Francesco, patrono d’Italia, ha qualcosa da dirci per la crisi che stiamo vivendo.

La sua festa presso i padri Cappuccini di Modica è iniziata con una riflessione sul rapporto tra Francesco e l’economia che è illuminante per l’attuale momento storico e per il nostro territorio. In primo luogo – nella tavola rotonda tenuta il 1° ottobre, moderata da Martina Morana, presidente della gioventù francescana e da padre Giovanni Salonia – Luca Licitra ha sottolineato come la crisi si sta vivendo alla pari delle pestilenze del passato, tra rassegnazione e fatalismo. Con i francescani e i domenicani invece è iniziato un approccio che ha molto da dirci ancora oggi: la valorizzazione degli uomini concreti e di quell’ordine divino che comporta una correzione della proprietà rilevandone l’uso sociale. Non c’è allora la crisi: ci sono donne e uomini concreti colpiti dalla crisi e altri che possono aiutare, altri che – se hanno di più – non possono trattenerlo solo per loro.

Pensando all’ordine – è stata la testimonianza di Margherita Pluchino che, come vicequestore di Palermo, ha partecipato a tante lotte contro la criminalità comune e mafiosa –  come legalità e rispetto da insegnare nelle famiglie ai bambini. Ricordando in modo commosso il padre che, prima dei pasti, spiegava il Vangelo e poi lo praticava con tanta ospitalità e aiuto per i poveri. Ecco, che come Caritas vorremmo cogliere l’occasione della festa di San Francesco per ricordaci che la crisi diventa occasione di carità vera: una carità che comporta – guardando al Santo di Assisi – più sobrietà, più capacità di condivisione in cui chi ha di più dà di più, soprattutto più relazione. Perché – come i lebbrosi di allora – i poveri di oggi sono spesso difficili: vengono colpiti oggettivamente dalla crisi quando manca il lavoro o ci sono spese straordinarie, ma alcuni  anche soggettivamente coltivano stili di vita non sostenibili o hanno difficoltà di gestione economica se non hanno accanto qualcuno. Non basta allora l’elemosina. Occorre – se non riusciamo come Francesco a farci poveri – almeno a stare con i poveri e tra i poveri. Certo, è legittimo attendersi questo anzitutto dalla Chiesa, per la doverosa conformazione a Cristo. E generosità, fedeltà, frequenza dei poveri, coraggio sono segni di una fede autentica; diversamente c’è il rischio dell’ipocrisia religiosa.

Da Francesco però impariamo anche che l’attenzione agli altri e l’aiuto concreto e fedele ai poveri può iniziare da ciascuno di noi, che l’eventuale contro-testimonianza o le omissioni di altri non possono e non devono diventare un alibi. Soprattutto, da Francesco impariamo che dove ci sono povertà e umiltà di vita, condivisione generosa, relazione rischiosa e fedele con i poveri, lì c’è letizia, perfetta letizia! L’inaugurazione il prossimo 12 ottobre a Modica (Sacro Cuore, ore 19,30) delle case per la pronta accoglienza – denominate il Portico di Betsaida – diventa un’occasione per sentirci coinvolti in percorsi di sostegno perché tutti sempre si sentano abbracciati da fratelli che si accorgono e amano con i fatti.

Maurilio Assenza

Direttore della Caritas cittadina