Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante “le virtù eroiche del Servo di Dio Giorgio La Pira”. Si tratta del primo passo per l’eventuale apertura di un processo di beatificazione e canonizzazione.




Giorgio La Pira, nato a Pozzallo il 9 gennaio 1904,  è morto a Firenze il 5 novembre 1977:  è noto come il “sindaco santo” di Firenze (incarico che ricoprì dal 1951 al 1957 e poi di nuovo dal 1961 al 1965) e proprio sulla fama di santità si è basato nel 1986 l’allora arcivescovo del capoluogo toscano, cardinale Silvano Piovanelli, per avviare il processo canonico. Politico-profeta, anticipò il Concilio Vaticano II; la sua proposta sociale partiva dalla stessa constatazione di una profonda ingiustizia sociale propria dell’ideologia marxista, ma con un’apertura alla visione dell’uomo integrale, quindi alla fratellanza tra gli uomini che deriva dall’avere un unico Padre. Emblematici furono in questo senso gli episodi delle fabbriche fiorentine del Pignone nel 1953, quando il sindaco e gran parte della Chiesa fiorentina appoggiarono le lotte operaie, fino ad accettare l’occupazione della Pignone, dove La Pira assistette alla Messa all’interno della fabbrica occupata, riuscendo, quindi a risolverne la crisi con il contributo di Fanfani e di Enrico Mattei, presidente dell’Eni che rilevò l’azienda.

Durante la sua amministrazione La Pira iniziò la costruzione del nuovo ampio quartiere dell’Isolotto, che si proponeva di dare una soluzione organica al problema dell’emergenza abitativa, mentre la crisi degli alloggi, sia per le distruzioni della guerra sia per l’arrivo degli alluvionati dal Polesine, lo indusse a cercare anche soluzioni tampone come la costruzione di “case minime” o la requisizione di ville disabitate per gli sfrattati, suscitando pure in questo caso non poche polemiche.

Altro filone centrale delle iniziative di La Pira fu quello della pace. I convegni internazionali “Per la pace e la civiltà cristiana” (il primo fu del 1952) crearono fervore di dibattiti e di proposte, ma anche le ormai consuete polemiche e opposizioni. Il tema della pace, connesso al pericolo costituito dalle armi nucleari, fu al centro del suo intervento, Il valore delle città, tenuto il 12 aprile 1954, al comitato internazionale della Croce rossa di Ginevra, dove sottolineò il ruolo delle città quali protagoniste nella costruzione della pace. Fu ancora questa la prospettiva del Convegno dei sindaci delle capitali del mondo, convocato dal 2 al 6 ottobre 1955 a Firenze, dove si incontrarono per la prima volta sindaci del mondo occidentale e comunista, che firmarono insieme un appello contro la guerra nucleare.

Alla fine degli anni ’70 diede il suo sostegno all’opera di Benigno Zaccagnini come segretario della Dc, accettando di candidarsi quale capolista alla Camera dei deputati, dove fu eletto con un alto numero di preferenze. La sua candidatura aveva assunto di fatto anche il significato di una risposta alla candidatura nella Sinistra indipendente di non pochi cattolici che nel passato gli erano stati molto vicini, come Gozzini e Raniero La Valle, e che nel referendum sul divorzio si erano schierati tra i “cattolici del no”.




Con il riconoscimento delle «virtù eroiche» di Giorgio La Pira si è conclusa la seconda fase del cammino intrapreso più di 35 anni fa a Firenze.

​Il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, ha espresso “la gratitudine sua e di tutta la Chiesa Fiorentina per la decisione del Santo Padre Francesco di promulgare il decreto con cui viene riconosciuto che Giorgio La Pira ha professato in modo eroico le virtù cristiane e d’ora in poi quindi la Chiesa lo proclama Venerabile e lo propone alla venerazione dei fedeli”.