Scicli – Restauro Chiesa San Matteo: la Sovrintendenza di Ragusa ha incontrato i cittadini. L’intonaco bianco scomparirà
- 20 Novembre 2013 - 21:05
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La conclusione è quella ormai nota. La chiesa di San Matteo, l’antica matrice che domina Scicli, non resterà bianca.
Conclusione approvata e sottoscritta dalla Sovrintendenza di Ragusa, e dai numerosi cittadini presenti al confronto pubblico tenutosi a Palazzo Spadaro, organizzato dal sindaco Franco Susino e dall’assessore Sandro Gambuzza.
La Sovrintendente Rosalba Panvini e l’architetto Domenico Buzzone, responsabile dei beni architettonici dell’ente di tutela di Ragusa, hanno partecipato all’incontro pubblico voluto dall’amministrazione comunale per dirimere la questione del contestato restauro della chiesa, diventata improvvisamente bianca.
L’appalto è in realtà del Dipartimento di protezione civile di Ragusa, riguarda infatti la messa in sicurezza del monumento, e la Sovrintendenza ha il compito dell’alta tutela sulle modalità di recupero.
Primo intervento quello dello storico dell’arte Paolo Nifosì, che servendosi di diapositive ha mostrato il prima e il dopo restauro. Nifosì ha anche fatto una carrellata di errori compiuti nelle gestioni degli anni scorsi: il primo loggiato, completamente inventato dal nulla, al Convento della Croce, il cambio di cromia della chiesa di San Bartolomeo, e infine, l’annullamento della patina di antico operato sulla chiesa di San Matteo.
“La città non merita un pugno in un occhio”- ha detto il docente universitario, riconosciuto unanimemente come il più grande esperto vivente del barocco del Val di Noto, insieme a Stephen Tobriner. Nifosì ha parlato di un “esagerato maquillage del biancore dei nuovi intonaci”, la perfezione è un peccato di superbia, ha detto citando un bell’intervento dell’architetto Marco Favacchio su Il Giornale di Scicli. “Non c’erano risalite di umidità, non era giustificato un intervento così invasivo, da far perdere il senso stesso dell’antico”.
L’architetto Buzzone, della Sovrintendenza, ha rimarcato come la velatura attuale sia solo di passaggio, ragion per cui le preoccupazioni attuali sono comprensibili, ma ingiustificate.
Dal pubblico è stato fatto notare come la circostanza di avere smontato i ponteggi, da parte della ditta appaltatrice, abbia rappresentato una sorta di segnale indiretto di “fine lavori”.
“Il cantiere è aperto e i malumori si basano su presupposti di fatto temporanei errati”, ha detto Buzzone.
Il professor Giampaolo Schillaci, dell’Università di Catania, ha chiesto ai responsabili della tutela se non si siano posti il dubbio che l’attuale stato della fabbrica non somigli a “una casa abusiva”.
Un imprenditore edile, ed ex consigliere comunale, il signor Fiorilla, ha ricordato come il monumento rappresenti l’identità stessa della città.
Il preside e consigliere comunale Enzo Giannone ha chiesto quali saranno i costi dello smontaggio e rimontaggio del ponteggio. “Diciamocelo chiaramente, a noi la favola del rimontaggio del ponteggio deciso prima della sollevazione popolare non ce la beviamo. E’ chiaro che si è corso ai ripari quando il danno è stato visibile. E i costi delle perizie di variante ricadono sui cittadini”.
Buzzone: “La Sovrintendenza ha bloccato i lavori, intimando alla ditta di rimontare il ponteggio”.
Giannone: “Le prove e i saggi sui colori si fanno prima di intonacare un edificio. Non si procede prima alla intonacatura di tutto l’immobile, salvo poi verificare che quel colore non funziona”.
Giovanni Pisani, del Club Unesco, ha chiesto quale sarà la destinazione d’uso a restauro ultimato, mentre il professor Giuseppe Pitrolo ha posto il tema delle linee guida: “Esistono? Le Sovrintendenze di Ragusa e Siracusa, i Dipartimenti di protezione civile ibleo e aretuseo, seguono buone prassi condivise?”
Il giornalista Franco Causarano ha chiesto lumi sul futuro di palazzo Mormino a Donnalucata.
La sovrintendente Panvini: “Quando ho visitato la fabbrica del monumeto, mi sono stupita di come gli sciclitani abbiano potuto consentire una copertura in cemento armato nel 1985. Noi operiamo in maniera filologica oggi. La relazione del Sovrintendente Paolini, nel 1985, parla di intonaco bianco. Rassicuro tutti, non ci sono perizie di variante e maggiori aggravi economici sull’appalto. Circa la destinazione d’uso, deciderà il Comune, ente proprietario. Circa palazzo Mormino a Donnalucata, ci siamo limitati a dire che le grate esterne, nel caso diventi caserma, non vanno bene. Meglio grate interne o vetri antisfondamento. La Sovrintendenza non ha il potere di decidere la destinazione d’uso dell’immobile, a meno che il sindaco non voglia farci una discoteca”.
Alla fine, si è convenuto di attendere le nuove velature di colore che prenderanno il posto dell’attuale, insopportabile, bianco.