da La Sicilia del 30 dicembre

di Carmelo Riccotti La Rocca




Cosa ci fu davvero dietro lo scioglimento del Consiglio Comunale di Scicli? Quali ombre si celano in un decreto ministeriale così pesante e compromettente supportato da accuse gravissime nei confronti dell’ex sindaco Franco Susino, ma mai confermate, anzi, del tutto sconfessate, in sede penale? Quella dello scioglimento del 29 aprile del 2015, è una ferita ancora aperta per una serie di circostanze che, ancora oggi più che mai, continuano a sollevare troppi dubbi che poi, almeno in parte, stanno trovando delle risposte in un interesse istituzionale determinato a portare a termine un’operazione verità. Lo scioglimento del consiglio comunale fu pilotato dal cosiddetto sistema Montante?

Il sospetto c’è ed è alimentato da alcune ricostruzioni che, giorno dopo giorno, stanno mettendo nuovi pezzi in un puzzle non semplice da completare. Una delle persone pronte a scommettere tutto su questa ipotesi è Salvatore Petrotto, ex sindaco di Racalmuto, sciolto anch’egli per mafia, che, convinto di essere vittima di un sistema marcio che si cela dietro l’antimafia di facciata, ha voluto mettere il suo pensiero, supportato da ricerche approfondite, nero su bianco in un libro che sta facendo molto discutere.

Scicli come Racalmuto, Salemi e diversi altri comuni, di ciò sono convinti in tanti ed è per questo che Petrotto è stato invitato, nelle settimane scorse, a relazionare nella “Vigata di Montalbano” in un incontro moderato dal giornalista Marco Causarano e dall’avvocato Bartolo Iacono, difensore di Susino e convinto sostenitore, sin dalla prima ora, della teoria del complotto studiato per fare avanzare il cosiddetto “partito delle discariche” retto dall’ex sentore del Pd Lumia e dall’ex numero uno di Confindustria Sicilia. “Il sistema Montante – dice Salvatore Petrotto- era un clichè, la prassi è stata uguale in molti comuni sciolti, grazie alla connivenza anche di alcune figure apicali degli apparati dello Stato.

L’obiettivo era quello di tradire la volontà popolare in nome di inchieste che poi si sono rivelate false.

La sentenza di condanna di Antonello Montante tra l’altro parla chiaro, era una mafia mascherata da antimafia interessata a fare business con i rifiuti”.

Per Bartolo Iacono l’interesse nello scioglimento del Comune di Scicli, va ricercato nel sito di Truncafila che la politica stava tentando di tutelare per evitare la possibilità di nuove discariche, ma qualcuno aveva ben altri piani, tanto che molti non si spiegano il perché, nonostante all’epoca il Pd di Scicli avesse una senatrice, Lumia sentii l’esigenza di scavalcarla sollecitando, con una interrogazione, lo scioglimento del Consiglio.




“La questione Truncafila- dice Iacono-  rimane, pertanto, tutta interna all’affare del ciclo dei rifiuti in Sicilia e del sistema di potere, di affari, di commistioni tra imprenditori interessati, politici, pezzi delle istituzioni, media, che nei mesi e negli anni che seguirono venne messo alla luce della cosiddetta inchiesta Montante”. Per Guglielmo Palazzolo, che in occasione della presentazione del libro di Salvatore Petrotto ha rappresentato il Comitato per la Tutela della salute e dell’ambiente, va precisato che, oltre Truncafila, per il quale sito al loro insediamento i Commissari stipularono un accordo con il Cas per farne una discarica di inerti, bisogna parlare anche di Acif “perché il via libera all’impianto, venne dato anche in quella fase”.

 

L’accesso ai dati dell’agenzia per la sicurezza interna

Petrotto fa riferimento ad un interessamento anche dei servizi segreti rispetto ad alcuni Comuni. Nel processo che ha interessato l’ex sindaco Susino, poi assolto con formula piena perché il fatto non sussiste, con la precisazione del giudice secondo cui “è inaudito che l’imputazione abbia superato il vaglio dell’udienza preliminare”, è venuto fuori che alcuni giorni dopo una perquisizione avvenuta nel 2013 presso gli uffici del Comune, in riferimento ad indagini che poi portarono al processo Eco, ci furono due accessi alla banca dati del Ministero degli Interni che riguardavano Susino, ex assessori all’ecologia (anche della giunta precedente a quella di Susino) e il predecessore del primo cittadino indagato. Quei due accessi vennero fatti con userid in uso all’Aisi di Roma (Agenzia per la sicurezza interna). Per motivi di sicurezza e di segreto di Stato non è mai stato spiegato il motivo di quegli accessi. Scicli doveva servire agli imprenditori dei rifiuti? Questo lo sta cercando di capire anche la Commissione regionale antimafia presieduta da Claudio Fava che, nell’ambito dell’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, ha sentito anche l’ex sindaco di Scicli Franco Susino. Dal canto suo l’ex primo cittadino accusato di aver favorito l’ascesa di un clan mafioso (poi l’accusa di associazione mafiosa è decaduta in appello così come quella di associazione a delinquere), ha una gran voglia di riscatto, ma al momento si limita solo a dire che, per rispetto delle istituzioni e del lavoro che sta facendo la Commissione Antimafia, non intende rilasciare dichiarazioni in merito. Lo farà solo quando ci sarà la relazione sul ciclo dei rifiuti. Insomma, cosa ci sia stato davvero dietro lo scioglimento di alcuni comuni della Sicilia ancora non è del tutto chiaro, ma a Scicli quel decreto firmato da Alfano  il 29 aprile del 2015 è stato vissuto come una vera e propria ingiustizia confermata dal fatto che il processo penale ha escluso l’associazione mafiosa e nessun consigliere sciolto è stato dichiarato incandidabile.