Scicli sciolta per mafia? Quando la RAI chiude la porta ai fatti
- 29 Marzo 2017 - 10:43
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Scriviamo a ragione dei contenuti della trasmissione “Porta a Porta” trasmessa il giorno 21 marzo decorso, per segnalare gravi imprecisioni, improprietà di linguaggio e omissioni di contenuti informativi rilevanti, tutti a danno della reputazione della città e dei cittadini di Scicli.
In quella trasmissione è stato infatti affermato che la città di Scicli “è stata sciolta per mafia”. Questa affermazione è del tutto errata, in quanto tali provvedimenti non riguardano “città”, ma Consigli Comunali. La differenza non è da poco, nell’informazione pubblica le parole pesano e non si può giocare con esse come farebbe un passante “al bar della piazza”.
L’affermazione sullo “scioglimento di Scicli” non solo, come detto, è errata, ma pur provenendo dal provvedimento amministrativo ministeriale del 29 aprile 2015, è, altresì, mancante di contenuti informativi basilari.
Infatti, è inammissibile che non venga contestualmente comunicato l’esito di una sentenza, peraltro assai più recente (11 luglio 2016) del provvedimento ministeriale, mediante la quale il Tribunale Penale di Ragusa dichiara la non esistenza di circostanze mafiose nella città di Scicli.
Il Tribunale Penale aggiunge poi dichiarazioni che per tono e contenuto possono essere definite addirittura inusuali nel corpo di una sentenza penale, quando scrive nero su bianco: “….In definitiva, è inaudito che l’imputazione abbia superato il vaglio dell’udienza preliminare, …” E ancora: … “l’imputazione in esame è travolta dall’insussistenza dell’art. 416.bis cp” [codice penale].
Sono queste le testuali parole con cui il magistrato estensore della sentenza ha dichiarato che nei fatti oggetto del giudizio non si ravvisano né l’associazione mafiosa, né il concorso esterno del Sindaco (dott. Franco Susino) nel delitto associativo mafioso per il quale era stato tratto in giudizio. In altre parole, a Scicli non vi è mafia e le accuse sono insostenibili!
Tanto da assolvere il Sindaco stesso dal reato ascrittogli non solo “perché il fatto non sussiste” ma, ancora di più, perché non sussistono neppure le pretese circostanze mafiose. Con ciò di fatto “assolvendo” di fatto la comunità di Scicli dall’accusa di mafia e non certo negando la presenza di delinquenti comuni, peraltro già assicurati alla Giustizia.
Quanto sopra è di grande rilevanza perché il processo penale a carico del Sindaco (si è visto ora quanto infondato fosse) era stato indicato dal TAR Lazio come l’elemento fondativo dello scioglimento per mafia del Consiglio Comunale di Scicli.
Si legge, infatti, testualmente nella sentenza del TAR, che in primo grado ha respinto il ricorso di alcuni consiglieri e di cittadini accorsi a sostegno: “Nel caso in esame, peraltro, vi è più di un indizio della sussistenza di tale penale responsabilità, attesa l’esistenza di un provvedimento di rinvio a giudizio del Sindaco … circostanza alla quale non può non essere assegnata valenza dirimente”.
Ma la citata sentenza del Tribunale sgretola l’elemento fattuale ritenuto “dirimente” dal Tribunale Amministrativo competente. Perché non citarla durante la nota trasmissione televisiva? A chi giova nasconderla o minimizzarla?
Vediamo tutti, e con chiarezza, che il giudizio della magistratura penale prima evocato svuota nei fatti il provvedimento di scioglimento, provvedimento che per sua stessa natura – ricordiamolo bene – viene redatto in assenza di contradditorio e viene poi tratttato e ratificato da organismi di natura prettamente politica o di nomina politica.
Anche se, in un secondo tempo, potranno avere successo gli onerosi ricorsi ai Tribunali Amministrativi intrapresi da cittadini comuni a tutela della buona reputazione delle città colpite, i danni alle comunità e alle persone mediante tali assai discutibili e assai discusse procedure – che spesso hanno il sapore di quell’antimafia di comodo di cui tanto si parla, si sente e proprio in questi giorni si legge – saranno stati ineluttabilmente consumati.
Né si può obiettare che quella del Tribunale di Ragusa è “sentenza penale di primo grado”, perché lo è anche quella del Tribunale Amministrativo del Lazio, il cui pronunciamento è stato esplicitamente fondato proprio sulla sussistenza del processo penale allora in corso e che al termine, lo ripetiamo, ha prosciolto con formula piena l’indagato e negato nella vicenda l’esistenza di fatti mafiosi a Scicli.
Sono ora doverose alcune considerazioni.
Il Consiglio comunale di Scicli fu già sciolto una volta, nel 1992. Mesi dopo, il provvedimento fu annullato e con tante scuse, ma dopo avere determinato restrizioni della libertà, travolto carriere, umiliato persone perbene e addirittura rovinato in maniera permanente la salute di alcune stimati cittadini.
Orbene, giova sottolineare che lo scioglimento del 2015 non ha comportato provvedimenti a carico di alcuno dei Consiglieri o dei Funzionari, e non ha nemmeno provocato una censura, seppure minima, di uno qualsiasi dei provvedimenti votati dal Consiglio in carica al momento dello scioglimento.
Con ciò viene confermato che gli scioglimenti non avvengono necessariamente per irregolarità commesse dai Consigli in carica, ma possono avvenire con riferimento a fatti avvenuti in precedenza a quel Consiglio. Tutto questo significa che il Consiglio di Scicli è stato si sciolto il 29 aprile 2015, ma i Consiglieri Comunali in carica all’atto dello scioglimento non sono in alcun modo coinvolti, e infatti nemmeno la sentenza avversa del TAR pone ombre sui Consiglieri stessi.
Né risulta – e non è possibile dimostrare il contrario – alcun provvedimento intrapreso dalla Commissione Straordinaria, subentrata con lo scioglimento del Consiglio Comunale, contro la cosiddetta “mafia”, a ulteriore conferma che il Consiglio sciolto non è mafioso, né lo erano i suoi componenti.
Circostanze confirmatorie della verità che, come detto abbondantemente, anche il Tribunale Penale ha acclarato: verità che tutti i cittadini sanno – anche i numerosi residenti in altre città che a suo tempo sottoscrissero la petizione a suo tempo lanciata contro lo scioglimento – e cioè che Scicli non è ambiente mafioso.
In verità, tutti a Scicli sappiamo bene quanto su ambedue gli scioglimenti abbiano pesato faide generate da una politica inadeguata e mediocre cui si sono sommate, in particolare nello scioglimento del 2015, “attenzioni” assai pesanti nei riguardi del territorio comunale provenienti dall’esterno. “Attenzioni” alle quali ha certamente giovato l’allontanamento di un governo regolarmente eletto e composto da cittadini al corrente delle cose e pronti alle giuste reazioni a tutela della Città.
Tutte materie, queste, che un giornalismo realmente “d’assalto” avrebbe un tempo bene afferrato e sviscerato, contribuendo al ristabilimento della verità.
Un giornalismo immune da quelle distorsioni insite in un moderno modo di concepire la professione, stigmatizzate da Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, che dichiara: “…. non riesco a ritrovarmi più in questo modo di fare informazione. Il ‘padrone’ non è il lettore, come scriveva Indro Montanelli, ma per alcuni l’interesse a volte personale, il business, il burattinaio di riferimento, contribuendo ad alzare barriere, a creare ghetti, ad alimentare un clima che non porterà a nulla di buono per il Paese.”…. e che proprio per tutto ciò si dimetterà.
Annunciamo sin da ora molteplici iniziative sia sugli “scioglimenti per mafia”, sia sulle modalità di gestione dei Comuni sciolti, sia sull’accanimento di certi apparati di informazione, affinché proprio a partire dal “caso Scicli” – una vicenda che dovrà assurgere a paradigma – si approfondisca la disamina già in corso sugli aspetti a dir poco controversi della normativa sugli scioglimenti.
Normativa che pur concepita per affrontare situazioni di grave pericolo per le comunità in balìa alle consorterie criminali, troppe volte si è rivelata un improprio strumento di indebolimento di comunità sane, rese per ciò stesso esposte ad opache pratiche ispirate da interessi e vanità personali, o da scopi affaristici, ovvero da oscuri progetti, che approfondite letture, nel tempo a seguire, nella stagione della rispristinata democrazia, consentono di disvelare se soltanto lo si vuole.
Il blog di Scicli