Centinaia di tonnellate di  prodotti freschi rimasti a marcire sui camion, prezzi del carburante che sono lievitati, ortaggi buttati poichè non commercializzabili, scaffali dei  supermercati che, in qualche piccolo comune dell’isola, tardano a riempirsi con la conseguente ed inevitabile legge di mercato che dice: aumenta  il prezzo, se aumenta la richiesta.

Questo è quello che abbiamo “conquistato” dopo i giorni di protesta che abbiamo vissuto in Sicilia.

Secondo l’ultima stima fornita dal Centro ricerche a tutela dei  consumatori e del mercato il blocco dei tir, che dall’Isola si e’  esteso al resto d’Italia ha prodotto danni per 540 milioni di euro, a  cui si aggiungono 20 milioni di euro in meno di entrate tributarie per le casse della Regione.

Secondo Claudio Melchiorre, direttore di Consumerinst (Centro  ricerche a tutela dei consumatori e del mercato), : – ” la protesta e’  costata alla Sicilia tra i 90 e i 110 milioni di euro al giorno, con minori entrate per la Regione tra i quattro e i cinque milioni al  giorno. L’esenzione delle nuove accise per gli autotrasportatori, a  saldi invariati, avra’ invece un costo aggiuntivo sul costo dei  carburanti di tutti i consumatori, tra i 5 e i 7 centesimi al litro,  portando il costo del carburante stabilmente oltre 1,80 euro al  litro”.

Previsioni nere, dunque, quelle che ci accingiamo a “vivere”.

Secondo la Coldiretti,  durante la serrata degli autotrasportatori, che nell’Isola muovono oltre il 90%  dell’economia,  si è registrato un danno di almeno 50 milioni di euro.

Inoltre possiamo aggiungere, che la grande distribuzione europea  ha dovuto far ricorso ai prodotti ortofrutticoli spagnoli o israeliani, con il rischio che quelli siciliani, dicano addio ai mercati  conquistati con notevole sforzo.

Anche Confindustria ha fatto una sommaria stima; 50 milioni di danni solo nelle province di Siracusa,  Catania e Palermo. Numeri, tuttavia, destinati a lievitare.