tratto da La Sicilia dell’11 febbraio

Non capisco dove dormi, ma lo so che sei qua, mi basta solo un cenno, l’infamità che avete tu e tutta la tua razza non è paragonabile a nessuno. infame quasi uomo, ma di merda, ricorda sono sempre alla foce seduto, aspetterò con calma, potrei fare altro ma voglio te il resto non conta, ciao amore mio”. 




Questo uno dei tanti messaggi intimidatori inviati dal sessantenne Pietro Marino a quello che lui considerava il suo rivale in amore e che sui social chiamava amore mio.

Dal 2013 la vita della sua ex convivente e dell’uomo con cui quest’ultima aveva deciso di stare, è diventata un vero e proprio incubo tanto che per due anni la coppia ha vissuto all’estero senza mai fare ritorno nella propria città. I fatti si sono registrati a Pozzallo e tutto ha avuto inizio quando la donna ha deciso di lasciare Pietro Marino e di andare a vivere, ma questa è una decisione che ha assunto dopo, con la persona che poi è diventata la vera vittima di questa storia.

Dal 2013 in poi Marino ha avuto un chiodo fisso: quello di minacciare e fare del male al rivale in amore, un odio che lo ha portato a commettere dei gesti inauditi. Pietro Marino, pescatore di Pozzallo, ha perfino raggiunto i due all’estero, in Belgio, per fare sentire e notare la sua presenza, ma non si è limitato solo a quello.

Dalle minacce sui social lo stalker è passato spesso ai fatti, nell’agosto del 2013, ad esempio, ha incendiato l’auto di proprietà di uno dei figli della vittima, in un’altra occasione ha pure picchiato il rivale rompendogli il setto nasale. Marino, insomma, era ossessionato da quell’uomo e non perdeva occasione per minacciarlo, a volte lo faceva mostrandogli del liquido infiammabile o pedinandolo. Inizialmente il suo obiettivo era l’ex convivente che lo aveva lasciato, vessata dall’uomo quest’ultima ha cercato supporto e conforto in quello che poi è diventato il suo nuovo compagno raggiungendolo all’estero, dove lui lavorava, per cercare di lasciarsi alle spalle una storia da incubo. Quando la nuova coppia andava a Pozzallo o nell’abitazione di Marina Marza, per le vacanze, le attenzioni dello stalker triplicavano e, soprattutto, si trasformavano in azioni. Nonostante poi l’ex convivente sia sia lasciata con il nuovo compagno, a Pietro Marino questo non è bastato, ma quell’uomo che gli aveva rubato l’amore doveva pagare, lui come i suoi figli. L’apice si è registrato poi lo scorso 3 gennaio quando Marino, avendo atteso il rientro della vittima dall’estero, ed una sera nella quale tutta la famiglia era nell’abitazione a cenare, ha tentato di appiccare il fuoco alla casa del suo rivale, cospargendo tutto l’ingresso di benzina.

Solo le urla terrorizzate della famiglia ed il vento contrario rispetto alla fiammella dell’accendino hanno salvato gli inquilini della casa da una possibile strage. Lo stalker peraltro mentre continuava a gettare benzina, ha ingiuriato e gridato “ti ammazzo” all’indirizzo della vittima, prima di darsi alla fuga. Il rivale in amore, difesa dall’avvocato Giusy Cicero, ha così denunciato per l’ennesima volta lo stalker trovato poi dai Carabinieri in possesso di una tanica di benzina vuota.

L’attività investigativa diretta dal Pubblico Ministero della Procura di Ragusa, Sodani, ha condotto i militari a rassegnare gravi e plurimi indizi di colpevolezza sull’uomo, determinando la richiesta di misura cautelare agli arresti domiciliari. Il GIP di Ragusa ha emesso la misura custodiale a carico di Pietro Marino eseguita nella notte tra venerdi e sabato dai Carabinieri.Tra le gesta inaudite di Pietro Marino, agli onori della cronaca è finito quello commesso il 26 novembre del  2015. In quella data Marino si presentò all’interno de Tribunale di Ragusa dove si teneva una seduta che lo vedeva imputato, armato di coltello a serramanico. Il coltello fu trovata nella tasca dei pantaloni da un carabiniere chiamato a controllare l’uomo dopo che il metal detector aveva segnalato una anomalia alla guardia giurata. Pietro Marino  venne denunciato per porto di armi od oggetti atti a offendere.