Stamani presso il salone delle Feste dell’Hotel Mediterraneo Palace, durante una partecipata conferenza stampa, l’on.le Cateno De Luca ha illustrato i punti principali del programma del progetto politico “ Rivoluzione Siciliana”. La nostra esigenza di presentare per le prossime elezioni regionali un programma  rivoluzionario – ha esordito De Luca – nasce per bloccare quelle caste politiche di maggioranza e di opposizione che nell’ultimo decennio hanno utilizzato le risorse pubbliche regionali come un bancomat per alimentare sprechi clientelari e sottosviluppo causando anche la perdita di enormi risorse finanziarie nazionali ed europee  con un falso in bilancio della regione e del sistema pubblico regionale allargato (bilancio della Regione + bilanci delle società – aziende – enti pararegionali) che ammonta a circa 10 miliardi di euro.

I governi del Presidente Lombardo – prosegue De Luca –  hanno ulteriormente aggravato la situazione finanziaria della Regione Siciliana causando l’aumento di oltre il 40% delle spese clientelari, quali ad esempio la formazione professionale – la sanità privata – consulenze esterne – promozione pubblicitaria – forestale ecc. ecc..

L’accorpamento della Provincia di Ragusa – continua De Luca – come le altre province siciliane che potrebbero rientrare nella riorganizzazione delle province previste dalla approvazione della legge sulla spending review, non è accettabile,  perché le province così come previsto dalla legge regionale 9/86 devono avere trasferite tutte le competenze previste, per rafforzare i territori contro il neo centralismo regionale, che in questi anni non ha fatto altro che mortificare le autonomie locali.

La bocciatura di ieri, da parte del Commissario dello Stato, della riforma sui rifiuti – chiosa De Luca – è una ulteriore dimostrazione della schizofrenia di questo neo centralismo regionale, che voleva con il governo Lombardo, imporre dall’alto una riforma che avrebbe definitivamente messo in ginocchio i 390 comuni siciliani.

Il Presidente della Regione, on.le Raffaele Lombardo, si è dimesso – ha concluso il candidato a Palazzo d’Orlenans Cateno De Luca – non per motivi giudiziari, ma perché è saltato definitivamente il sistema finanziario della Regione Sicilia: la prova di tutto ciò è riscontrabile nel il bilancio 2012 con capitoli di spesa incomprimibili, come la formazione , i forestali  e il trasporto pubblico locale, sottostimati per centinaia di milioni di euro rispetto al 2011.

Attualmente fanno parte del comitato promotore del progetto politico “rivoluzione siciliana” i seguenti partiti e movimenti politici e sociali: Movimento dei forconi (di Martino Morsello); Sicilia Vera; Forza Nuova; Partito della rivoluzione (di Vittorio Sgarbi). Sono in corso di definizione altre intese con numerosi movimenti politici e sociali tra i quali il movimento per la gente (di Maurizio Zamparini e Nello Dipasquale). De Luca ha illustrato i primi quindici punti del suo programma. Al primo posto la riduzione del 50% dei costi della politica.

 

I PRIMI 15 PUNTI PROGRAMMATICI PER LA RIVOLUZIONE SICILIANA

  1. 1.     Riduzione del 50% dei costi della politica: taglio del 50 % delle indennità e delle pensioni  dei Deputati Regionali  e dei componenti della Giunta regionale; taglio del 50% dei costi di funzionamento  dell’Assemblea Regionale Siciliana (contributi ai Gruppi Parlamentari – Spese di Rappresentanza ecc …); pagamento delle indennità dei Parlamentari e delle spese accessorie in relazione alla effettiva partecipazione alle sedute del Parlamento e delle Commissioni Parlamentari.   
  1. 2.     Semplificazione e decentramento della struttura amministrativa regionale: riduzione degli attuali Dipartimenti regionali da 27 a 12, per quanti sono gli Assessorati regionali; creazione degli Uffici periferici regionali in corrispondenza delle attuali province in sostituzione degli oltre 10 Uffici regionali periferici attualmente esistenti in ogni provincia individuando un solo Dirigente responsabile. 
  1. 3.     Trasferimento di competenze,funzioni e gestione alle Province ed ai Comuni: le Province ed i Comuni dovranno diventare lo sportello periferico della Regione Siciliana con l’affidamento della gestione e delle relative risorse in relazione alla rilevanza dell’obiettivo assegnato. 
  1. 4.     Introduzione del Contratto Unico Regionale finalizzato alla ricollocazione e stabilizzazione del personale della Pubblica Amministrazione Regionale allargata: blocco delle assunzioni nei Comuni, provincie, Regioni, Enti e società partecipate e in tutti gli Enti privati che usufruiscono di contributi e trasferimenti permanenti a carico dei bilanci del Sistema Pubblico Regionale allargato (Formazione Professionale); mobilità e ricollocazione di tutto il personale del Sistema Pubblico Regionale allargato, trasferendo a Comuni e Provincie anche la relativa dote finanziaria; piano di prepensionamento e contestuale stabilizzazione del personale precario alle dipendenze del Sistema Pubblico Regionale allargato. 
  1. 5.     Messa in liquidazione di tutte le attuali Società partecipate ed Enti della Regione Siciliana: trasferimento del personale presso i Comuni e le Provincie, previo Piano di riqualificazione e ricollocazione in relazione alle nuove competenze e dotazioni finanziarie trasferite dalla Regione ai Comuni ed alle Provincie. 
  1. 6.     Abolizione del Corpo e del Dipartimento Forestale: trasferimento del personale alle Province ed ai Comuni per destinarli, oltre ai compiti di prevenzione incendi, alle attività di manutenzione ordinaria e straordinaria della viabilità e del verde pubblico. 
  1. 7.     Riforma del Sistema di Raccolta e smaltimento dei rifiuti: assegnazione del servizio di spazzamento e raccolta ai comuni, mentre il trasporto e lo smaltimento affidato agli Ato provinciali. Si prevede la creazione di un modello misto finalizzato all’ottimizzazione dei costi e del servizio mediante 9 ambiti provinciali per il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e l’assegnazione del servizio di spazzamento e raccolta urbana in capo ai singoli Comuni.

 8.     Assegnazione ai Comuni del Demanio marittimo e fluviale: la proprietà passa ai Comuni anche quale compensazione della riduzione dei trasferimenti ordinari dello Stato e della Regione agli Enti Locali. I Comuni potranno valorizzare i beni demaniali assegnati mediante un apposito piano finalizzato alla realizzazione di infrastrutture comunali. 

  1. 9.     Assegnazione diretta dei fondi extra regionali (europei e statali) ai Comuni ed alle Province: per evitare di perdere ulteriori risorse extra regionali o di continuare a spenderle male, ai Comuni ed alle Provincie vengono assegnati, senza bando almeno il 50% delle predette risorse in relazione a criteri predeterminati quale ad esempio la popolazione e la superficie. La rimanente quota sarà utilizzata direttamente dalla Regione per la realizzazione delle infrastrutture di valenza strategica regionale.
  2. 10.                        Riforma del sistema urbanistico ed ambientale regionale (Testo Unico):  è necessario introdurre il principio del “tutto si può fare tranne…”, consentendo ai Comuni di sviluppare proprie strategie urbanistiche senza alcuna limitazione. Rimane in capo alla Regione l’individuazione dei principi generali mentre alle Province viene assegnato il compito del controllo.

 

  1. 11.                       Riforma del sistema della Formazione Professionale: trasferimento del personale alle province ed ai Comuni con l’abolizione dell’intermediazione degli Enti professionali e l’utilizzo della rete scolastica in ambito provinciale e comunale per la massima diffusione territoriale dei corsi di formazione. Alla Regione rimane in capo l’attività di verifica e controllo, mentre alle Provincie viene assegnata la programmazione di concerto con le associazioni sindacali e di categoria.

 

 

  1. 12.                       Modifica della legge 10/2001. Colmare il distacco tra gestione e responsabilità politica; trasferimento presso gli Enti Locali dei funzionari e Dirigenti in esubero.

 

  1. 13.                       Stop Fondi Pubblici alla sanità privata: Potenziamento della sanità pubblica ed eventuale gestione privata di alcuni presidi sanitari periferici già chiusi o destinati alla chiusura; istituzione del Comitato provinciale di controllo paritario formato dal Presidente della Provincia e dei Sindaci dei Comuni superiori a 10 mila abitanti.

 

 

  1. 14.                       Salvaguardia delle Province e riduzione del 50% dei costi della politica negli Enti Locali: riduzione delle indennità degli Amministratori locali; riduzione dei Dirigenti Comunali e provinciali mediante l’accorpamento e la razionalizzazione delle strutture apicali; potenziamento nelle province con il trasferimento definitivo delle funzioni e competenze non ancora assegnate.

 

  1. 15.                        Testi unici Regionali: semplificazione ed aggiornamento normativo mediante l’abolizione delle precedenti norme e l’emanazione di testi unici tematici.