FAVOLA TRISTE PER CENERENTOLA: è la storia di una moderna Cenerentola che ha l’occasione di uscire dal suo guscio per andare a conoscere un ragazzo in ciò sollecitata da un’amica (la crudele fatina). Ma, all’appuntamento, si accorgerà di quanto questi sia frivolo, ozioso, immaturo, bruciando, così, al primo contatto con la realtà, il suo sogno. La scarpina, questa Cenerentola, non la perderà bensì la lascerà cadere in senso di rinuncia allorché fuggirà per tornare a trincerarsi nella sua paura d’amare. Lei, ora, non vorrebbe però tornare alla sua quotidianetà, vorrebbe fuggirne, ma sarebbe solo una sterile fuga da se stessa: fuori dal suo territorio andrebbe perduta irrimediabilmente!.Mentre tornare ai suoi lavori domestici, senza mai perdere di vista i sogni, le farebbe trovare la sua naturale dimensione. Ma nei sogni bisogna indefessamente credere e, già, basta questa coesa fede a ripagarci con un corrispettivo in speranza da non disperdere mai: solo così Cenerentola avrà la sua favola dove, non un principe di latte, bensì un maturo Re le farà la corte e, financo, la sposerà. Questa Cenerentola vuole rappresentare le nostre dimenticate casalinghe (mia moglie inclusa) che aspettano sempre e non chiedono mai, che accettano il loro ruolo con dignitosa compostezza. Oggi queste donne sono quasi anacronistiche ed è doverosa una loro meritoria rivalutazione.




 

FAVOLA TRISTE PER CENERENTOLA

Tu che prepari ogni altro nudo giorno
spargendo aroma di caffè intorno
allorché il sole t’agghinda coi suoi raggi
e di altre illusioni i tuoi sogni foraggi;
tu che con fibre di tempo e noia
tessi la tua vita che ti nega ogni gioia
mentre scruti dalle grate di una soffitta il fuori
da una spelonca piena solo dei tuoi odori;

Cenerentola, attizza il fuoco ai tuoi sogni con la tua sventola!

Tu che fai un falò delle tue speranze
mentre viaggi tra le annerite stanze
spolverando mobili e suppellettili
e i tuoi pensieri insidiosi come rettili;
tu che acconci la notte sulla tua testa
mentre corichi il giorno gemente chiedendogli una festa,
che incalzata da una natura matrigna
accetti la tua cattiva sorte che alligna;

Cenerentola, Cenerentola cosa bolle nella tua pentola?

Oggi un principe darà un ballo
vai, fuggi dal tuo odioso stallo,
ti sia arco il tuo dolore teso,
ti sia freccia il tuo orgoglio indifeso;
non temere le braccia del tuo principe azzurro
là non ti scioglierai come nel tegame il burro;
non indossare la tua paura d’amare:
il mondo non è così’ brutto come ti appare!.

Cenerentola, fu però un principe di latte a bruciare il sogno nella tua pentola!

Rintocca mezzanotte e la tua festa è già finita
sempre più recalcitra da te la vita,
dal tuo sogno spezzato devi fuggire
per tornare ai tuoi vuoti giorni da riempire.
Lasciasti sulle scale la tua sfavillante scarpina
che dovevi restituire ad una crudele fatina
e la tua favola tanto s’impiglia
che non ti entra la tua povera scarpa per una gonfia caviglia.

Cenerentola fortuna ne hai avuta sempre poca
si benda gli occhi e con te capricciosa gioca,
ma dopo la corsa torna repente ai tuoi fornelli:
i sogni ancora da sognare sono sempre i più belli!
Torna a specchiarti nell’acqua dei tuoi piatti
di questa avventura lascia solo ricordi distratti
consumata l’ultima illusione torna ancora alla finestra:
inventare pazzi paesi felici è la tua sorte maldestra!

Cenerentola, torna a mettere sogni nella tua pentola
e, vedrai, sarà un attempato Re a darti la favola
e così non preparerai più il rancio
nè batterai più tappetti dopo i tuoi fiori d’arancio!

Gianni Rossini