A Scicli in questi giorni si è aperto un ampio “dibattito” in merito al progetto di ospitalità per quindici donne richiedenti asilo che il Comune di Scicli ha sottoscritto con la cooperativa Il Dono di Ragusa.

Centinaia di firme raccolte tra i genitori delle scuole limitrofe all’edificio che dovrebbe ospitare queste donne, chiedono di revocare la delibera e quindi di stoppare questo progetto. Diversi c.s. sono stati diramati da alcuni consiglieri comunali, tra questi c’è chi è favorevole e chi no. C’è l’ex opposizione ora maggioranza a cui ora vanno bene le scelte del Sindaco e dei suoi assessori; l’ex maggioranza ora minoranza a cui ovviamente non va bene nulla di ciò che l’amministrazione comunale decide di fare in città.

Insomma la vicenda ha sollevato un bel polverone.

convento valverdeLo scorso mese di Settembre Papa Francesco aveva invitato ad aprire i Conventi chiusi agli immigrati. Ad appoggiare tale iniziativa era stato anche il Vescovo di Noto S.E. Mons. Antonio Staglianò, che aveva individuato nel Convento Valverde di Scicli, abitato fino a quattro anni fa circa dalle Suore Mercedarie che poi, non riuscendo a mantenere in vita l’attività, decisero di chiudere, spostandosi a Caltanissetta. Staglianò aveva messo subito al lavoro il suo economo che si è recato a Scicli per verificare le condizioni del vecchio convento: “Qualche piccolo ritocco è sicuramente necessario”- aveva detto. Il Valverde quindi poteva  essere la prima struttura della diocesi di Noto e della provincia di Ragusa ad accogliere un buon numero di migranti.

Chissà  perchè l’Amministrazione Comunale non tenga conto di tale eventuale situazione alternativa.

Sulla vicenda è comunque intervenuto  il sindaco Franco Susino, anche lui con una nota stampa, che pubblichiamo qui di seguito.

I progetti Sprar sono rivolti a chi si trova in Italia da qualche mese (alcuni da qualche anno!), per favorirne l’integrazione sociale ed economica, godendo i beneficiari di qualche forma di protezione internazionale, appunto rifugiati, titolari di protezione sussidiaria o umanitaria.

Ciò comporta – ad esempio – che il centro non sia presidiato da forze di polizia, ma che una serie di figure professionali che prestano assistenza sociale, sanitaria, umanitaria, legale, linguistica ed interculturale, servizi per la formazione, servizi per l’inserimento lavorativo ecc. seguano gli ospiti del progetto durante tutto l’arco del giorno.

Come si legge dal sito del Ministero degli Interni, infatti, lo Sprar rappresenta la “punta d’eccellenza” del complessivo sistema istituzionale di accoglienza degli immigrati e dei richiedenti asilo.

La circostanza che il progetto sciclitano sia rivolto a sole donne, peraltro, ritengo abbia un valore specifico come impatto sociale sul territorio.

Certo tutto ciò non può fugare il dubbio rispetto a quello che sarà il reale svolgimento del progetto di Scicli lungo la durata dei tre anni però, ritengo, serva a rappresentare il quadro di una condizione che – quanto meno in questa fase – può servire ad evitare allarmismi ed affrontare in maniera più serena un’esperienza nuova.

Va da sé, peraltro, che obbligo di chi ha voluto il progetto (Comune e cooperativa che ne gestirà i servizi) sarà quello di vigilare su un ordinario svolgimento dello stesso e – soprattutto – evitare che lo stesso assuma caratteri di emergenzialità o che aumenti il numero degli ospiti presenti in quel luogo, poiché ciò  sarebbe oggettivamente incompatibile con l’utenza scolastica presente nell’area.

Ritengo che le istituzioni, la politica e la città intera – in quel caso – avrebbero tutto il diritto di levare gli scudi.

Tuttavia auspico che in questa fase il buon senso ed il senso di ospitalità di una comunità che ha vissuto il dramma di Sampieri (appena qualche mese fa) abbia la prevalenza su chi si lascia andare a facili allarmismi o, peggio ancora, su quella politica che, a volte in maniera strumentale a volte in maniera volutamente ambigua, preferisce la demagogia alla responsabilità istituzionale!

E’ decisamente stupefacente l’atteggiamento dei gruppi, che oggi rappresentano la minoranza in consiglio (Territorio, Udc, Patto per Scicli e Liberi e Concreti) che contestano al sindaco Susino e al gruppo che oggi lo sostiene in consiglio comunale, la rinuncia del “mantenimento dell’ufficio di Giudice di Pace, nei locali di San Nicolò, immobili destinati ora ad accogliere gli esiliati politici”.

La “vecchia maggioranza” dovrebbe ricordarsi che la legge prevede che gli enti dovevano farsi carico delle spese integrali del funzionamento dell’ufficio, ivi incluso il fabbisogno del personale amministrativo, e che tutto ciò andava fatto entro il 13 novembre del 2012. La cosa si commenta da sé. Doveva essere la vecchia giunta ad attivare la procedura e a farsi carico delle spese di mantenimento dell’ufficio del giudice di pace e non lo ha fatto.

Per quanto riguarda “i richiedenti asilo politico” dobbiamo ricordare al gruppo della “vecchia maggioranza” (oggi minoranza) e al portavoce, Giovanni Savà che li rappresenta, che la richiesta di contributo per il “Servizio di accoglienza, integrazione e tutela richiedenti asilo politico….”, giusto decreto pubblicato GURI n.207 del 04/09/13 è stata presentata il 18 ottobre del 2013 prevedendo l’utilizzo dei locali ubicati in Via Vasco de Gama (locali diversi da quelli del Giudice di Pace). L’attuale coalizione che sostiene il primo cittadino ha dato seguito alla richiesta dell’importante finanziamento ministeriale e nel contempo è alla ricerca di valide alternative, ovvero di soluzioni chiare e trasparenti che rappresenteranno l’interesse della collettività.