Il mare è tutto, principio e fine della vita e dell’ immaginazione, abitazione di ogni sgomento e speranza” così scrive Grytzko Mascioni ne “Lo specchio greco”. C’è chi il mare lo ha vissuto, anche nella fatica della propria pelle, con il suo lavoro. Lavoro che non è solo quello del pescare o dell’andar per mare su navi e velieri. Ma anche quello di cercare con i colori, di vestire le tele, carpirne il respiro, e sentirne il battito.

Renato Iurato, fotografo, ha presentato a Modica, nelle sale espositive della Fondazione “G.P. Grimaldi” dal 21 giugno al 6 luglio, non solo il suo lavoro sul mare, ma anche il suo intimo pensiero e il suo battito del cuore sul mare in altre parole la sua personale relazione col mare, a partire dal mare. Perché di intima relazione si tratta quella tra Iurato e il mare. Una relazione che l’autore delle opere fotografiche esposte a Modica ha voluto descrivere non solo attraverso scatti intrisi di attesa e di luce ma anche grazie a versi che traducono, se è possibile, i sentimenti. Parole affidate alla raffinatissima penna di Cetta Lentinello, poetessa, che col mare rivela un legame indissolubile. Afferma Cetta Lentinello: “la collaborazione di parole con Renato Iurato è nata dal nostro comune modo di sentire e vivere il mare. Quando i miei occhi si sono posati per la prima volta sui suoi scatti io ho sentito un forte senso di appartenenza al suo mare perché, in fondo, è lo stesso che ci ha partoriti. Dal suo accostamento alla mia prima raccolta di poesie, “Grembo di versi”, è venuto fuori un primo incontro virtuale di parole poi ancorate al mare… e da lì in poi la costruzione di questo piccolo grande sogno di “onde”, che oggi è anche il mio. Conoscevo il mio amore viscerale per il mare ma sarò sempre grata a Renato per avermi regalato la possibilità di poterlo mostrare al mondo. E lo ringrazierò sempre per avermi dato la fiducia di raccontare l’emozione racchiusa nei suoi scatti attraverso le mie parole”. Così lo studioso di fotografia Enzo Gabriele Leanza, editore del catalogo che accompagna la mostra: “alcuni anni addietro incontrando Iurato ebbi a definirlo fotografo inquieto e pittore mancato, in fondo però la chiave per capire Iurato non è quella di trovare una precisa definizione ma semplicemente di ammettere che in lui convivono le due anime, quella del pittore e quella del fotografo che cattura e dipinge attraverso la luce impressa nella sua macchina fotografica. Così l’artista sciclitano non ci mostra semplicemente “cose” ma il desiderio di arrivare a descriverle, il desiderio di esse.

Quella di Iurato è un’attenzione di matrice poetica verso le cose che egli sa tradurre in sguardo intriso di movimento e luce. Insieme esse danno origine ai colori che si generano dal loro connubio. Le sue “onde” sono dunque tutto questo e molto altro”. A chi ha avuto il privilegio di osservare le onde di Iurato è rimasta la sensazione di essere davanti a un lavoro che toglie il fiato per la ricchezza di emozioni e per la profondità di relazioni che si possono cogliere nelle ventisei opere esposte. “Per me la vita è a colori e così non posso pensare la fotografia se non a colori anche se, grazie ad amici con cui condivido la gioia della fotografia sto cercando di capire come coniugare il mondo in bianco e nero con il mondo dei colori. Condividere e confrontarmi con altri fotografi è sempre stato prioritario per me. Questo mi ha consentito di migliorare la mia fotografia e mi ha arricchito non solo come fotografo ma anche come uomo”. Dice Renato Iurato di sé.

Marcella Burderi