di Viviana Sammito

 

foto di repertorio
foto di repertorio

E’ Natale anche per chi la casa non ce l’ha. O gli è stata venduta all’asta.

E’ Natale anche per chi ha avuto il coraggio di comprarla a prezzi convenienti, sottraendola ai bambini che ci abitavano, e che per sempre rimarranno segnati dalle urla dei genitori che si oppongono allo sfratto, dalla presenza degli ufficiali giudiziari e dal vistoso spiegamento delle forze dell’Ordine… Per loro, gli sfrattati, il Natale ha un significato: casa, calore, amore, famiglia. Senza casa e senza i loro effetti personali, come può essere Natale? Come può essere Vita?

E’ Natale anche per chi si è impossessato di un bene all’asta: perché la legge lo prevede. Tanto ci si nasconde dietro  un sistema legislativo, tutto italiano che specula, non garantisce tutele e fa arricchire i più ricchi. Tanto la legge lo prevede, ma l’etica dove rimane? A farsi benedire. Tanto è Natale.

Non lo è per Roberta Pacetto, che bambina non è più, ha 22 anni, ma ha dei sogni nel cassetto e non ha smesso di sognare, anche se le è stata tolta la casa lo scorso 8 luglio. Lei è la figlia di Angelo Pacetto, l’imprenditore agricolo, che non potuto onorare i debiti per pagarsi la sua casa, una villetta a Cava d’Aliga. Non poteva, non ci aveva i soldi: quattro persone oggi abitano in un monolocale di circa 30mq in via Aretusa a Scicli, concesso in comodato d’uso gratuito da un amico. Pacetto non lavora e non può pagare l’affitto. La famiglia era ospite della Casa d’accoglienza Valverde a Scicli ma ha deciso di abbandonare le due stanze con la cucina in comune per motivi di privacy: condividevano il quotidiano con gli immigrati e potevano accendere la lavatrice, solo dopo le 21. Avevano perso la riservatezza e l’intimità parentale. La casa dei Pacetto è finita nelle mani di due professionisti di Ragusa, che non vi abitano ancora.  Il dolore e la rabbia di Angelo si leggono negli occhi quando racconta che non gli è stato permesso di entrare nella sua casa per prendere i  vestiti e quelli della moglie, e finanche i libri del figlio, poi ottenuti. E non solo: si è accorto che gli è stato sottratto il forno a legna che teneva in giardino, le cesoie, e tutto il materiale utile per lavorare. La famiglia Pacetto quest’anno non ha nulla da festeggiare ma Roberta ha voluto scrivere una lettera a Babbo Natale, l’uomo simbolo della speranza e del  riscatto, l’uomo che porta amore e riscalda i cuori. La casa di Roberta è fredda.  Lei continua ad avere un sogno: la sua casa. Agli sfrattati vogliamo dedicare questo articolo. A chi il Natale lo trascorre dormendo per strada, sotto gli alberi, vicino ai cassonetti della spazzatura, sotto i lampioni, al freddo, alla mensa. E lo vogliamo dedicare a chi di loro se ne frega.

Riportiamo la lettera che Roberta Pacetto ha scritto.

Caro Babbo Natale,

Non sono ormai una bambina, ho 22 anni …ma come ogni anno mi piace l’idea di scriverti, soltanto che quest’anno desidero raccontarti ciò che ne sarà di questo Natale 2015.

Il mio papà ha perso il lavoro insieme alla casa di nostra proprietà. Viviamo in un monolocale, sebbene la mia famiglia sia composta da quattro persone.

Non nego di fare ogni anno il mio albero di Natale, di addobbare la casa, perché chissà è anche un simbolo, e l’ atmosfera che si crea può risvegliare vecchi sospiri di cuore, perché per un anno restano in stand by, perché presi dalla vita frenetica, dal quotidiano, dal lavoro e dai problemi.

Quest’ anno non c’é posto nemmeno per gli addobbi, figuriamo per l’ albero di Natale!

Sento parlare gli amici di regali di Natale o cosa mettere sotto l’ albero …quest’ anno non voglio tante cose. Vorrei che dopo 3 anni di sofferenza, pianti e delusioni, un pò di felicità e di tranquillità arrivino ..questa tranquillità ritornerà solamente se ci  RIPORTI QUELLO CHE CI È STATO RUBATO: LA CASA.

Non credo più alla magia del Natale. Purtroppo nella nostra casa non ci sono addobbi e abbiamo deciso di non festeggiarlo. La casa è fredda e triste.

Quest’anno non è Natale per tutti.