articolo pubblicato sul giornale La Verità del 7 settembre     

 

Uno spreco di diversi milioni di euro, almeno 8 secondo quanto affermato dall’assessore regionale alle politiche agricole, Francesco Aiello. Stiamo parlando dell’Asca di Ispica, dapprima “agenzia per la sicurezza e il controllo alimentare”, dal 2007 “analisi e servizi per la certificazione in agricoltura” grazie al DDG 401 attraverso il quale è stata istituita la UOS n 34 ASCA di Ispica (Ragusa).

Quando fu inaugurata, nel Giugno del 2005, si parlava di una delle più importanti strutture a livello nazionale che avrebbe favorito il decollo dell’agricoltura siciliana, ma oggi è solo una struttura letteralmente abbandonata a se stessa. Voluta fortemente dall’ex assessore regionale all’agricoltura, Innocenzo Leontini, l’Asca è stata subito concepita come un centro di eccellenza che avrebbe dovuto spingere i prodotti agricoli siciliani verso il collocamento all’interno dei mercati grazie alla certificazione degli stessi. Nel 2004 sono state avviate le procedure concorsuali per l’assunzione dei tecnici di laboratorio, i primi ad essere inseriti sono stati un biologo e un chimico mandati per la formazione in Piemonte presso l’ARPA. Successivamente sono stati assunti altri tecnici, tutti con contratto a progetto avente durata triennale , alcuni dei quali rinnovati nel 2007 e poi, nel 2008, sono  stati inseriti altri tecnici grazie ad uno nuovo bando.

Uno dei primi  obiettivi raggiunti dall’ASCA è stato quello di adeguare i laboratori per le analisi chimico-fisiche, biologico molecolari, e sensoriali finalizzata alla caratterizzazione analitica dei prodotti agroalimentari siciliani, la loro qualità igienico-sanitaria, nutrizionale, merceologica e sensoriale.  L’ASCA ha anche ottenuto l’accreditamento ACCREDIA (Sistema nazionale per l’accreditamento dei laboratori) sinonimo di garanzia qualitativa per il sistema  produttivo agroalimentare italiano. In particolare il laboratorio di Ispica è dotato anche  di attrezzature per la determinazione di eventuale DNA derivato da OGM.

 

 

L’Asca è stata una realtà importantissima per le strutture pubbliche e private del territorio, garantendo assistenza alle aziende vitivinicole durante la produzione, alle aziende agricole produttrici di olio e di ortofrutta. Per quanto riguarda le strutture pubbliche l’Asca ha, ad esempio, portato avanti il progetto “frutta nelle scuole”ed ha effettuato analisi alle acque per conto dei comuni.

 

Insomma, si tratterebbe di un vero e proprio gioiellino, ma come troppo spesso accade in Sicilia, purtroppo, oggi la struttura è divenuta un classico “carrozzone politico”. Oggi l’ASCA di Ispica ha perso totalmente la sua funzionalità, tutto il progetto è stato fondato sui laboratori all’avanguardia con tecnici qualificati per certificare i prodotti, ma tutto questo non esiste più. L’Asca di Ispica non può più analizzare i prodotti per determinare e quantificare la presenza di fitofarmaci negli stessi e non può fare nessun altro tipo di analisi, è diventata cioè una struttura inutile per le aziende agroalimentari. Dal 2011 non sono stati infatti più rinnovati i contratti ai tecnici di laboratorio con il risultato che all’interno dell’ASCA di Ispica vi sono attualmente solo dei dipendenti amministrativi pagati dalla regione. I laboratori sono chiusi e da oltre un anno ci sono quindi macchinari dal valore di centinaia di migliaia di euro in disuso, parliamo di attrezzature  che necessitano di una manutenzione ordinaria e, una loro eventuale messa in funzione, richiederebbe dei costi non indifferenti. L’ASCA, tra l’altro, è stata una delle poche unità operative regionali a creare introiti nella cassa dell’ente, nel 2009, ad esempio, sono stati sottoposti ad analisi 1994 campioni portati da aziende che hanno sborsato circa 50 mila Euro. Certo non sono niente rispetto alle uscite, ma se si fosse adottata una politica determinata e decisa sull’attività della struttura, il fatturato sarebbe sicuramente aumentato di anno in anno. Invece adesso tutto tace, l’ASCA è un enorme spreco di denaro pubblico, nel 2011 è costata 823 mila euro senza un euro di guadagno. A rimetterci sono soprattutto le aziende del territorio limitrofo (ragusano) che per farsi certificare i prodotti sono costretti a rivolgersi anche a laboratori fuori dal territorio regionale con conseguente incremento delle spese. In tanti sostengono che lo screditamento della struttura sia una “ripicca” politica nei confronti di Leontini, fermo oppositore di Lombardo, ci dicono ci sia in atto un tentativo di passaggio dell’ASCA dall’assessorato all’agricoltura  all’assessorato alla sanità, mettendo la struttura sotto le ali dell’Istituto Zooprofilattico, una scelta che francamente andrebbe a snaturare la struttura stessa.

 

Aiello: Ora sto tentando di aggiustare il morto

 

Sull’argomento abbiamo sentito il neo assessore regionale all’agricoltura, Francesco Aiello, che si è dimostrato molto critico nei confronti delle scelte politiche che oggi hanno determinato la morte di una delle più importanti realtà a supporto dell’agricoltura siciliana.

“L’ASCA- ha affermato Aiello-  era una struttura molto importante, straordinaria, di qualificazione del territorio che faceva della provincia di Ragusa un riferimento nazionale. Certificazione significa processi riconosciuti a livello nazionale ed internazionale, eppure- continua l’assessore regionale-  questa struttura è implosa, non sono riusciti a mantenerla. L’ handicap è proprio questo,  non riuscire ad assicurare i supporti tecnici e di promozione intesa come la valorizzazione delle qualità organolettiche e delle caratteristiche peculiari, salutari delle nostre produzioni. Sto tentando- conclude Aiello-  di raddrizzare il morto, cercando di mettere in relazione queste importanti strutture che hanno decine di milioni di euro di strumenti che giacciono nei magazzini. Noi perdiamo i mercati del nord Italia e del centro Europa proprio perché non abbiamo la capacità di utilizzare queste strutture”.

 

 

 

La Rabbia dei Tecnici di Laboratorio

“Eravamo a Progetto ma firmavamo”

L’ASCA è nata per analizzare e successivamente certificare i prodotti. Ma come può espletare questa funzione se i tecnici di laboratorio sono stati mandati a casa? Dal 2011 i 10 tecnici ( Chimici- biologi, periti ecc ecc), non sono più stati richiamati per il rinnovo dei contratti, adesso hanno deciso di avviare una causa di lavoro. “Questa vicenda- ci dicono-  ha annullato gli anni continuativi di lavoro altamente qualificato svolto, ma quello che è ancora più grave è che siamo stati illusi dall’amministrazione con false speranze di stabilizzazione. Tra l’altro, sostengono ancora i tecnici, nonostante avessimo un contratto a progetto, abbiamo svolto l’attività secondo un organigramma e firmando entrate ed uscite, secondo il rapporto che attiene ai dipendenti subordinati. Ogni anno il responsabile di struttura deve presentare un piano di lavoro con gli obiettivi da raggiungere in modo da ottenere gli incentivi per sé e per il solo personale strutturato, noi abbiamo sempre raggiunto gli obiettivi ma i premi di produzione li ricevevano solo i responsabili”.

Carmelo Riccotti La Rocca