di Francesco Roccaro

Tempo di elezioni, tempo di propaganda. Arrivano i leader nazionali in provincia. In occasione proprio della visita di Matteo Salvini, abbiamo voluto intervistare l’On Nino Minardo, deputato nazionale e segretario regionale della Lega Nord- Salvini Premier.

On Minardo, i cittadini lamentano l’interessamento ai territori dei vari leaders solo durante i periodi elettorali, cosa risponde?

Guardi questo è un problema che è sempre esistito, fin dal tempo della prima elezione nel 1946 e forse storicamente anche prima. Ma non è un problema legato ad “opportunismo”, ma solo ad impegni di lavoro politico ed anche a questioni di distanze. Devo però dirle che proprio Salvini è stato un leader che ha sempre cercato di abbattere queste distanze, cercando d’ essere, nonostante gli impegni politici e a volte di governo, sempre presente in ogni angolo del territorio nazionale anche fuori dai periodi delle competizioni elettorali, facendo proprio il “pacco postale”, sempre a contatto con la popolazione. Questo non lo si può certo ignorare, è un dato di fatto incontrovertibile. I cittadini comunque hanno ragione, non vanno assolutamente criticati o giudicati. Vanno ascoltati, sostenuti, aiutati. La gente è esasperata da tantissime situazioni, lavoro, crisi energetica, guerre, caro-vita estremo, tassazione alle stelle. Non si può far finta di nulla. Noi politici abbiamo il dovere d’essere sul territorio, ascoltare la gente e cercare di trovare soluzioni per risolvere ogni tipo problema, senza” se “e senza “ma”. Matteo in tal senso è geniale: riesce a fare i selfie con i bambini ed i ragazzi, conversando con loro su divertimento e sport, ma nello stesso tempo, facendosi sempre comprendere in modo diretto, riesce a conversare di politica economica e programma di governo con tutti: dal semplice operaio, al contadino, al disoccupato, fino a dialogare con economisti o professori della Bocconi. È un esempio unico, specialmente nella capacità di comunicare.

Localmente i problemi sono tantissimi, Il Comune commissariato, il “presunto” debito d’esercizio contratto dalla precedente amministrazione, la mancanza di lavoro sul territorio, il piano regolatore e le sue problematiche, la mancanza di adeguata programmazione per aziende, artigianato e per il turismo, il post covid ed il caro energia che ha travolto piccolo artigianato ed industria in generale, insomma un disastro continuato. Cosa si può fare?

Il discorso è complesso ma le risponderò in modo semplice. Da quando sono alla Lega ho imparato ad affrontare le cose proprio in” modo semplice” così com’è nell’indole e nei discorsi politici di Matteo Salvini. La Lega sostiene che ogni problematica vada affrontata in modo costruttivo, partendo proprio da due sistemi differenti ma assolutamente correlati. Un sistema locale e regionale ed un sistema nazionale che ovviamente fa capo a Roma. I due sistemi sono, come detto, assolutamente collegati. Nel passato abbiamo commesso l’errore di differenziare le due cose. Adesso non è più così. Insieme ai nostri analisti che studiano l’economia politica sui sistemi territoriali, abbiamo redatto un programma elettorale e di governo che tiene perfettamente unite le realtà locali alle problematiche nazionali. Le faccio due esempi a caso che mi vengono in testa adesso, così d’istinto. La viabilità locale ed interprovinciale della Sicilia carente in ogni settore, che altera fortemente la capacità e la competizione di mercato, non può prescindere dalla realizzazione del ponte sullo stretto. Noi, insieme ai nostri alleati, lo sosteniamo con veemenza. Oggi nell’attività industriale, artigianale, turistica e di mercato globale, la competitività è correlata alla velocità d’intervento sui mercati. Non si può ancora pensare che i TIR, i treni o le automobili, facciano ore di fila per raggiungere i posti di stoccaggio, le aziende o i B&B siciliani. C’è una differenza cospicua di viabilità rispetto ad altre zone del Paese che va colmata. Da studi di settore, il rafforzamento di tutta la viabilità siciliana, parte proprio dalla velocizzazione dell’asse calabro-sicula ed il ponte è il nodo cruciale. Altro problema. Siamo stati sull’orlo del baratro durante il Covid. Non c’erano medici, abbiamo reclutato anche professionisti in pensione di 75 anni d’età o addirittura dall’estero. Con tutto il rispetto, non si discute la professionalità, ma le sembra normale? Secondo le nostre stime ricavate da studi di settore appropriati, mancano almeno 60 mila medici ed ancora teniamo il numero chiuso nelle facoltà di medicina che invece andrebbero aiutate e potenziate nel loro ruolo formativo. Le sembra normale anche questo? Il numero chiuso va abolito immediatamente e messo in atto un sistema di valutazione durante il corso di laurea in medicina. Chi merita di fare il medico, deve avere la possibilità di andare avanti, trovare l’immediato accesso alla facoltà e alla specialità di branca cui si aspira e trovare un’occupazione immediata. Gli specializzandi andranno pagati adeguatamente, sono professionisti in formazione al servizio della comunità e non “studentelli da vessare”. Lo Stato deve essere garante di questo percorso ed il Governo deve essere il braccio operativo immediato.

Gli elettori del Sud sono preoccupati del “problema federalismo” che vedono ancora ancorato sul terreno di quel separatismo politico e territoriale del recente passato, su cui la Lega Nord aveva fatto barricate insormontabili. Adesso la Lega è rappresentata a pieno diritto anche in Sicilia. Cosa possiamo dire agli elettori?




Guardi, ha fatto bene a specificare le parole “recente passato”. Quella era la Lega di Bossi che ha avuto certamente il pregio di aprire un nuovo modo di vedere ed agire sul sistema politico nazionale. Chiaramente c’erano delle falle vistose in quella prima fase, una di questa era proprio l’idea iniziale basata sulseparatismo. Quella Lega non esiste più. Salvini ha cambiato sia il “modus pensandi”, mi passi il termine, ma soprattutto il “modus operandi”. La Lega è un partito federalista, liberista, basato su principi morali solidi, che opera nell’interesse di tutto il Paese, nessuno escluso. Io stesso, siciliano purosangue, non la rappresenterei in Sicilia, se non avessi la piena sicurezza e certezza sugli intenti politici e territoriali. Il programma di governo è semplice e chiaro, si basa su 4 punti essenziali:

1) la questione federalista: tutti i territori, nessuno escluso, hanno necessità di avere più autonomia amministrativa, mantenendo e ci tengo a precisare questo, l’unità dello Stato. I “livelli essenziali di prestazione”, come dice Salvini ed anche i nostri alleati di Centro Destra, devono essere garantiti e resi uniformi su tutto il territorio nazionale. Quando parliamo di “autonomia differenziata” in questo senso, intendiamo dire che occorre ridare centralità a tale problematica e non separare, come mentendo appositamente per confondere gli elettori, vanno proferendo i nostri avversari politici.

2)La questione liberale: dal primo Governo Berlusconi nel 1994, l’idea fissa di quell’esecutivo, era quella di disegnare un’Italia forte, attiva, con una politica di governo basata su un’autentica, grande riforma liberale. Per una serie di situazioni che adesso fanno parte, nel bene e nel male, della storia politica passata di questo Paese, questa azione di cambiamento liberale non si è potuta mai pienamente attuare. È stato un dramma, perché senza questa capacità d’intervento politico-economica radicale, non si è mai potuta realmente rilanciare l’iniziativa imprenditoriale e quindi l’economia di questa Nazione, nel suo complesso. Abbiamo fatto solo piccoli passi, ma non un cammino completo e costante. Adesso basta: è giunto il momento di completare l’opera ed attuarla in ogni settore, pubblico, amministrativo e privato, guardando soprattutto agli interessi economici.

3) la questione sovranista: occorre riequilibrare il sistema Europa. Europeisti ed atlantisti si, ma va rivisto il rapporto d’ intervento e di limite operativo fra poteri sovranazionali (ed in questo includo anche il rapporto con gli USA) rispetto ai poteri nazionali. La nazione Italia deve ricominciare a perseguire, con determinazione, i propri legittimi “interessi nazionali “insieme ad i partner europei ed internazionali, ma senza subalternanze che ledano alla base, gli interessi e l’integrità di una nazione dal ’46, libera ed indipendente.

4) La questione repubblicana: la meravigliosa idea che nostri padri ci hanno fortunatamente tramandato e delineata nel nobile termine “res publica “ha subito nel tempo una clamorosa distorsione, con una continua caduta del senso civico e dei valori morali insiti nello stesso termine, che è sotto gli occhi di tutti. È fondamentale ed assolutamente necessario, riedificare e rivalorizzare entrambi questi termini nel loro significato più profondo. Ciò si potrà attuare solo partendo dalla base e cioè dal potenziamento del sistema scolastico, in cui va dato ampio spazio all’educazione civica e morale. Il cittadino deve legarsi ai valori dello Stato e della nostra meravigliosa bandiera. Non è retorica, ma solo senso storico d’appartenenza e volontà di difendere ciò che, faticosamente in anni di sofferta storia, i nostri padri hanno dolorosamente conquistato.

In conclusione. È chiaro che è un momento difficile per tutti. Le vicende interne ma soprattutto le ultime drammatiche situazioni internazionali, gettano ombre oscure sul futuro Alcuni studiosi hanno anche affermato che queste sono “le elezioni più inutili della storia repubblicana”. In fondo è difficile dar loro torto, in quanto, con il governo Draghi, si era tutto sommato, riusciti a trovare “una quadra” accettabile. Il suo parere in merito?

Veda, il Governo Draghi è stata un’esperienza positiva, accettata da tutti noi nell’interesse immediato della Nazione, ma non poteva essere una soluzione definitiva. Le esperienze dei governi tecnici proseguono oramai da troppo tempo, perdurano infatti incontrastate dal 2012. Pensavamo di arrivare alla naturale fine di mandato politico del 2023, ma le vicende note a tutti, ci hanno indotti ad anticipare i tempi. Come ha specificato subito Matteo Salvini: “abbiamo agito nell’interesse esclusiva degli italiani”. C’erano situazioni implosive che avrebbero rischiato di mandare tutto all’aria in modo violento e questa cosa, non ci avrebbe consentito di arrivare serenamente alla legge di bilancio entro fine anno. Una situazione grave che avrebbe sancito il “default dello Stato” e questo, mi consenta di sottolinearlo, non lo avremmo mai permesso. Un’elezione politica non è mai inutile. Noi, fra l’altro, abbiamo anche il fardello delle elezioni regionali, dove, chiaramente, mi sento responsabile anche delle scelte fatte per il mio partito. È chiaro che naturalmente, faccio propaganda per il mio partito e per il gruppo dei nostri alleati di governo e quindi, inevitabilmente, invito gli elettori a votare per noi, per il nostro chiaro ed articolato programma di governo, ma quello che sinceramente voglio dire alla gente è altrettanto chiaro: andate a votare, utilizzate i seggi, utilizzate il potere che il senso democratico della parola “res publica” conferisce a tutti noi. Certo, anche il dissenso è una forma di democrazia, per carità, ma scegliere di non esercitare il diritto di voto, per mancanza di fiducia in nessuno o “per partito preso”, è sbagliato. Allo stesso modo, non votare per mancanza d’interesse è, consentitemi di dirlo, una mancanza di responsabilità verso la Nazione e verso l’intera comunità. Abbiamo bisogno di dimostrare al mondo intero che questa nazione-Italia ha ancora valore, risorse, capacità e voglia, ma soprattutto ha “valori di fondo” radicati nel DNA di questa nostra amata popolazione che ha contribuito, nel corso dei secoli di lavoro e studio, a generare storia, tradizione e cultura in tutto il mondo.