Tratto da “La Sicilia” del 16 Novembre 2017

La Chiesa di San Matteo, uno dei simboli della città di Scicli, quello che dà il benvenuto a quanti entrano in città da Contrada Spana, è stato troppo spesso preso di mira dai vandali. Negli anni passati sono stati frequenti gli attacchi alla Chiesa, il buio ha favorito l’azione di ragazzi che anziché trascorrere le serate come i coetanei, hanno preferito salire nel colle di San Matteo non certo per apprezzare la suggestiva veduta che offre, ma per danneggiare quello che è e rappresenta un monumento importante per la città e imbrattare i muri.

Questi episodi si sono registrati anche dopo il restauro della Chiesa che è tornata a risplendere dopo anni abbandono.




Per i vandali, però, quello è rimasto un luogo in cui continuare a fare ciò che volevano. L’apice degli episodi di vandalismo si è registrato nell’ottobre del 2016 quando, non paghi di quanto avessero fatto qualche giorno prima (avevano imbrattato le pareti della Chiesa), ignoti hanno distrutto le vetrate di ingresso del portone colpendole con sassi. Il portone era stato messo dopo il restauro per impedire il passaggio di animali e polvere e salvaguardare gli interni.

Questi continui attacchi ad uno dei simboli della città hanno indotto l’amministrazione a ricorrere ai ripari, così, nel marzo del 2017 è stato posto sotto controllo grazie all’istallazione di un sistema di video sorveglianza di ultima generazione. “Quello posto in essere a san Matteo – spiegò il sindaco Enzo Giannone- è stato un intervento tecnicamente difficile, che ha richiesto tempo. Sono soddisfatto ma allo stesso tempo amareggiato, non è accettabile che si vandalizzino i nostri tesori architettonici e che sia necessario proteggerli come se fossimo in un luogo barbarico”. Quello delle telecamere è stato un deterrente che fino ad oggi ha funzionato per scoraggiare i vandali e difendere la Chiesa, ma non per i muri che continuano ad essere imbrattati. Tutto il tratto che porta verso San Matteo continua ad essere preso di mira da vandali che imbrattano i muri.




L’ultimo episodio del genere si è registrato circa un paio di settimane fa, ma singolare è stata la risposta di un gruppo di cittadini che, nel silenzio e nell’anonimato, ha voluto dare una lezione simbolica a quanti deturpano il paesaggio. Un gruppo composto da cinque persone, tra cui il titolare di una impresa edile che si occupa di restauro e che ha messo a disposizione la propria attrezzatura, si è messo al lavoro per ripulire i muri che portano verso il Colle di San Matteo. I volontari sono stati supportati anche dall’amministrazione comunale che ha messo a loro disposizione la jeep della Protezione Civile con autista a seguito e un’altra persona. Per completare il lavoro i 5 volontari hanno impiegato circa 4 ore togliendo diverse scritte lungo tutto il percorso utilizzando una sabbiatrice, ma iniettando polvere di granito. Insomma, una bella risposta di civiltà per quanti continuano a non comprendere che uno sfregio fatto ad un bene comune è uno sfregio fatto a se stessi.