Scicli – Commemorazione 20esimo eccidio carabinieri Fava e Garofalo. Il racconto del vile omicidio di vittimemafia
- 16 Gennaio 2014 - 13:39
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Si tiene il 18 gennaio alle 9,30, a Donnalucata, davanti la chiesa di Santa Caterina, e poi in piazza Garofalo, la commemorazione del 20esimo anniversario dell’eccidio dei carabinieri Antonino Fava e dello sciclitano Vincenzo Garofalo.
Qui sotto riportiamo la notizia inserita su vittimemafia.it, che racconta il vile omicidio dei due servitori dello Stato avvenuta il 18 gennaio 1994.
Trappola mortale per due carabinieri uccisi ieri sera da un commando mafioso in provincia di Reggio Calabria. Si chiamavano Vincenzo Garofalo e Antonino Fava, 31 e 36 anni, entrambi sposati, due figli il primo, tre il secondo. I due, entrambi appuntati, originari rispettivamente di Scicli in provincia di Ragusa e di Taurianova, nel Reggino, erano in servizio al Nucleo Radiomobile della Compagnia di Palmi. Sono stati crivellati a colpi di mitraglietta calibro nove e kalashnikov. Un inferno di fuoco, al quale hanno tentato disperatamente, quanto inutilmente, di sottrarsi. Secondo una prima ricostruzione, Garofalo e Fava erano sulla “Gazzella” e solo all’ultimo istante si sarebbero resi conto di essere il bersaglio del commando della ‘ Ndrangheta.
I sicari si sono affiancati all’auto dei carabinieri, sulla corsia Sud dell’Autostrada Salerno-Reggio Calabria, a tre chilometri dallo svincolo di Scilla. Una spedizione punitiva in piena regola. Resta da capire se l’obiettivo era simbolico, per “spaventare” gli altri, oppure l’agguato era mirato. In questo caso come facevano i killer a sapere del passaggio a quell’ora e in quel punto? Pare infatti che i due si stessero recando a Messina per prelevare un detenuto, forse un collaboratore di giustizia che, con l’agguato mortale, i clan hanno inteso terrorizzare perché tenga chiusa la bocca. Se confermata la circostanza si tratterà di accertare chi sapeva della missione. Garofalo e Fava sono morti all’ istante. Hanno cercato di difendersi, hanno tentato la fuga, forse uno di loro ha risposto al fuoco. Per duecento metri (sono rimaste lunghe tracce di gomma sull’ asfalto), con un disperato zig-zag hanno cercato di evitare la pioggia di proiettili. Ma il commando omicida ha avuto il sopravvento. Addirittura uno dei sicari, al termine della corsa, quando l’auto dei carabinieri si è bloccata, è sceso e da distanza ravvicinata ha sparato una raffica finale, un simbolico colpo di grazia come quello che i nazisti sparavano alla nuca delle loro vittime. Sul luogo della strage è stato quindi un via vai di auto delle forze dell’ ordine. Dopo pochi minuti sono arrivati anche i magistrati della procura distrettuale antimafia. La Gazzella dell’Arma con i due militari uccisi era un colabrodo colpita da tanti proiettili . I sicari non hanno risparmiato munizioni: una barbarie. La corsia sud dell’autostrada è stata bloccata per tutta la notte. Ed è iniziata anche una caccia ai killer in base alle scarne indicazioni sull’auto da loro usata. Tra le forze dell’ ordine la tensione è palpapile. “E’ un massacro, è un massacro”, ripete con gli occhi lucidi il colonnello Massimo Cetola, comandante provinciale dell’Arma