
“Scuzzulature”
- 17 Gennaio 2014 - 18:07
- 2
Prima di avviarmi a scrivere questo …lo chiamo “articolo”, per via di quelle convenzioni sconvenienti che in sostanza lo rendono tale, … ho atteso – in qualche modo e mio malgrado, ho persino meditato – con l’auspicio che qualcuno più titolato di me si indignasse prima. Ho vissuto la fatua fantasticheria di un interessamento degli ambiti ecclesiastici e persino da parte dei “gestori dell’affare turismo a Scicli”. La speranza è una vanità del tutto umana, non occorreva l’ennesima conferma. Malgrado l’oscuro Eraclito invitasse a sperare l’Insperabile, tutto è rimasto immobile. Simbolo malinconico del susseguirsi degli eventi è il capo “orrorifico” ed esteticamente superbo del portale laterale del Convento del Carmine (Scicli), visibilmente deturpato…aggiungerei con ubbiosa precisione: malinconicamente scuzzulatu (caro lettore, mi scuso per la qualità della foto, ma ti invito a fare un confronto tra la parte sinistra e quella destra [più recente], per notare i mutamenti avvenuti nel corso dei mesi)!
Forse non era abbastanza montalbanesco per attirare le attenzioni degli operatori turistici nostrani, forse non troppo barocco (si tratta di un elegante barocco dalle forme più sobrie) per degnare di uno sguardo le menti illuminate del paese. Chissà? Certo, la valenza simbolistica del portale (ma direi persino simbolica, come adombravo prima) è stata ampiamente sottovalutata nel corso dei secoli. Inviterei gli interessati ad approfondire la ricerca e, nel mio infimo piccolissimo, mi sento di avviarli segnalando un breve mio scritto di qualche tempo fa (link). Per quel che può essere utile, e per quel poco che se ne potrà ricavare tra le tante amene fesserie che mi curai di riportare tra queste pagine.
Tergiverso, ma adesso approfondisco: il punto è che la figura era ancora integra quando la parte di sinistra della foto fu scattata (29 settembre 2012), e a mia memoria ancora indenne era la figura nell’autunno 2013 (poche settimane fa, in fondo). Il sospetto è che l’accidente possa esser accaduto – sospettosamente – nel periodo di inizio lavori di consolidamento (?) all’interno del convento stesso. Per cui, tra le vane speranze mantenevo anche quella che la Soprintendenza stessa si sarebbe adoperata celermente ai fini di preservare il resto del Portale. Incidenti e accidenti sono per lo più scusabili, anzi “da sopportare” quasi stoicamente. Ciò che appare deprecabile a mio avviso è il non-intervento successivo, non tanto per ripristinare la porzione serpiforme dei capelli (ormai irrecuperabile), quanto per evitare successive ed ulteriori, eventuali, scuzzulature.
Sentite, cari compaesani, la montalbanite prima o poi passerà, e con essa anche la febbre da turismo probabilmente, la vera ricchezza del territorio è in queste piccole cose: porte laterali probabilmente precedenti la fatidica data del 1693; scorci di costa dorata e mare azzurro, chiese “incomplete” sulla sommità di colline da esplorare per mezzo di caratteristici sentieri. Tutte cose di cui dobbiamo essere gelosi custodi, non per mostrarle agli altri (ciò è solo incidentale), ma per noi stessi in quanto cives, presenti e futuri! Le pietre del passato, cari concittadini, ci aiutano a vivere il presente. Indignatevi, passeggiate, muovetevi…ardirei immaginare persino un “muoviamoci” se non presagissi le grasse risate dell’individualismo imperante e del menefreghismo istituzionale. È inutile rompere le scatole per le minuzie burocratiche inerenti le operazioni di restauro di una catapecchia in pieno e cosiddetto centro storico, quando poi si lasciano in completo decadimento i reali beni storici e ambientali.
Gaetano Celestre
Giampaolo Schillaci
Dobbiamo ringraziare Gaetano Celestre che ha evidenziato il fatto. Ora, che azione si potrebbe fare? Cominciare con 4 chiacchiere con l’impresa? oppure? Diffidare qualcuno? Proposta: siccome i beni da tutelare in una città come Scicli sono una milionata, i cittadini che ci tengono non potremmo sederci insieme e trovare una strada seria per prevenire e perseguire? Siccome non facciamo altro che dire che siamo tutti individualisti, proporrei di darci uno sguardo intorno e individuare quelle associazioni e club che fra i propri scopi hanno esattamente quello della tutela dei beni pubblici e che però sono a corto di soci (grazie a quell’individualismo di cui si diceva) per riuscire a fare quello che che c’è da fare. Per favore NON perdete tempo a contestare questa proposta, se non vi piace fatene altre.
Gaetano Celestre
Il professor Schillaci (che ringrazio per il commento) pone un giusto problema di metodo. L’individualismo sciclitano segna da sempre il limite – per eccellenza – ad ogni tipo di idea culturale, politica e sociale, in cerca di affermazione persino circoscritta alla sola dimensione paesana. Nel senso che la presunta buona idea resta comunque spesso ferma allo stato di non-verificabilità (resta “in potenza”, senza mai passare “in atto”). Ritengo che la proposta del prof. Schillaci sia probabilmente l’unica percorribile, ossia ritengo che solo l’associazionismo possa offrire le condizioni necessarie di spinta per ogni tipo di singola idea proveniente dai tanti pur illustri individualismi presenti in Scicli. Muoviamoci però, perché di tempo ne abbiamo già perso troppo.