La Polizia Giudiziaria a seguito dello sbarco di ieri alle prime luci dell’alba di ieri ha raccolto gravi indizi di colpevolezza a carico di 1 scafista tunisino.

Secondo i testimoni è lui che ha condotto l’imbarcazione partita dalle coste tunisine questa volta.

I migranti sono stati ospitati presso l’Hot Spot di Pozzallo per essere visitati e identificati dalla Polizia Scientifica. L’Ufficio Immigrazione ha avviato anche le pratiche inerenti il respingimento alla frontiera del Questore per coloro che non sono richiedenti asilo.




MODALITA’ DI ARRIVO IN ITALIA

Il sistema di controllo delle coste italiane ha permesso di individuare a sud di Lampedusa un barca in legno di piccole dimensioni con a bordo una cinquantina di migranti. Dopo l’avvistamento una motovedetta della Capitaneria di Porto ha raggiunto la barca e constatato che versava in condizioni di pericolo pertanto i migranti sono stati fatti salire a bordo.

Alcuni soggetti che necessitavano di cure mediche sono stati trasportati a Lampedusa mentre gli altri sono stati condotti presso l’Hotspot di Pozzallo dove sono approdati alle prime luci dell’alba di ieri.

Dopo le operazioni sanitarie di rito in banchina, i migranti venivano trasferiti presso l’Hotspot per le operazioni di identificazione.

LE INDAGINI

Gli uomini della Polizia di Stato – Squadra Mobile Questura di Ragusa – con la partecipazione della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza e dei Carabinieri della Compagnia di Modica e Pozzallo, hanno sottoposto a fermo uno scafista tunisino in quanto sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza a suo carico.

Grazie al lavoro senza sosta di un team di poliziotti specializzati per il contrasto dell’immigrazione clandestina, dopo aver ascoltato le dichiarazioni dei passeggeri (con il prezioso ed imprescindibile supporto degli interpreti), è stato possibile sottoporre a fermo l’indagato maggiorenne di origini tunisine.

I migranti dichiaravano di essere partiti dalle coste tunisine e di aver pagato in media 1.500 euro cadauno. Lo scafista ha condotto l’imbarcazione per quasi 24 ore prima di essere soccorsi.

Dopo gli accertamenti sull’identità dell’indagato mediante l’acquisizione delle impronte digitali da parte della Polizia Scientifica, personale della Squadra Mobile ha condotto presso il carcere di Ragusa il fermato, mettendolo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria iblea.




A seguito delle scrupolose operazioni di fotosegnalamento mediante acquisizione delle impronte digitali da parte della Polizia Scientifica e delle analisi effettuate dagli uomini della Squadra Mobile di Ragusa è stato accertato che 5 dei 22 tunisini erano già stati in Italia. 2 di questi soggetti erano già stati più volte arrestati in Italia per spaccio di sostanze stupefacenti, invasione di edifici e porto d’armi ed oggetti atti ad offendere. Per questi motivi erano già stati espulsi pertanto, così come previsto dalle norme vigenti, sono stati arrestati e già condotti presso un centro per il respingimento per il successivo accompagnamento coatto in Tunisia. Al pari dei soggetti già gravati da pregiudizi penali, il Questore di Ragusa ha disposto il respingimento alla frontiera con accompagnamento coatto presso i centri idonei gestiti dalla Polizia di Stato.