Ragusa – Aeroporto di Comiso e Camera di Commercio, ecco cosa ne pensa il sindaco Cassì
- 25 Gennaio 2022 - 18:58
- 0
Anche il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì, è intervenuto sulle vicende Aeroporto di Comiso e Camera di Commercio. Ecco qui di seguito le dichiarazioni di Cassì:
“L’amica sindaca di Comiso, Maria Rita Schembari, ha provato a coinvolgere i Comuni più interessati alle vicende dell’aeroporto prospettando la cessione ad essi di una quota di minoranza del pacchetto (di minoranza) che il suo Comune detiene nella società SOACO che lo gestisce.
Ragusa avrebbe potuto avere interesse ad entrare nella compagine societaria, per tutto quello che questo aeroporto rappresenta e potrà rappresentare per il nostro sviluppo, ma dopo alcune verifiche anche di natura contabile, tenuto conto che l’esborso (presente e futuro) necessario per l’ingresso in società, di ammontare incerto, non avrebbe comunque potuto garantire un effettivo potere decisionale, si è desistito. Entrare, investire denari e dover comunque subire le decisioni altrui, non avrebbe avuto molto senso.
L’aeroporto e la sua società di gestione SOACO (Società Aeroporto di Comiso) era già controllato dal suo socio di maggioranza SAC (Società Aeroporto di Catania), che a sua volta è controllata dalla Camera di Commercio del Sud-est che detiene oltre il 60% delle sue quote sociali. Le comprensibili difficoltà economiche del Comune di Comiso nel sostenere anno dopo anno i costi di una necessaria ricapitalizzazione hanno così accelerato l’iter che ha portato di recente alla fusione per incorporazione della SOACO nella SAC, secondo uno schema gradito alla Regione Siciliana, che da sempre vede nell’accorpamento dei due poli aeroportuali occidentali (Palermo e Trapani) ed orientali (Catania e Comiso) la soluzione alle crisi del settore.
La conseguente riduzione delle quote sociali del Comune comisano non ha modificato una situazione di fatto che prevedeva già il controllo del nostro aeroporto da parte di chi gestisce anche il più grande aeroporto catanese, e la domanda è sempre la stessa: chi cerca in ogni modo di aumentare il numero di passeggeri nel più importante aeroporto di Sicilia, ha interesse allo sviluppo del piccolo scalo che è ubicato a poche decine di chilometri di distanza? O piuttosto, scorgendovi un potenziale concorrente, ha interesse a tarpargli le ali (visto che si parla di aerei…)?
A sentire i vertici di SAC ovviamente non è così, ma probabilmente non si è fatto abbastanza per valorizzare lo scalo più piccolo, che ha potenzialità ancora tutte da esplorare.
A questa problematica si innesta quella della assurda scelta di sganciare la Camera di Commercio di Ragusa dal contesto del Sud-est (con Catania e Siracusa), che come detto detiene la maggioranza delle quote sociali di SAC, per accorparla, insieme a Siracusa, a quelle di Trapani, Agrigento e Caltanissetta.
La decisione, si sa, è figlia di una battaglia dell’on.le Stefania Prestigiacomo da Siracusa, che ha giustificato la sua iniziativa con l’intento di indebolire la Camera del Sud-est, privandola, con l’uscita di Siracusa e Ragusa, di metà del suo peso e togliendole di fatto la maggioranza dentro la SAC: così neutralizzando (ecco il vero obiettivo) la volontà del presidente della Camera Agen di cedere questo asset privatizzando l’aeroporto di Catania e di riflesso anche quello di Comiso.
Una prima riflessione, condivisa mi pare da tutti gli osservatori e i rappresentanti locali del mondo produttivo, è che nella guerra per il controllo dell’aeroporto sia finita in mezzo la CamCom di Ragusa, violentata ancora una volta (già il suo accorpamento con le altre Camere del sud-est era stato vissuto da molti come una sopraffazione) da una scelta politica del tutto indifferente alle esigenze del nostro territorio ed irrispettosa della storia dell’Ente, raro esempio di virtù gestionale ed effettivo punto di riferimento del comparto produttivo della provincia. Uno scandalo per il nostro territorio, perché di certo non può esservi una sola valida ragione che sia funzionale agli interessi di Ragusa, della sua economia e delle sue aziende, che induca a preferire l’accorpamento con Trapani, Agrigento e Caltanissetta anziché con Catania.
Agen ha dichiarato che impugnerà la legge dello Stato, e non è escluso che, verificatane la legittimazione ad agire, anche il Comune di Ragusa possa procedere in autonomia o ad adiuvandum con iniziativa simile. Daremo ovviamente aggiornamenti sugli sviluppi.
La domanda che però oggi mi pongo e che tutti dovrebbero porsi con serenità e senza preconcetti, dato che tocca il punto nevralgico della questione che ha dato origine al caos attuale, è questa: la privatizzazione degli aeroporti cui punta Agen, e che tanti politici del territorio vogliono invece scongiurare, sarebbe un evento così negativo e quindi da impedire ad ogni costo?
Non è che invece una gestione privata di un unico polo aeroportuale che include Catania e Comiso possa rivelarsi più efficace ed efficiente di quella pubblica, che fino ad ora non può dirsi che abbia brillato?
Non è un caso che altrove gli aeroporti simili ai nostri per traffico e dimensioni funzionino meglio e siano più performanti con gestione in mano a soggetti privati, e non è un caso che ci sarebbero già privati con esperienza in gestione di altri aeroporti internazionali interessati ai nostri scali. Punterebbero al profitto, certamente, ma chi dice che la loro utilità non coincida con gli interessi del territorio, dato che l’una e gli altri sono legati all’aumento del traffico e del numero dei passeggeri? La politica si occupi piuttosto di realizzare finalmente un nuovo collegamento stradale tra i due aeroporti, oggi potenzialmente concorrenti, ma che, con la gestione in mano ad una sola società, potrebbero essere sinergici e complementari se il tempo di percorrenza tra l’uno e l’altro fosse ridotta a 30/40 minuti; e il territorio scommetta su se stesso, sulle proprie straordinarie risorse, si adoperi per migliorare la ricettività turistica e renda questo lembo di terra già così attraente sempre più appetibile da tour operator internazionali, adottando piani strategici come i più quotati distretti turistici hanno da tempo iniziato a fare. Non sarebbe un’eresia quindi auspicare che la gestione si sottoponga alle regole del mercato, e sia sottratta ai condizionamenti e alle scelte della politica, che segue altre logiche ed ha altri obiettivi”.