girolamoUn incidente sul lavoro poteva trasformarsi in tragedia:  un po’ per la superficialità dei medici, per i soccorsi mai puntuali, per le lunghe ore di attesa. Lo sciclitano Girolamo Calabrese ha dovuto fare i conti con la sanità iblea che, come in tante altre storie che abbiamo già sentito, anche questa ha dell’incredibile.

Il padre 81enne, Benito, stava lavorando, martedì scorso, nella sua casa di campagna a Donnalucata, quando con la sega elettrica si è tranciato un dito. E’ stato il nipote, figlio di Girolamo, a chiamare il padre gridando che il nonno stava male e doveva essere portato subito in ospedale. La prima trasferta, di una lunga serie, è Scicli: il nosocomio più vicino. Un infermiere, dopo avere visitato l’anziano, è uscito dalla stanza chiedendo a Girolamo di tornare a casa e recuperare il dito del padre e di metterlo in una busta.  Dopo questa frase, è iniziato il calvario di Benito e della sua famiglia.

In tre ore il giro di due ospedali: dopo Scicli è stato indicato il “Maggiore” di Modica, dove all’ingresso del pronto soccorso, c’erano cinque ambulanze con feriti e lunghe code. Benito ha dovuto aspettare in sala gessi. “Non capisco – ha denunciato Girolamo – che c’entra la sala gessi con mio padre”. Dopo attese, nessuna risposta, nessun ricovero, non ci sono i posti letto: tutto questo, sempre con in mano la busta in plastica con il dito, nella speranza che i medici possano riattaccarlo. Invece no, il signor Benito, a causa delle troppe ore trascorse, ha perso l’arto, definitivamente. La speranza  è arrivata dopo il trasferimento da Modica a Vittoria, al “Guzzardi”, dove l’81enne è stato operato alle 20,20.

Dalla mattina alle 19 nessun’assistenza. Alle 20 si è concluso il calvario della famiglia Calabrese.

A Girolamo oggi basta sapere che il padre, per fortuna, sta meglio, nonostante le trafile. Il signor Benito è stato dimesso ieri. Lui aveva pensato di denunciare tutto ai carabinieri ma si è reso conto che non aveva senso e ha riflettuto: “questo andazzo negli ospedali è insostenibile. Il problema arriva se qualcuno veramente perde la pazienza”.

Viviana Sammito