Riceviamo e pubblichiamo:

Sento il bisogno di intervenire – da modicano, da spettatore, da amante del cinema prima che da regista – in merito a una desolante notizia che circola da alcuni giorni. Modica non ha più una sala cinematografica. Il cinema Aurora ha chiuso.  Con ogni probabilità al suo posto sorgerà qualcos’altro, dato che i locali sono stati messi in vendita. Il copione sembra già scritto. Sorgerà un supermercato, una sala Bingo, un outlet, un centro fitness. O forse rimarrà così, con le saracinesche serrate e la polvere a imbiancare le vetrate.

Si prospetta uno scenario sconfortante per la cultura cinematografica a Modica. Una cultura che, grazie alla forza di tanti appassionati promotori, negli ultimi trent’anni si è mantenuta viva e dinamica, nonostante la tormenta che si è abbattuta su tutte le sale della città, uccidendole una dopo l’altra. E che oggi ha raggiunto inesorabilmente anche il vecchio cinema Aurora.

Spesso mi meravigliavo di come fosse riuscito a resistere. Sicuramente grazie alla tenacia dei suoi proprietari, che cercavano con amore di tenerlo in vita oltre ogni ragionevole valutazione economica, non badando al fatto che fosse ormai tecnologicamente obsoleto, troppo grande per riempirlo come una volta o per immaginare una costosa ristrutturazione che lo mettesse al passo coi tempi.

Ero contento che quel cinema fosse ancora lì, “con quella meraviglia di tetto che si apriva durante le pause” come diceva Ciccio Belgiorno; che il suo proiettore – sebbene solo il week-end e quasi sempre fuori fuoco – continuasse a proiettare finanche l’ultimo cinepanettone di Natale. La programmazione certo non era delle più ricercate, ma non m’importava, lo difendevo a prescindere. Era in quella sala che avevo visto il mio primo film a quattro anni. Lì avevo trascorso pomeriggi interi a guardare le catastrofi di Emmerich o la fantascienza di Zemeckis e più tardi scoperto Tarantino, Kiarostami, Wong Kar Wai, Von Trier in quei “miracolosi” cineforum serali. È davanti a quelle vetrate, al gelo di Modica Alta, che avevo iniziato a discutere di cinema e a difendere i film di cui mi ero innamorato. Da quella enorme platea avevo visto proiettati sul grande schermo i miei primi cortometraggi.

Credo che ogni modicano sarà tornato, come me, ai propri ricordi. È inevitabile. Bisogna evitare però che oggi prevalga solo un sentimento di nostalgia o quel senso d’ineluttabilità del destino che spesso trasforma la saggezza dei siciliani in cupa rassegnazione. Io purtroppo l’ho riscontrato nei pochi commenti pubblici dedicati a quest’avvenimento, per il resto salutato da un totale e preoccupante silenzio. Molti forse sono distratti da questa campagna elettorale ipertrofica e totalizzante, i più sono preoccupati certamente per altri e importanti problemi. Cosa sarà mai la chiusura dell’ultimo cinema della città rispetto allo stato di salute delle casse comunali, di una comunità in affanno per l’assenza di prospettive di lavoro e di sviluppo?

Eppure io penso che è proprio dalla soluzione di un problema apparentemente secondario come questo che bisognerebbe ripartire. Il cinema non produce solo sogni, è prima di tutto un eccezionale diffusore di cultura. Ha la possibilità di mettere in contatto lo spettatore col resto del mondo, con sensibilità e linguaggi nuovi, con le problematiche centrali della sua epoca. Ha la straordinaria capacità di intrattenere e al tempo stesso di agire sulla maturazione culturale di un individuo. E la cultura non può essere considerata un valore subordinato, perché è il motore fondamentale dello sviluppo della comunità stessa, quello che in nessun caso deve essere bloccato, anche a costo di rimetterci. Proprio come ha fatto la famiglia Scollo, tenendo in funzione, finché ha potuto, il proiettore dell’Aurora. Non credo che avremmo potuto domandare di più a un privato.

Oggi è la città nel suo complesso a doversi domandare se le va bene che nel centro storico non esista uno spazio da destinare alla cultura cinematografica; se ritiene che gli imprenditori presenti sul territorio debbano assumersi qualche responsabilità sociale in più, destinando una pur minima parte dei loro guadagni a investimenti in favore dello sviluppo culturale. Ritengo che non sempre siano i privati a non voler agire, spesso è la città stessa a non chiedere con la dovuta forza.

Io, fin da giovanissimo, ho scelto la via dell’impegno artistico e dello studio del cinema. A Modica ho avuto la mia prima formazione e qui sono spesso tornato a sviluppare e realizzare alcuni miei progetti, specie negli ultimi anni. Solo da questa prospettiva sento il diritto-dovere di rivolgere un appello alle forze culturali, politiche e sociali della città perché non assistano rassegnate alla chiusura dell’unico cinema rimastoci e all’ennesimo collasso culturale del territorio.

Purtroppo lo stato dei piccoli cinema indipendenti o monosala in Italia è tristemente noto. Quasi 800 sale sono scomparse negli ultimi dieci anni e circa sessanta hanno chiuso i battenti solo nel 2012. Sono dati inequivocabili, che accomunano senza dubbio il caso dell’Aurora a un drammatico trend nazionale. È anche vero che esistono importanti eccezioni e che in molte altre parti d’Italia si sono collaudate proficue cooperazioni tra pubblico e privato per il recupero, l’ammodernamento e la digitalizzazione delle vecchie sale, diversificando l’offerta con l’ideazione di spazi pensati non solo per il cinema ma per molteplici attività. Spesso la via maestra è l’utilizzo di almeno uno dei tre livelli d’intervento pubblico destinati all’esercizio cinematografico, ovvero il programma MEDIA dell’Unione Europea, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, i fondi regionali.

Si mettano dunque in campo idee e progetti per il recupero e la rivitalizzazione dell’Aurora e del bellissimo quartiere che lo ospita, al fine di non mortificare le speranze di centinaia di appassionati di cinema modicani e la generosità di associazioni che, già in passato, si sono dichiarate disponibili a curare la programmazione delle attività cinematografiche.

Mi rivolgo in particolare all’Amministrazione comunale, sperando che si faccia promotrice di un confronto con le forze produttive della città e intraprenda tutte le iniziative utili a far rivivere nel cuore del centro storico il nuovo Cinema Aurora.

Perché è indubbio che oggi, in quella strada di Modica Alta, fa un po’ più freddo del solito.

 


Luca Scivoletto