giuseppe brafa manifesto funebreI giudici del Tribunale di Ragusa hanno deciso di trasmettere gli atti e la sentenza sui cani killer di Punta Pisciotto, a Scicli,  alle Procure di Messina e Reggio Calabria, al Consiglio Superiore della Magistratura, al Ministro della Giustizia e al procuratore generale della Corte di Cassazione.  Questa decisione per far luce su eventuali responsabilità sulla tragedia sui magistrati che all’epoca condussero le indagini. il procuratore capo Domenico Platania e il sostituto procuratore Maria Mocciaro.

Ricordiamo che la sentenza condanna: Giovanni Venticinque, (sindaco di Scicli all’epoca dei fatti) a sei anni e 2 mesi; per lui anche l’interdizione in maniera perpetua dai pubblici uffici. Virgilio Giglio invece è stato condannato a 4 anni e mezzo; per lui cinque anni di interdizione dai pubblici uffici.

Sono stati assolti i veterinari dell’Asp 7 Antonino Avola, Roberto Turlà e Saverio Agosta, e i dipendenti comunali Salvatore Calvo e Giuseppe Pisana.

Giovanni Venticinque, Virgilio Giglio e il Comune di Scicli dovranno risarcire le vittime:un milione di euro andrà alla famiglia del piccolo Giuseppe Brafa, ucciso a morsi dai cani. 400mila euro saranno  ripartiti tra la giovane tedesca vittima di un’aggressione da parte dei cani inselvatichiti e le altre parti civili.

All’epoca anche l’allora comandante della polizia locale del comune di Scicli, Franco Nifosì, risultò essere indagato. Nifosì è poi morto a causa di una grave malattia.  Nifosì si proclamò estraneo ad ogni responsabilità in merito alla vicenda e depositò le sue memorie difensive alla procura peloritana, competente per le indagini sui magistrati del distretto della Corte d’Appello di Catania. Nifosì accluse una circostanziata denuncia dei fatti, chiedendo l’acquisizione dei fascicoli dall’allora procura della repubblica di Modica. “Ho svolto i miei compiti istituzionali tempestivamente e con precisione – scrisse Nifosì nelle sue memorie difensive – richiedendo alla procura modicana l’adozione dei provvedimenti che ad essa competevano. Provvedimenti, purtroppo, mai adottati. Nel fascicolo in possesso del pubblico ministero titolare dell’inchiesta si trova, infatti, una dettagliatissima informativa che – specificò all’epoca Nifosì – trasmisi alla stessa procura di Modica il 24 settembre 2008”. Nifosì denunciò a suo tempo Virgilio Giglio, lo sciclitano arrestato dai carabinieri per omicidio colposo, in quanto si ritenne furono i suoi cani ad uccidere il bambino e ad aggredire la turista tedesca. In base alla denuncia dell’allora comandante della polizia locale, si evinse la violazione, da parte di Giglio, degli obblighi di custode susseguenti al sequestro dei cani operato dai carabinieri della stazione di Sampieri il 2 settembre 2008. Il fascicolo del sequestro operato dai carabinieri pare finì assieme ad altri faldoni. Solo sei mesi dopo, alla luce della tragedia, il procuratore Platania bollò quel sequestro come “simbolico”, nell’ottica della sua versione dei fatti sull’intricata vicenda.

“Sempre con il medesimo atto – aggiunse Nifosì – evidenziai al magistrato che si occupò del procedimento la palese circostanza che Giglio era persona non adatta a rivestire il delicato ruolo di custode, e che i cani continuavano ad entrare ed uscire liberamente dal rudimentale recinto del casolare dove Giglio abitava in una situazione di semi indigenza”. Non a caso, sei mesi dopo, a pochi passi da quel casolare si consumò la tragedia in danno del bambino che stava pedalando in bici. “Misi in evidenza – proseguì ancora Nifosì – il rischio che potessero verificarsi addirittura reati più gravi dei due ferimenti fino a quel momento registratisi, con la conseguente necessità di sottrarre con immediatezza la custodia dei cani a Giglio per affidarli ad una struttura specializzata. A fronte delle ragioni d’urgenza da me diligentemente prospettate il 24 settembre 2008 – si continua a leggere nelle memorie difensive di Nifosì – la procura di Modica si sarebbe attivata solo dopo 5 mesi, a fine febbraio, e non per disporre che i cani sequestrati dai carabinieri e lasciati in custodia a Giglio venissero subito affidati ad un canile, ma al solo fine di delegare un sopralluogo ricognitivo, finalizzato ad accertare lo stato dei cani e la loro consistenza numerica. Dopo il primo sopralluogo da parte dei veterinari dell’Asp 7 di Ragusa, gli stessi veterinari stabilirono di procedere ad un secondo sopralluogo il 16 marzo”.

Pare infatti che Giglio, abbia impedito ai veterinari di entrare dentro per verificare le condizioni del “canile”.

E’ chiaro pertanto che – concluse il comandante della polizia locale – le responsabilità siano da ricercare non nell’operato del sottoscritto, né in quello degli appartenenti allo stesso corpo, ma altrove”. Nel dicembre 2010 fu stabilito il non doversi procedere dalla procura di Messina a carico dell’allora procuratore della repubblica di Modica Domenico Platania in ordine alle presunte responsabilità sulla vicenda dei cani assassini di contrada Pisciotto. La procura peloritana, competente per territorio in caso di indagini a carico di altre procure dell’isola, ritenne non sussistessero i presupposti minimi per ravvisare responsabilità a carico di Platania. Quest’ultimo precisò che “La procura aveva svolto in pieno il suo dovere, anche perchè l’omessa custodia, nella fattispecie dei cani da parte di Giglio, non è punibile penalmente, essendo configurabile come illecito amministrativo, dopo la depenalizzazione”.