Scoppia la polemica sull’assessore regionale alla Famiglia Nuccia Albano dopo che la trasmissione Report ha pubblicato sul proprio profilo Facebook un’intervista in cui si rende noto che la componente della giunta è figlia di Domenico Albano condannato per mafia.

Una circostanza che ha provocato numerose reazioni politiche con la richiesta di dimissioni da parte di alcuni esponenti dell’opposizione, a cominciare dal presidente della commissione antimafia Antonello Cracolici e dal suo vice Ismaele La Vardera.

Sulla vicenda riceviamo in redazione anche una nota a firma di Nuccio Di Paola, referente regionale del M5S, e Antonio De Luca, capogruppo del M5S all’Ars: “Sulla ferma condanna alla mafia non ci possono essere equivoci,  l’assessore Albano prenda nettamente e senza indugio le distanze dalla storia  del padre, che è una storia mafiosa. E la mafia, che è una montagna di merda,  va condannata sempre senza se e senza ma, specie da un importante componente delle istituzioni regionali che devono dare esempio di integrità morale – affermano i due componenti del M5S -. È chiaro – si legge nel documento – che le colpe dei padri non possono e non devono ricadere sui figli,  ma sul contrasto netto alla mafia non ci può essere il benché minimo fraintendimento. Ci sembra pertanto gravissima la frase pronunciata dall’assessore, magari a caldo: ‘Non prendo le distanze dalla storia di mio padre’, frase che va rinnegata fortemente e senza indugi, altrimenti l’assessore si dimetta”.




L’assessora Nuccia Albano in una nota spiega: “Mentre stavo partecipando, in qualità di assessore alla Famiglia, alla Commissione antimafia convocata presso la scuola Sperone-Pertini a Palermo, sono stata ‘violentata’ da una giornalista di Report che mi ha sottoposto ad una raffica di domande su mio padre. Premetto che è morto 60 anni fa, quando io ne avevo 10. Ho saputo, solo quando sono diventata grande, che aveva avuto problemi con la giustizia e che era stato in carcere. Ho di lui il ricordo di una bambina innamorata del proprio papà e da lui adorata”.

“L’essere madre e nonna e la mia vita professionale – sottolinea Albano – parlano del mio ostinato senso del dovere e della legalità. Mi addolora moltissimo e mi fa sanguinare il cuore che si sia voluto ricordare questa storia. Ma ciò non può cancellare l’amore di figlia per il padre”.

L’assessore ha poi precisato con un’altra nota: “Lo ribadisco con il cuore di una figlia che non è cresciuta con il proprio papà, non lo rinnego come padre, e non vedo come una figlia potrebbe rinnegarlo, ma la mia scelta di vita ha sempre preso le distanze dal fenomeno della mafia. Solo perché presa dalla concitazione per l’agguato, tesomi dalla giornalista di Report, ho detto che non rinnego la storia di mio padre. Ma è chiaro che volevo dire che non rinnego mio padre. Ho sempre lavorato all’insegna della giustizia e della trasparenza, valori che ho trasmesso ai miei figli e ai miei nipoti”.