“Da notizie in mio possesso escludo la presenza dei 5mila euro così come escludo la presenza di droga sulla scena del delitto. Peppe viveva con la mamma e in quella casa portava solo pochi e fidati amici. Confidiamo pienamente nell’operato degli inquirenti, coscienti del fatto che non sia un’indagine semplice”. Così Luigi Piccione, legale della famiglia di Peppe Ottaviano, ha precisato al settimanale Giallo nell’intervista realizzata da Carmelo Riccotti La Rocca sul delitto avvenuto a Scicli il 12 maggio scorso. Con queste dichiarazioni il legale ha voluto smentire delle dicerie che circolano in città. Ecco un estratto del servizio pubblicato 2 settimane fa:

“Vogliamo verità e giustizia per Peppe”. A parlare è Marco Distefano, cugino di Giuseppe Ottaviano, il 40enne trovato morto nella sua abitazione il 12 maggio scorso a Scicli, città è riconosciuta patrimonio Unesco nel 2002 e meglio nota per essere diventata la Vigata del Commissario Montalbano.

Erano all’incirca le 20 quando il corpo di Peppe Ottaviano è stato rinvenuto all’interno della camera da letto al numero civico 1 di via Manenti. A far scattare l’allarme il parcheggio insolito della sua auto che – come hanno raccontato alcuni vicini – già dal sabato sera è stata lasciata all’ingresso della via ostruendone il passaggio, tanto che l’indomani gli agenti della polizia locale sono intervenuti sul posto e, dopo diversi vani tentativi della famiglia di rintracciare il 40enne, hanno disposto la rimozione forzata della vettura.

E’ stato quell’episodio ad allarmare i parenti che hanno così chiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Una volta entrati in casa i carabinieri hanno trovato il corpo del 40enne riverso a terra, vicino al letto, con due ferite alla testa, il setto nasale fratturato, diversi traumi alle costole e al cranio. Chi ha ucciso Peppe Ottaviano e perchè? Dal giorno del ritrovamento del cadavere gli inquirenti scavano nella complessa vita del 40enne. Laureatosi in legge, Peppe sognava di diventare un Notaio, aveva frequentato i 18 mesi di praticantato e, per due anni, la scuola notarile di Napoli, ma poi le cose non sono andate nella giusta direzione. Era una personalità labile quella di Peppe che, per via di un disturbo bipolare, assumeva farmaci specifici. Il 40enne lavorava come host per due strutture e viveva in via Manenti con la mamma, un’insegnate ormai in pensione molto stimata in città che, nei giorni del ritrovamento del corpo, si trovava a Verbania per festeggiare i compleanni dell’altra figlia e della nipotina.

Cosa è successo allora la sera dell’11 maggio in quella abitazione? Sarebbero diverse le ipotesi al vaglio degli inquirenti che, al momento, mantengono il massimo riserbo sugli sviluppi dell’indagine. Da informazioni trapelate sembrerebbe che all’interno della casa, oltre ad evidenti impronte di sangue, siano state trovate anche tracce di rossetto. Seppur la notizia non sia confermata, pare anche che, grazie ai racconti dei vicini, i riflettori degli inquirenti siano stati puntati su una giovane coppia di Scicli, ma mancherebbero ancora prove evidenti.

Per l’omicidio di Peppe Ottaviano, definito da tanti come una persona socievole, buona e disponibile, sono ancora tante le cose che non tornano a partire proprio dall’anomalo parcheggio dell’auto della vittima. Perché lasciare la vettura in mezzo alla via? Secondo quanto hanno riferito alcuni residenti di via Manenti, Peppe non era solito parcheggiare in quel modo se non quando rientrava in casa per poi uscire immediatamente dopo. Chi ha incontrato quel sabato e chi c’era con lui quella sera? Sono tante le voci e le possibili ipotesi che circolano in città, una di queste: un festino a base di alcool e droga andato male.

A chiedere giustizia per Peppe è anche tutta la comunità di Scicli colpita da questo efferato delitto e preoccupata dal fatto che in città potrebbe esserci un assassino- o più di uno- ancora in libertà”. Da informazioni che trapelano dall’ambiente investigativo sembrerebbe che le indagini potrebbero giungere presto ad una svolta.