LA COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA E VIGILANZA SUL FENOMENO DELLA MAFIA E DELLA CORRUZIONE IN SICILIA

 ha approvato la relazione conclusiva

INCHIESTA SULLO SCIOGLIMENTO DEL COMUNE DI SCICLI.

Il documento, lungo oltre 100 pagine, è stato 

APPROVATO DALLA COMMISSIONE NELLA SEDUTA N. 171 DELL’8 SETTEMBRE 2020

Vi proponiamo una seconda parte della Relazione a cui abbiamo dato come titolo: “l’impalcatura democratica di Scicli doveva andare “distrutta””

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“Alla vigilia della presente inchiesta, numerosi sono stati gli interrogativi che si sono riproposti all’attenzione di questa Commissione. Anzitutto, per quale ragione – parafrasando la massima catoniana – l’impalcatura democratica di Scicli doveva andare “distrutta”? Chi da ciò ne ha tratto diretto ed immediato vantaggio? Quali erano state, tra il maggio 2012 ed il gennaio 2015, le principali vertenze politiche che avevano investito il consiglio e l’amministrazione comunale?

La nostra relazione sul ciclo dei rifiuti ha parzialmente risposto all’ultima delle tre domande: e da questa risposta si è voluti ripartire.

Sulla base delle evidenze già in precedenza appurate e sulla scorta delle nuove informazioni acquisite, è stato possibile ricostruire l’agenda della Giunta Susino e del Consiglio Comunale in quel periodo, fissando alcuni dei passaggi più significativi dell’azione amministrativa.

Proviamo a leggerle insieme, queste date, avendo cura però di tenerle a mente nel prosieguo del nostro lavoro e di affiancarle a quelle che hanno segnato il percorso verso lo scioglimento.

24 settembre 2012: il sindaco Susino, nell’ambito della conferenza dei servizi indetta dalla Provincia Regionale di Ragusa, esprime con fermezza la propria contrarietà al progetto di raddoppiamento della piattaforma petrolifera Vega, presentato dalla Edison Spa. L’indomani, si tiene una seduta del Consiglio Comunale avente quale o.d.g. “Ricerche petrolifere”.

6 dicembre 2012: il sindaco Susino conferisce l’incarico di Alta Professionalità Emergenza Rifiuti all’ingegnere Guglielmo Spanò che incomincia le sue verifiche sugli importi del contratto ECO.S.E.I.B., la ditta affidataria del servizio di RSU.

29 agosto 2013: il Consiglio Comunale, a seguito dell’istanza di permesso di ricerca per idrocarburi avanzata dalla Transunion Petroleum Italia Srl, approva l’ordine del giorno avente ad oggetto “No a ricerche petrolifere nel mare ragusano”.

2 settembre 2013: il Consiglio Comunale presenta una mozione di indirizzo recante “avvio di procedure realizzazione parco extraurbano Truncafila – S. Biagio”. Nel corpo della mozione si paventa la possibile apertura “di altre discariche nel territorio del Comune di Scicli”.

16 settembre 2013: la Giunta Comunale impartisce apposita direttiva all’ingegnere Guglielmo Spanò, in qualità di Capo Settore LL.PP. e Urbanistica, di avviare tutte le procedure per la realizzazione del parco extraurbano Truncafila-San Biagio.

8 maggio 2014: la Giunta Comunale  dà mandato all’ingegnere Spanò di avviare tutte le procedure necessarie alla variazione di destinazione urbanistica della zona circostante il parco extraurbano Truncafila-San Biagio da z.t.o “E4” a z.t.o “E1”.

5 giugno 2014: il Consiglio Comunale approva la mozione di indirizzo urgente di adesione alla iniziativa FAI, “i luoghi del cuore”, in favore del sito di contrada Truncafila.

15 luglio 2014: la Giunta Comunale  – vista la nota del capo settore tecnico, Spanò – esprime osservazioni negative rispetto al progetto di ampliamento della piattaforma di trattamento e recupero rifiuti pericolosi e non, presentato due mesi prima, il 20 maggio, dalla A.CI.F. Servizi Srl. La ditta, il 9 settembre dello stesso anno, presenterà le proprie controdeduzioni che però non giungeranno mai all’attenzione del sindaco e della sua giunta.

19 gennaio 2015: il Consiglio Comunale  – vista la proposta di deliberazione del capo settore tecnico Spanò – approva la “variante zonizzazione del vigente Piano Regolatore Generale – Porzione di sottozona E4 in sottozona E1”.

Ricapitoliamo.

Da una parte ci sono gli interessi della filiera del petrolio (il progetto di raddoppiamento della piattaforma VEGA e le varie richieste per proseguire nella ricerca di idrocarburi) e del business dei rifiuti (la richiesta di ampliamento dell’impianto A.CI.F. e l’ipotesi di una nuova discarica da realizzare nella cava Truncafila).

Dall’altra ci sono i “no”, pesanti sul piano istituzionale, degli organi elettivi di Scicli: sindaco, giunta e consiglio comunale.

Alla luce di ciò, è lecito chiedersi (e lo verificheremo nel corso della presente relazione) se e come tale contesto sia stato opportunamente rappresentato negli atti prodromici al provvedimento di scioglimento. Che arriverà con decreto del Presidente della Repubblica il 29 aprile 2015, a conclusione di una lunga istruttoria (la relazione della commissione d’indagine, 20 gennaio 2015; la relazione del prefetto p.t. di Ragusa, 2 marzo 2015; infine la proposta di scioglimento del Ministro degli Interno, 27 aprile 2015).

Per una migliore intelligenza, è utile rileggere alcuni passaggi di quest’ultimo atto della proposta di scioglimento che porta la firma dell’allora Ministro dell’Interno, On. Angelino Alfano.

Preliminarmente, la nota del ministro richiama l’operazione “ECO”, condotta dalla Compagnia Carabinieri di Modica e coordinata dalla D.D.A. di Catania, che aveva portato all’applicazione della misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di Franco Mormina, Ignazio Mormina, Giovanni Mormina, Giacomo Fidone e Ugo Lutri per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, truffa, furto continuato e violenza privata, nonché all’emissione di un avviso di garanzia nei confronti del sindaco Susino per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, accusa per la quale quest’ultimo verrà poi rinviato a giudizio.

Ecco la ricostruzione offerta dal Ministro:

“Le risultanze di un’indagine giudiziaria svolta dalla Procura della Repubblica di Catania avevano evidenziato la possibile sussistenza di collegamenti tra taluni amministratori del comune di Scicli ed esponenti di un clan mafioso operante sul territorio. In relazione a tali aspetti il Prefetto di Ragusa ha disposto l’accesso presso il suddetto comune, ai sensi dell’art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, con decreto del 16 luglio 2014 in seguito prorogato.

Successivamente, a seguito delle dimissioni dalla carica rassegnate dal sindaco, presso l’ente comunale è stato inviato, con decreto del Presidente della Regione Siciliana del 20 gennaio 2015, un commissario straordinario al quale sono stati conferiti i poteri del sindaco e della giunta.

All’esito dell’indagine ispettiva, la commissione incaricata dell’accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il Prefetto di Ragusa, sentito nella seduta del 2 marzo 2015 il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore distrettuale antimafia di Catania e del Procuratore della Repubblica di Ragusa, ha redatto in pari data l’allegata relazione, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si dà atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale ai sensi dell’art.143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

[…]

Il grado di penetrazione della locale criminalità organizzata è stato altresì attestato, recentemente, all’esito di un’operazione di polizia giudiziaria condotta dall’Arma dei Carabinieri in relazione alla quale il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di alcune persone facenti parte di una consorteria criminale operante prevalentemente sul territorio del comune di Scicli, per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione in concorso, truffa in concorso ed altri.

Il procedimento penale in argomento ha visto coinvolto anche l’ex sindaco del comune di Scicli, per il quale il giudice dell’udienza preliminare ha recentemente disposto il rinvio a giudizio per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa per aver contribuito, senza farne parte, al raggiungimento delle finalità illecite perseguite dall’associazione mafiosa operante in Scicli rafforzandone le capacità operative nel settore della raccolta dei rifiuti solidi urbani.

In particolare, per quanto attiene al primo cittadino, fonti di prova richiamate nella citata ordinanza cautelare hanno posto in rilievo come, in occasione delle elezioni comunali svoltesi a Scicli nel maggio 2012, lo stesso si sia accordato con un esponente di spicco della locale consorteria ottenendone l’appoggio nella raccolta di voti per la competizione elettorale fornendo in cambio, già prima delle elezioni, l’impegno di affidare alla locale consorteria la gestione della campagna elettorale ed in particolare l’affissione dei manifesti elettorali e, una volta eletto, di attivarsi per far ottenere l’affidamento diretto, o in sub appalto, dell’esecuzione di lavori pubblici, contratti, licenze, posti di lavoro in favore dei partecipanti al sodalizio criminale o di persone ad esso contigue ed imprese ad esso riconducibili.

Elementi concreti provenienti anche da fonti tecniche di prova attestano come, dopo l’avvenuta elezione, il sindaco, in coerenza con gli impegni presi con la menzionata cosca, abbia assicurato ad uno dei destinatari dell’ordinanza cautelare un particolare «collegamento extra istituzionale», e come, in funzione della sua carica, abbia agevolato l’ascesa dell’esponente criminale in seno alla società  incaricata di effettuare il servizio di raccolta dei rifiuti per conto del comune al punto tale da consentirgli di esercitare un controllo sulla stessa imponendo anche assunzioni di parenti ed amici nonché licenziamenti nei confronti di dipendenti che tentavano di opporsi alla gestione dell’azienda esercitata di fatto dal citato esponente mafioso.”

Del rapporto tra il sindaco Franco Susino e Franco Mormina avremo modo di riferire nel dettaglio più avanti. Ci preme però evidenziare subito due punti:

  • l’asserita complicità fra i due viene assunta come elemento preminente ai fini dell’applicazione della misura di scioglimento del consiglio comunale di Scicli;
  • la posizione giudiziaria dei soggetti coinvolti registrerà, nell’evolversi della vicenda, un notevole ridimensionamento: Susino verrà assolto in primo grado (e la Procura Generale di Catania rinuncerà all’appello), mentre con riferimento alla cosiddetta “banda dei netturbini” verrà negata in capo ai suoi presunti componenti l’esistenza del vincolo associativo sia di stampo mafioso (in primo grado) che semplice (in appello). Uno stravolgimento radicale!

Ma torniamo nuovamente alla disamina del Ministro, per l’esattezza laddove questi si sofferma sulle risultanze acquisite dalla commissione d’indagine:

“I lavori svolti dalla commissione d’accesso hanno preso in esame, oltre all’intero andamento gestionale dell’amministrazione comunale, la cornice criminale ed il contesto ove si colloca l’ente locale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e la locale consorteria (…)

L’attività di accesso ha appurato, all’interno dell’ente, una situazione di generale disordine amministrativo, di sviamento dell’attività di gestione dai principi di legalità e buon andamento, elementi questi che costituiscono, nel loro insieme, le condizioni prodromiche per il determinarsi del condizionamento mafioso (…). Gli accertamenti effettuati hanno, peraltro, posto in evidenza l’indebita ingerenza degli organi politici sull’operato della struttura burocratica, in contrasto con il principio di separazione tra i poteri di indirizzo degli organi politici e quelli di gestione dell’apparato dirigente. (…)

Le circostanze analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del Prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti, nell’amministrazione comunale di Scicli, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità dell’istituzione locale, nonché il pregiudizio degli interessi della collettività rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalità”.

Dal tenore di queste sembrerebbe che l’attività della commissione d’indagine abbia riguardato “l’intero andamento gestionale dell’amministrazione”. Eppure (incredibilmente) nella proposta di scioglimento del Ministro non vi è alcun accenno al contenzioso– ancora aperto – che aveva contrapposto sindaco, giunta e consiglio alle proposte per il significativo ampiamento di impianti di trattamenti dei rifiuti e di estrazione di petrolifere a mare.

Possibile che il Ministro dell’Interno non ne fosse a conoscenza? Possibile che nel corso di un accesso durato ben sei mesi (luglio 2014 – gennaio 2015) la triade ispettiva non abbia visionato, fra le altre, anche queste documentazioni e l’insieme delle questioni pendenti? O, forse, si è preferito dare risalto nella proposta di scioglimento solo ad alcune situazioni (ai fini della richiesta di scioglimento del comune) piuttosto che ad altre?

Dinanzi a queste domande, l’unica soluzione possibile era quella di procedere alla lettura del “documento conclusivo” redatto dal viceprefetto Caterina Minutoli, dal capitano Salvatore Cannizzo (Guardia di Finanza) e dal capitano Edoardo Cetola (Arma dei Carabinieri), ovverosia i commissari incaricati dal prefetto dell’epoca, il dottor Annunziato Vardè, di svolgere l’attività di accesso.

Pertanto, questa Commissione richiedeva alla competente Prefettura la trasmissione di tale relazione. L’attuale Prefetto di Ragusa, dottoressa Filippina Cocuzza, riscontrava così la nostra istanza:

“Si fa riferimento alla nota prot. n. 1321/CPLM del 6 maggio 2020, con la quale la S.V. ha richiesto copia della relazione redatta dalla commissione di indagine – nominata con provvedimento prefettizio su delega del Ministro dell’Interno – a seguito dell’accesso effettuato presso il Comune di Scicli, successivamente sciolto ai sensi dell’art. 143 del T.U.E.L.

Al riguardo, su conforme avviso espresso con nota in data odierna dal Ministero dell’Interno – Gabinetto del Ministro – espressamente interessato da questo Ufficio, si osserva, in via generale, che la documentazione richiesta, classificata “Riservato”, è tuttora sottratta all’accesso.

Ne consegue che, ai fini della disponibilità del citato carteggio sottoposto ai vincoli della classifica di segretezza, la richiesta di codesta Commissione regionale non può essere accolta.”

Analoga richiesta è stata rivolta direttamente al Ministero degli Interni. Identica la risposta:

“Si fa riferimento alla missiva prot. n. 1422/CPLM in data 17 giugno corrente, indirizzata al Signor Ministro, concernente l’esigenza istruttoria di acquisire copia integrale della relazione conclusiva dell’accesso, ex art. 143 del d.lgs. n. 267 del 200, sulla base della quale, nel 2015, è stato deliberato lo scioglimento del Comune di Scicli.

Al riguardo, spiace non poter aderire alla cennata richiesta in ragione della perdurante condizione di non ostensibilità della documentazione in parola, essendo quest’ultima, come già rappresentato a codesta Commissione dal Prefetto di Ragusa nel maggio scorso, ancora assistita da una classifica di riservatezza, ai sensi della legge 3 agosto 2007, n. 124.”

Insomma, a distanza di cinque anni dall’avvenuto scioglimento (e con le inchieste penali ad esso collegate ormai definitivamente concluse con sentenze definitive) non è possibile accedere a quella che – a tutti gli effetti – dovrebbe essere la ricostruzione dei fatti posti a fondamento del provvedimento: quello di Scicli resta ancora un affaire riservato. Perché? Lo abbiamo chiesto al dottor Vardè, oggi prefetto di Potenza, nel corso della sua audizione:

VARDÈ, già prefetto di Ragusa. Non c’è una consuetudine secondo la quale dopo un certo periodo di tempo si procede alla declassifica di queste relazioni. Probabilmente nessuno lo ha chiesto…

A tale deficit documentale – che certamente rappresenta un debito di democrazia – questa Commissione ha cercato di sopperire attraverso un capillare lavoro di ricerca e ricostruzione, attingendo da tutte le fonti a propria disposizione.

Significativo è stato apprendere che tale relazione era stata negata anche alla difesa di quei consiglieri comunali che avevano impugnato il provvedimento di scioglimento davanti al TAR.  Questo il ricordo di uno dei loro legali, il professore Armao, attuale assessore regionale all’Economia:

ARMAO, avvocato. (…) neanche a noi avvocati fu consentito di acquisirlo, addirittura fu secretato, messo dentro una busta chiusa, io lo potei consultare alla presenza di due funzionari del Tribunale amministrativo di Roma, quindi, potei prendere degli appunti…

FAVA, presidente della Commissione Ma è una prassi normale?

ARMAO, avvocato. A me è accaduto altre volte… però con secretazione parziali, questa era una secretazione totale!

Ma non è questo l’unico aspetto destinato a destare allarme in questa vicenda. Come vedremo nei successivi capitoli, c’è un’aura di incertezza e di reticenze che scandisce, settimana dopo settimana, i fatti e gli atti posti a fondamento dello scioglimento del comune di Scicli. Cominciando – come vedremo nel prossimo capitolo – dall’interessamento, assai inusuale, del servizio di sicurezza nazionale.