Frahorus
FrahorusA dieci anni l’età si scrive per la prima volta con due cifre. È un salto in alto, in lungo e in largo, ma il corpo resta scarso di statura mentre la testa si precipita avanti. D’estate si concentra una fretta di crescere. Un uomo, cinquant’anni dopo, torna coi pensieri su una spiaggia dove gli accadde il necessario e pure l’abbondante. Le sue mani di allora, capaci di nuoto e non di difesa, imparano lo stupore del verbo mantenere, che è tenere per mano.
Tessitore di ricordi. Così definirei questo magico romanzo breve di Erri De Luca. Ricordi di bambino, e per questo ancora più magici e malinconici. Erri ci regala un viaggio non solo nel suo passato, ma soprattutto un viaggio dentro ognuno di noi, rispolverando i nostri timori infantili, le nostre prime cotte, i nostri affetti per i luoghi  e per le persone che vedevamo come giganti a dieci anni.  Il bambino protagonista è Erri stesso, che ci accompagna, che ci prende per mano e ci narra a flash-back i suoi ricordi di quell’estate nell’isola di Ischia, tra pesche, amicizie, odori, cambiamenti… E questa narrazione l’autore ce la presenta come se l’avesse scritta proprio quando aveva quei dieci anni, o almeno questa è stata la mia impressione.