La sanità a pezzi, la sanità non solo da migliorare ma da riscrivere per offrire un servizio qualitativamente maggiore agli utenti, dando maggiori risorse umane, ma anche economiche, alla sanità pubblica. E’ questo l’appello lanciato ieri  nel corso della conferenza stampa convocata presso l’Ordine provinciale dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri di Ragusa in concomitanza con lo sciopero generale che si è svolto ieri in tutta Italia trovando la larga adesione dei medici del settore pubblico e dei medici di famiglia.

Dopo l’introduzione di Salvatore D’Amanti, presidente dell’Ordine provinciale dei Medici, sono intervenuti Roberto Licitra e Giuseppe Caccamo della Fimmg, Rolando Genovese della Fimp, Sandro Tumino dello Smi, Mariano Conticello del Simet, Nino Belluardo della Fials e Nunzio Storaci dello Anaao-Asso.

Il definanziamento progressivo della sanità pubblica, i tagli ai servizi agli utenti e al personale, lo stop ai contratti di lavoro, il blocco del turnover, un federalismo inappropriato che lascia la sanità a pezzi. Sono alcune delle motivazioni che hanno spinto in modo unitario tutte le sigle sindacali dei medici ad indire per oggi la giornata di sciopero generale in modo da avviare un confronto con il Governo Renzi. No alla “sanità ragionieristica” come purtroppo, sempre più, la politica non solo chiede, ma soprattutto impone, passando sul lavoro dei medici e creando disagi e disservizi agli utenti. «Uno scenario sanitario che langue, quello della sanità pubblica, con una larga fetta di pazienti costretta a curarsi e a rivolgersi alla sanità privata, a proprie spese – ha detto il presidente D’Amanti introducendo i lavori – La famigerata politica del risparmio sta riducendo e modificando gli assetti ospedalieri senza potenziare la medicina del territorio e obbligando i pazienti a percorsi complessi e tortuosi pur di ottenere adeguata assistenza». Uno scenario a volte drammatico con turni di lavoro estenuanti e con reparti sguarniti. In mezzo c’è la difficoltà di poter sviluppare la formazione professionale soprattutto in favore dei nuovi giovani medici. Di contro c’è il blocco del turnover, con contratti nuovi congelati da anni, scarse possibilità di far carriera e turni di lavoro negli ospedali assolutamente massacranti. «La pervasiva burocratizzazione del sistema sottrae tempo prezioso alla relazione di cura, un tempo che quando correttamente dedicato riveste già il carattere della cura del paziente – dice ancora il presidente D’Amanti – Tra medici e pazienti vi è un inimitabile e unico rapporto che si configura nella relazione di cura. Il medico è e sarà sempre un mediatore, tra la salute e la malattia, tra il benessere e il dolore. Noi siamo medici che vogliamo continuare a creare un’alleanza con i pazienti per continuare a garantire la loro salute». E in questo senso vanno ricercate anche le dichiarazioni dei vari rappresentanti sindacali intervenuti alla conferenza stampa che hanno all’unisono ribadito un chiaro concetto: “Si torni a parlare di sanità e si metta il tema della salute al centro per il bene dei pazienti, evitando le strumentalizzazioni e i sottogoverni della politica. No alla deriva economicistica della sanità pubblica che colpisce medici e pazienti. Una sanità che viene sempre di più smantellata in favore della sanità privata mentre anche in ambito locale la spesa sanitaria continua a scendere mentre trovano spazio scelte errate sul territorio».

L’adesione alla giornata di sciopero è stata massiccia.

I medici hanno naturalmente garantito i servizi di emergenza.

sciopero medici