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È Natale, tempo di serenità e altro bla bla bla… Cosa si fa nel periodo di festa? Si gioca a carte! Sì, ma non solo, spero… Qual è l’aspetto più rilevante da tenere in considerazione accuratamente, in tali circostanze? Il divenir d’un tratto più buoni? No, non ci riusciamo, finiamola con le ipocrisie. Allora i regali? Abbiamo tutto e di tutto!, ancora regali volete farci? E quindi, che rimane? Ma è chiaro, diamine, quello più importante è l’aspetto culinario. D’altro canto lo vediamo ogni giorno, i canali televisivi sono zeppi di format legati al mondo della cucina, i cuochi imperversano come opinionisti da Porta a Porta a Carlo Conti, e disquisiscono trattando il tutto più generico, si intendono di referendum costituzionali, di musica, di film, etc, etc… Dunque rivolgendo il mio pensiero e una sobria preghiera a Pellegrino Artusi, o meglio ancora offrendo tripodi alla memoria del cuoco di Trimalcione, un paio di ricette le fornisco anch’io, questa volta.

Pare che Plinio il Vecchio consigliasse di preparare in tal maniera la zampa sinistra del camaleonte: si abbrustolisca mediante un ferro arroventato, e la si lasci rosolare per bene facendola insaporire con l’erba houttuynia, che fa parte delle saururaceae e si accompagna notoriamente bene nelle insalate per quel suo vago sapore di pesce; dopo di che occorre lasciar macerare l’insieme e infine lavorarlo con le mani fino a farne una pastella. A gusto ornamentale, un vasetto di legno potrebbe fare al vostro caso come contenitore. Di che sa? E chi lo sa?! Badate, cari amici della cucina, il fine non è sempre il cibo, il cibo piuttosto potrebbe essere mezzo per un fine. In questo caso, ad esempio, l’auspicio potrebbe essere pessoano, denso di quella nostalgia indefinibile che conduce alla volontà di annullamento (Schopenhauer aiutaci tu). In pratica, Plinio scrive che, andando in giro con tal vasetto nelle mani, anche in pieno giorno, si risulterà perfettamente invisibili. Allora potrebbe essere utile come espediente per far sparire qualcuno che ci sta antipatico, o come ultima risoluzione per praticare una fuga strategica, o ancora infine per intrufolarsi nello spogliatoio femminile delle cheerleaders come nelle commedie americane degli anni ’80 (magari ora che c’è Trump ritornano, prepariamoci).

Per quel che mi riguarda, credo che invece seguirò la ricetta del sanguinaccio di uccelli descritta da Democrito (ma è Aulo Gellio a darne notizia): dal preparato – dopo averlo mescolato il sangue di vari uccelli con dovizia – dovrebbe generarsi un serpente, e a quanto pare chi dovesse cibarsene sarà in grado di capire la lingua e i discorsi – per l’appunto – dei volatili. Ritengo che sia sommamente nei miei auspici tale capacità, e che essa potrebbe tornarmi assai utile quando vado a perdermi nei boschi, nel corso delle lunghe camminate mediante le quali scelgo piacevolmente e naturalmente di sparire. Buon Natale, e buone passeggiate.
…e comunque a me piace mangiare per mangiare, altro che fini e mezzi; a ‘mpanata è ‘mpanata e basta!

Che Giano ci assolva, e ci protegga nel giro di boa.

Gaetano Celestre