Non era mai successo, prima dell’era del riscaldamento globale, che si formasse nel Mediterraneo un ciclone simil-tropicale nel mese di febbraio, ma l’arrivo di correnti artiche russe su un mare ancora tiepido, memore dell’anno 2022 bollente, il più caldo della storia, ha lasciato tanta energia sullo Stretto di Sicilia, a disposizione del ciclone nordafricano per compiere la transizione a uragano mediterraneo che in 48 ore ha scaricato a terra tanta acqua quanto ne cade in 6 mesi; stime ancora provvisorie parlano di 12 milioni di euro di danni solo dall’ultimo evento estremo che ha investito la Sicilia sud orientale i primi di febbraio.

Secondo Legambiente non c’è più tempo da perdere, i cambiamenti climatici sono ormai una tragica realtà, con gravi ripercussioni anche economiche per la nostra regione, con interi comparti messi al tappeto, come quello agricolo.

I dati parlano da soli e gli effetti del surriscaldamento globale sui territori sono e saranno sempre più evidenti; bombe d’acqua, uragani, nubifragi, frane, incendi, sono questi i fenomeni che devono farci paura e che devono spingere i cittadini e le categorie produttive ad interrogarsi e le istituzioni a prendere le misure che servano da un lato alla mitigazione dei rischi, dall’altro ad operare in termini strutturali e di lunga prospettiva, avendo ben chiaro il fatto che senza la realizzazione, in tempi rapidi, dei grandi impianti ad energia rinnovabili, non avremo fatto la nostra parte per evitare il ripetersi e l’aggravarsi di eventi catastrofici.

In questo contesto l’energia eolica, soprattutto con i nuovi parchi offshore, giocherà un ruolo trainante per tutte le rinnovabili: in Sicilia da questa fonte si producono già 3.393,9 GWh di energia elettrica, il 20% del totale regionale e il 55% di tutta l’energia pulita siciliana (dati TERNA 2021), e la potenzialità è di 4700 GWh con una stima di 6765 occupati al 2030 (fonte ANEV); secondo il PNIEC, poi, l’eolico dovrà contribuire con 41,5 Twh al fabbisogno nazionale al 2030. Eppure, nonostante queste evidenze c’è chi annuncia le barricate contro gli impianti eolici offshore di fronte la costa iblea al di fuori delle acque territoriali ad una distanza tra i 25 e i 45 km, per supposti danni paesaggistici o alla pesca. Anche personalità che da sempre hanno contrastato i piani paesaggistici e alle quali non ha dato mai fastidio la piattaforma Vega A con la petroliera serbatoio Leonis ancorata a 22 km dalla costa con tutti i rischi di inquinamento del mare.

I 214 aerogeneratori previsti nel canale di Sicilia tra isola delle Correnti e Scicli produrranno ogni anno una quantità di energia elettrica pari a quella necessaria all’intera regione, sia alle famiglie che a tutte le attività produttive, contribuendo a ridurre le emissioni di CO2 e la dipendenza energetica dall’estero. Secondo Legambiente, è invece giusto vigilare perché i progetti proposti siano credibili e siano fatti bene, dopo una adeguata e partecipata procedura di valutazione, nel rispetto di tutti fattori ambientali, ponendo anche la giusta attenzione alle misure compensative verso le comunità locali; piuttosto che contributi in denaro ai comuni sul modello delle royalties, andrebbero privilegiate altre forme di intervento da parte delle imprese dell’offshore eolico, come la partecipazione ed il cofinanziamento di comunità energetiche rinnovabili nei comuni attraversati dai cavidotti terrestri, la fornitura di idrogeno verde per i convogli ferroviari operanti sulle linee idonee, o la partecipazione alla trasformazione del parco mezzi del trasporto pubblico locale con veicoli 100% elettrici.




“Gli impianti eolici offshore al largo delle coste siciliane vanno fatti, perché il contributo che darà nei prossimi anni l’energia prodotta da questi grandi parchi sarà fondamentale per la transizione energetica nel percorso verso la riduzione prima e l’azzeramento poi delle emissioni climalteranti degli impianti industriali italiani e siciliani. – dichiarano Giuseppe Alfieri e Anita Astuto, rispettivamente presidente e responsabile Energia e Clima di Legambiente Sicilia – Le barricate alzate ed i freni tirati da certe amministrazioni comunali sono incomprensibili, lo sviluppo di questi progetti è anche, e lo sarà sempre più, una imperdibile occasione di riconversione produttiva, di innovazione tecnologica, di creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro in un settore, quello delle energie pulite, che sarà centrale nello sviluppo della Sicilia nei prossimi anni”