tratto da “La Sicilia” del 18 novembre

di Carmelo Riccotti La Rocca




Quella del basso piano ispicese rappresenta un’area ad altissimo rischio dissesto idrogeologico. Basta un po di pioggia a fare allagare case e terreni. Un problema che nell’ ex feudo della Marza persiste ormai da decenni, causato dalla conformazione del territorio  e fondamentalmente alimentato da due fattori: mancata manutenzione dei canali e cementificazione diffusa. Tutta l’area, composta da centinaia di abitazioni, è attraversata da canali di scolo e alcuni di questi sono di competenza del Consorzio di bonifica, altri appartengono ad altri assessorati della Regione ed altri ancora al Comune. Si crea spesso, quindi, una commistione di titolarità che porta ad un rimbalzo di competenze. Il risultato è quello di torrenti che tracimano e di case e terreni costantemente allagati. In molti, nel corso degli anni, hanno deciso di abbandonare le case perchè seriamente danneggiate dall’umidità e preoccupati per la propria incolumità. Molti canaloni sono stati coperti, su altri vi hanno costruito sopra, deviandone anche il corso. Per quanto concerne l’area attraversata dai canaloni di scolo comunali, dal 2008 è in atto una vera e propria guerra tra volontari che vorrebbero ripulire i canali e alcuni privati che si oppongono impedendo l’accesso in quelle che ritengono essere proprietà private. Nel 2008 è stato costituito il Consorzio idraulico volontario Saie della Marza, rappresentato da Silvana Bicego e altri componenti che per la maggior parte provengono da altre regioni d’Italia o sono originari del posto, ma hanno vissuto a lungo fuori. La loro missione è quella di ripulire i canaloni di scolo, ma sin dall’inizio l’impresa è risultata tutt’altro che semplice; anzi è stato un crescendo di tensioni che hanno raggiunto livelli altissimi. Le denunce ormai non si contano da una parte e dall’altra, sequestri continui di aree e mezzi, dissequestri, ore passate in caserma, ricorsi e contro ricorsi. Non sono mancati anche episodi di violenza fisica, una aggressione è stata anche ripresa dalle telecamere di video sorveglianza di una abitazione privata

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Josè Bellisario, Commissario Consorzio Comunale: “anche a me impedito l’accesso”

Qualche mese fa Josè Bellisario (nella foto), presidente locale di Legambiente è stato nominato commissario del consorzio comunale, chiamato a monitorare e prevenire il fenomeno del rischio idrogeologico che conferma come il problema di fondo scaturisce da una cementificazione diffusa e dalla mancata manutenzione dei canaloni. Emblematica è la situazione che si registra nel cosiddetto “canalone mastro”, quello che percorre per chilometri e chilometri Marina Marza fino a sboccare a mare; ad certo punto, seguendo il percorso dello stesso ecco il muro di una abitazione proprio al centro del canalone. L’acqua quindi si fa strada sotto le case e dove può considerando che nel tempo i livelli dei canali sono stati modificati e gli stessi spesso sono stati anche coperti e ostruiti. Bellisario è chiamato anche a dirimere la questione tra i componenti del Consorzio volontario Saie della Marza e i residenti che vietano i lavori di pulizia, una questione che si gioca sul riconoscimento della demanialità dei canaloni, una titolarità sulla quale, secondo il commissario non vi sono dubbi: “i canaloni sono demaniali”. Tuttavia anche al Commissario, autorità con pieni poteri di intervento, viene impedito l’accesso in alcune aree tanto che lo stesso si è sentito in dovere di scrivere al sindaco evidenziando l’ostruzionismo e chiedendo maggiori strumenti per agire. “Non nego – ha affermato Josè Bellisario- il mio stupore nel constatare l’ostruzionismo da parte di alcuni, pochi, privati nel liberarsi anche loro di un problema annoso. Per conto del Comune avevo messo in campo una serie di ispezioni ispettive e tecniche che ho dovuto sospendere perchè dobbiamo prima di tutto risolvere questo problema che non ci permette di lavorare serenamente. La pulizia dei canaloni- dice- è necessaria, e noi la porteremo avanti”.

Il sindaco Muraglie: “i canaloni sono demaniali”

Che i canaloni siano demaniali lo dice anche il sindaco di Ispica Pierenzo Muraglie, che assicura anche una verifica sulle costruzioni abusive. Nel 2013, ad esempio, è stata emanata (dall’amministrazione precedente) una ordinanza di demolizione per un’opera abusiva realizzata a meno di 150 metri dalla spiaggia, ordinanza mai eseguita. Nel 2012 la stessa Silvana Bicego ha denunciato la presenza di opere abusive sui canaloni, per quelle opere c’è una richiesta di sanatoria non concessa, diniego impugnato dai proprietari. “Noi – dice Muraglie- faremo la nostra parte fino in fondo, naturalmente per tutelare l’incolumità dei nostri concittadini e lo faremo utilizzando gli strumenti che la legge ci offre. Sulla demanialità dei canaloni noi non abbiamo dubbi, ma se i privati riescono a dimostrare il contrario siamo disposti anche a tornare indietro, ma ritengo che il dato relativo alla demanialità sia pacifico. Sull’ordinanza di demolizione non eseguita – continua il sindaco di Ispica – verificherò la questione nella fattispecie ed agiremo secondo quanto previsto a norma di legge”.

 

Al di là di ogni aspetto burocratico, comunque, basta la salvaguardia della sicurezza dei cittadini a legittimare l’intervento dell’amministrazione. Insomma anche nell’ipotesi che i pochi proprietari che si oppongono avessero ragione a dire che i canaloni non ricadono in area demaniale, gli stessi vanno comunque ripuliti. Il problema però, come sopra detto, per il comune non si pone, tutta la documentazione prodotta conferma la demanialità dei canaloni di scolo. Nel canale “C”, ad esempio, quello dal quale i privati ci hanno invitati ad uscire, è delimitato da un muretto definito termine che, ci spiegano i componenti del consorzio volontario Saie della Marza, segna il passaggio di un canale consortile. Insomma tra abusivismi e tentativi di occultare i canali, si ostruisce il passaggio dell’acqua, ma il problema non ricade nelle proprietà a confine, ma in quelle che si trovano a valle o a monte. La situazione non è assolutamente da sottovalutare, eventi recentemente accaduti, come quello di Casteldaccia, consigliano la massima attenzione su zone a rischio e, Marina Marza, è una di queste zone