Maria Mesi, ex amante del boss Matteo Messina Denaro, e Francesco Mesi, i fratelli già condannati nei primi anni 2000 per il favoreggiamento del boss Matteo Messina Denaro, sarebbero nuovamente iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di aver favorito la latitanza del capomafia arrestato il 16 gennaio scorso.

Ieri i carabinieri del Ros hanno perquisito le loro abitazioni e di Aspra, nel Palermitano, una casa di campagna e la torrefazione gestita dalla famiglia Mesi.

Gli inquirenti avrebbero sequestrato i cellulari e i pc dei due fratelli.

MESSINA DENARO IN GIRO PER LA CITTA’

Intanto emergono nuovi particolari sulla permanenza del boss a Campobello di Mazara.

Sarebbe stata ripresa dalle telecamere di videosorveglianza del Comune, due giorni prima dell’arresto, la Giulietta con alla guida il superlatitante Matteo Messina Denaro. Il boss quindi si muoveva in maniera tranquilla in città, come un normale cittadino libero.

LE IDENTITA’ DEL BOSS

Sono cinque le carte di identità contraffatte trovate nel covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, in cui ha trascorso l’ultimo periodo della latitanza il boss Matteo Messina Denaro.

I documenti, tutti con la foto tessera del capomafia, sono intestati ad altrettante persone in vita e incensurate, alias che hanno prestato la loro identità al padrino di Castelvetrano per un periodo lunghissimo: circa 15 anni.

A consentire al boss di restare libero sfruttando le generalità altrui, dunque, non è stato solo Andrea Bonafede, il geometra che ha messo a disposizione di Messina Denaro i suoi documenti consentendogli di usarli nelle strutture sanitarie in cui è stato operato e si è curato. Gli investigatori stanno tentando di accertare se gli altri alias fossero a conoscenza della contraffazione.