di seguito il comunicato di Scicli Bene Comune:

«La relazione della Commissione Regionale Antimafia presieduta dall’On. Claudio Fava cerca di fare chiarezza su alcuni aspetti che hanno caratterizzato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose nella gestione dei rifiuti del nostro comune e, come era prevedibile ma non auspicabile, apre il campo a polemiche, rese dei conti, interpretazioni originali su fatti che al di là di quanto evidenziato nella Relazione, necessitano ancora di ulteriori indagini e indifferibili approfondimenti.

Sicuramente vi è stata una precisa volontà di far dipendere da interessi privati, connivenze politiche e criminalità mafiosa, il sistema dei rifiuti nel nostro territorio, così come avveniva in gran parte della nostra regione.

Tutto questo a dispetto della salute dei cittadini e della brutalizzazione del territorio.

E’ importante ricordare come già nel 2006 l’allora sindaco Falla denunciò il monopolio violento e assoluto dell’affissione dei manifesti, posto in essere dalla criminalità organizzata, che già cercava in questo modo di permeare il tessuto socio economico della città. Anche negli anni successivi si verificarono fatti inquietanti che crearono un clima intimidatorio, funzionale ad interessi politici che miravano a controllare e condizionare la libera partecipazione dei cittadini alla vita democratica della comunità.

Chiediamo che il lavoro fatto dalla commissione antimafia continui, indagando anche eventi accaduti anteriormente i fatti in questione, al fine di avere una visione più completa possibile di quanto accaduto. Registriamo con preoccupazione, ancora oggi, il tentativo di infamare e delegittimare, attraverso la diffusione di notizie false ed incomplete, chi governa la città. Abbiamo sempre difeso e creduto nella libertà di stampa ma vorremmo anche avere una stampa libera.

Stigmatiziamo, inoltre, con forza l’utilizzo di un linguaggio offensivo della dignitàdelle donne e della sensibilità dei lettori, utilizzato da testate giornalistiche regionali, che male interpretano il loro ruolo di fare informazione. Bisogna infine diffidare di coloro che si spacciano come convinti “combattenti” del fenomeno mafioso, quando nei fatti mirano soltanto al raggiungimento di propri obiettivi personali in termini di carriera, prestigio e visibilità.