La gradita novità di queste ultime ore, resa nota dalle reti informative locali (tra le quali NoveTv), riguarda l’esito della gara d’appalto per i lavori di messa in sicurezza dell’antica Matrice di San Matteo, cosa stupefacente è la precisazione – sembrerebbe da ciò che la cosa sia stata intrapresa con serietà – che tali lavori prevedono la risoluzione dei problemi di “carico eccessivo” conseguenti al tetto di cemento armato. Spesso, chi mi conosce, è stato profondamente annoiato da un personale solito memento mori, o refrain troppo ricorrente – tra l’altro pubblicato talvolta anche online (link) – in merito alle preoccupanti condizioni dell’antico edificio. In poche parole, amici miei, mantenendo comunque alta l’attenzione su quale sarà l’adottata “soluzione al pesante problema”, posso tirare un sospiro di sollievo e guardare con moderata serenità alle mie prossime escursioni sul Colle.

Eh già, perché di camminate, escursioni, giri e giretti – chiamateli come volete – dovrei parlare in questo breve articolo. Proprio nel corso di questa mia deambulante routine, sovente mi capita di trovarmi nelle prossimità dei bar di Piazza Carmine (Ho trascorso buona parte della mia vita al caffè, e non ne sono dispiaciuto: per me esso rappresenta un’anticamera della poesia, diceva Hermann Kesten). Sarà un’incoscienza più junghiana o freudiana? Quanto c’è delle pulsioni vitali che governano il corpo, e quanto dell’esigenze superiori al corpo stesso, in codesto mio vagheggiare? Torniamo alle passeggiate!

Ebbene, ora vorrei indurre il lettore a porre l’attenzione sul Convento Carmelitano che troneggia proprio sulla piazza. E di cose da dire ce ne sarebbero parecchie, cominciando dal fatto che la piazza stessa, l’antico piano dell’Annunziata (cui la Chiesa annessa era anticamente dedicata), era centro commerciale del Paese già nel cinquecento, probabilmente. Potrei ricordare il palio che si svolgeva sul piano stesso in occasione delle festività in onore della Natività di Maria. E vorrei anche magnificare il cortile interno del Convento, tra i più belli della Sicilia orientale, pur nella condizione di abbandono in cui si ritrova oggi. Non tedierò oltre il lettore su tali cose, consigliando di approfondire sui testi dei cronisti sciclitani. Basti sapere che è un Convento motto bello, come direbbero i Brigantini.

Per oggi mi concentrerei sull’ingresso laterale – non per forza il minore – della Fabbrica ecclesiastica. La porta di accesso si trova precisamente a metà di via Carmine (scendendo dall’edicola Best Seller… sarà pubblicità occulta questa?!?)  ed è così particolare, caratteristica, da risultare più interessante dell’ormai cadente eppur pomposo ingresso principale.

 

Cosa significano questi volti mostruosi che incorniciano in modo inquietante l’accesso all’edificio? Più che altro bisogna chiedersi in cosa si differenzino dalle solite caricature barocche, cosa ci sia di diverso in questi mascheroni. Direi innanzi tutto il fatto di essere meno barocchi, e idealmente gotici, sin dal loro essere meno in rilievo sulla pietra. Ciò forse potrebbe anche lasciarci ipotizzare che possano essere parte di un ingresso precedente il famoso terremoto. Ma queste sono discussioni da storici dell’Arte e – sprovveduto come sono delle conoscenze utili – non mi permetterei mai di inserirmi nel contesto. È stimolante comunque macchinare qualcosa su quel Monte Carmelo, oggetto della cornice anzidetta. Forse che l’intimorente varco – lugubre ancor più oggi ad opera dell’umidità – può essere immaginato quale primo passaggio iniziatico verso il “giardino fiorito di Dio” (Carmelo)? D’altro canto la Regula Carmelitana puntava proprio sulla ricerca di Dio per via contemplativa, e poi fattuale nell’eremitismo, sulle orme di Elia. Comprenderà subito il lettore che stiamo discutendo di cose che vanno ben oltre le apparenze di quel barocco imposto in ritardo dal 1693 in poi.

Colgo l’occasione per invitare il lettore a porre la sua attenzione anche su altri luoghi poco “appariscenti” del nostro Paese. Non è probabilmente il paese più bello del mondo – salvo licenze letterarie – e non è neanche contenitore di opere d’arte dal valore inestimabile, ma è scrigno di una quotidianità di medio-livello culturale che da secoli ormai la forgia incessantemente nel suo chiaroscuro più interessante. Occorre alzare il capo ed osservare attentamente lungo i percorsi della banalità per trovare lo straordinario. Vi segnalo altri miei articoli riguardanti alcune camminate  sciclitane, pubblicati su Post Scriptum (un blog cui sono felice di collaborare con pezzi di varia natura):

Una Torre Medievale Dimenticata (link)

Santa Maria della Pietà (link)

Santa Agrippina (link)

Il Beato Guglielmo Cuffitella (link)

Giochi dei bambini (link)

 

Gaetano Celestre