di Carmelo Riccotti La Rocca

Un caso di coronavirus a Scicli e la rete si scatena. È accaduto così che in poco, anzi pochissimo tempo, il «mondo sciclitano» del web si è messo alla ricerca della persona infetta….”Vogliamo il nome, dobbiamo sapere se siamo stati in contatto con lei”. Ed eccoli accontentati: nome, cognome e foto in primo piano. “È lei”. Complice anche un audio che un rappresentante delle istituzioni ha inviato probabilmente al suo gruppo politico di riferimento. Un’ «ingenuità». E la frittata è fatta: come una freccia dall’arco scocca vola veloce di bocca in bocca, o meglio, di gruppo in gruppo. Qualcuno ha inoltrato quell’audio, in breve tempo tanti ne sono entrati in possesso.




La preoccupazione è legittima e sacrosanta, la rabbia no. Qualcuno ha cominciato anche con le ingiurie sui social cercando di ricostruire autonomamente i movimenti fatti dalla donna nelle ultime settimane. Ed ecco, quindi, venire fuori anche delle foto di una crociera con tanto di freccette ad indicare i possibili contagiati. Peccato che in alcuni casi le persone indicate non c’entrino nulla, anzi, non c’’entra nemmeno la crociera, tanto che gli organizzatori della stessa hanno deciso di sporgere denuncia: “Voci incontrollate – hanno scritto- identificano che nella crociera da noi organizzata negli Emirati Arabi Uniti ha viaggiato la donna di Scicli, trovata positiva al COVID 19. La notizia è totalmente falsa e priva di ogni fondamento. Diffidiamo chiunque dal continuare questo gioco al massacro contro la nostra attività, riservandoci di agire nelle sedi opportune nei confronti di chi continuerà a diffondere immagini lesive della nostra agenzia viaggi”.




È chiaro che stiamo vivendo un periodo particolare, tutti siamo tesi e preoccupati, ma non è con il gioco al massacro che possiamo uscirne. Non è mettendo al patibolo una persona che ci salveremo dal contagio. Stiamo parlando, tra l’altro, di una donna che ha rispettato tutte le procedure autodenunciandosi una volta rientrata, messa in quarantena e controllata quotidianamente. Dovremmo ricordarci che al posto della signora potrebbe esserci chiunque. Potremmo esserci tutti. Dove siamo stati e con chi settimane fa? Nessuno è immune dal contagio. E allora, prima di sparare riflettiamo. A noi piacerebbe essere trattati in questo modo? Una notizia di pubblico interesse deve essere a conoscenza di tutti (chi meglio di un giornalista può saperlo), e nel caso specifico la notizia l’abbiamo avuta. Poi, ovviamente, molto dipende dalla rilevanza pubblica del lavoro svolto e del personaggio (per l’infermiera a contatto con decine e di persone era giusto conoscere l’ospedale e il reparto). In ogni caso è compito dell’Asp rintracciare le persone che sono state a contatto con i positivi al coronavirus.

In questo momento, dunque, a nulla serve cercare per forza un capo espiatorio, ma ognuno di noi deve fare la propria parte rispettando in maniera pedissequa le regole. Allora sì che ne usciremo bene e più uniti.