCURSIO CRAPARO

Accursio Craparo avrà avuto i suoi buoni motivi per andarsene da La Gazza Ladra di Modica dopo aver conquistato la stella Michelin.

Fatto sta che quel ristorante ora ha chiuso mentre Craparo si è ripreso la stella in un locale tutto suo. Dietro i modi cortesi e affabili deve nascondersi un carattere di ferro.

Le presentazioni non passano inosservate, quasi scultoree, come “il carciofo” e “la castagna”.

Legata alla terra l’ambientazione del ristorante, che riprende spesso i colori della natura, degli alberi e dei prati.

Voto: 81/100

 

13° posto FATTORIA DELLE TORRI (MODICA) – PEPPE BARONE

La Fattoria delle Torri era in origine un teatro nel centro di Modica. Una buona ristrutturazione ha regalato interni romantici piacevolmente sottolineati dalle linee squadrate dei divani verdi.

Nella prima metà del 2016 la cucina è stata affidata al palermitano Ninni Radicini poi passato alla Locanda Gulfi. Adesso il patron Peppe Barone, che è stato maestro di tanti cuochi siciliani, si è di nuovo intestato la cucina con l’aiuto di due giovani allievi, Emilia Iacono e Gianluca Cataldi.

Il pranzo è un viaggio attraverso la Sicilia: dalle campagne intorno a Modica alle ghiaie di Milazzo, fino alle dune di Santa Maria del Focallo.

Voto: 79/100

 

15° posto VOTAVOTA (SAMPIERI) – CAUSARANO E COLOMBO

Il Votavota è l’unico temporary restaurant di questa classifica. Luminoso chalet lungo il mare di Sampieri, struggente a fine stagione, è riuscito a imprimere un ricordo indelebile nei fortunati che l’hanno provato.

Un’esperienza fugace durata 150 giorni, dal 4 giugno al 31 ottobre 2016 con Peppe Causarano e Antonio Colombo in cucina, bravi a impreziosire con spunti personali l’ottima cucina di pesce. Nonostante la giovane età i due chef hanno gestito il ristorante temporaneo intuendo le esigenze dei clienti, adattando le loro potenzialità pur di dare il meglio.

Votavota – Sampieri Voto: 78/100

 

 

20° posto LA FENICE (RAGUSA) – CARLO RUTA

Un ristorante d’albergo con qualcosa in più. A fare la differenza è l’attitudine all’accoglienza dimostrata da La Fenice, una stella Michelin. In particolare dal maître sommelier Marco Muriana, affidabile punto di riferimento della sala.

Tra mise en place a volte stravaganti e sapori concentrati, i piatti dello chef Carlo Ruta sono piccoli manuali di tecnica culinaria.

Pavimento in legno, divani in pelle e una sala circondata da grandi vetrate. Ambiente moderno non privo di un certo calore.

Voto: 73/100