RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Per la prima volta abbiamo davanti a noi una possibilità: quella di poter trasformare finalmente la nostra città, Scicli,  per aprirla al turismo.

Scicli non è mai stata una destinazione rinomata nel panorama italiano o internazionale, e certo non perché le manchino le capacità, il barocco, Montalbano, Chiafura, storia e i musei. Con l’apertura del aeroporto di Comiso la città entrerà a pieno titolo nel circolo delle mete visitate (sia potenzialmente sia nei fatti) da migliaia di turisti che ogni anno scelgono la Sicilia come luogo di villeggiatura e tanti verranno anche a Scicli.

Ma Scicli cosa offre loro in cambio?

Oltre ai musei, ai monumenti, al paesaggio, al mare, qual è il suo valore aggiunto? Una luogo diventa meta turistica quando i suoi servizi, i suoi esercizi commerciali, la mentalità di chi ci vive, hanno una finalità oltre che locale anche globale. Quando tutte queste attività sono pensate non solo per l’uso di chi in quel luogo abita ma anche per chi ci si trova di passaggio, allora si può dire che quella è una meta turistica. E Scicli? Certo non si può dire che accolga i viaggiatori in modo adeguato: d’estate moltissimi negozi sono chiusi, i ristoranti e le caffetterie aprono solo nei quartieri più frequentati, i servizi pubblici sono carenti quando non addirittura inesistenti. Non è possibile pensare a una città proiettata verso una dimensione turistica che d’estate alla domenica tenga le proprie saracinesche abbassate, che chiuda i portoni dei propri musei o delle proprie attrazioni al pomeriggio, che non offra un servizio di trasporto pubblico notturno verso le mete più frequentate della movida. Di fronte a un quadro come questo, dobbiamo fare una scelta: che se per certi aspetti può sembrare faticosa, dall’altra potrebbe portare a una vera svolta per l’economia della città. Il turismo, purtroppo, non lo si crea coniando uno slogan, non lo si invoglia dicendo “Scicli Capitale del Barocco”.

Il turismo si crea lavorando dal basso: dai negozianti, dai ristoratori, da quegli imprenditori che possono dare qualcosa di positivo e concreto alla città. Devono essere questi attori, di concerto con l’amministrazione comunale, a creare un tessuto e una mentalità che dica ai turisti “noi ci siamo”, oggi come domani, nella stagione estiva come in quella invernale, con il sole o con il vento. Ma che non lo dica solo ai turisti. Bisogna infatti creare una rete di comunicazione non soltanto esterna alla città ma anche interna: turisticamente parlando, una città è efficace solo e soltanto se i vari soggetti, pubblici e privati, dialogano e si confrontano, sacrificando giornate e investendo energie e denari non solo pensando a un tornaconto immediato e a volte personale ma guardando al futuro, della città e di chi un domani la abiterà. Scicli da vivere, ripensare, inventare. E qui, più che le carenze degli imprenditori, affiorano quelle dell’amministrazione pubblica. Come nella gestione della Via F.M. Penna, dove la mancanza di regole e discipline comuni nell’arredo e nell’allestimento degli spazi esterni ha fatto si che ciascun esercente assumesse iniziative personali ed autonome al riguardo. O come Piazza Italia: perché non usarla, durante la stagione, per organizzare una sorta di villaggio estivo per turisti?  O come le grotte di Chiafura, che sono il valore aggiunto per Scicli ma mal gestito. Un quartier generale del turismo, insomma: dalla piazza alla storia per finire all’archeologia. Sono esempi, ma a ben guardare ce ne sono tanti altri, troppi altri, che devono essere sfruttati in una città come Scicli. Una città che, grazie al turismo, potrebbe offrire centinaia di posti di lavoro che non siano solo stagionali: la creazione di nuovi musei, di nuovi alloggi per i turisti (siano essi alberghi, Case Vacanze od B&B), di nuovi servizi, porta occupazione a ogni livello, da quello della manodopera non qualificata a quello dei manager e dei dirigenti.

Bisogna però agire in fretta, perché il mercato turistico non aspetta: il Comune da un lato e gli imprenditori dall’altro devono iniziare a investire non più per il bene proprio o di pochi ma per quello della collettività, per la tanto sbandierata Scicli Città Turistica. Bisogna pensare in termini di qualità, non più di quantità: un negozio, un ristorante, un albergo non devono necessariamente essere grandi per creare profitto turistico. Devono invece essere accoglienti, efficienti, preparati a rispondere alle richieste e alle istanze che arrivano dai turisti, e dal mercato che essi muovono.

La città, in conclusione, ha bisogno di un restyling in ambito turistico: non può continuare a vivere in un limbo che da una parte tenta di accogliere i turisti e dall’altra fa trovare loro le saracinesche dei negozi abbassate. Non possiamo continuare ad avere una città priva di un servizio di trasporto notturno estivo che porti nelle zone di movida, non possiamo avere una città immobile nel suo non creare posti di lavoro.

La nuova giunta comunale deve riuscire a vincere questa sfida, puntando su quelle idee che molti giovani e molti imprenditori portano con loro, e che sono pronti a mettere a disposizione della città. E che non fanno della stagionalità il proprio punto di forza ma scommettono sui valori, sulla cultura e sulle manifestazioni che una città ricca di storia come Scicli può dare.

Roberto Marini
Turismo Scicli