“Come posso descrivervi con semplici parole cosa si provi nel sentirsi imbarazzati testimoni di una lenta strage di esseri viventi? Come posso spiegarlo con un post? Con un breve testo? Perché questo è proprio quel che non ho saputo fare finora. Ma oggi le immagini parlano per me. Le fotografie non hanno bisogno di stratagemmi linguistici, di contorsioni letterarie. Sono immediate, come le emozioni impreviste. Come un pugno allo stomaco.” Inizia così un lungo post a firma di Biagio Battaglia (LAV) sulla pagina FB AIDA Associazione Iblea per i Diritti degli Animali.

“E così – scrive Battaglia – le fotografie di seguito parlano di resti di piccioni, storni e rondoni che cascano sanguinolenti, oramai da molti mesi, sulla pavimentazione del Centro Commerciale Culturale, in via Giacomo Matteotti a Ragusa, dopo essersi imbrigliati su di una rete metallica posta sopra il cortile, senza che nessuno se ne prenda concretamente cura. Né i “responsabili” del decoro, né i vari “direttori artistici” delle manifestazioni culturali, né i vari operatori “acculturati” fino al collo anch’essi, né i vari impiegati e dipendenti, tutti affaccendati nelle proprie quieti e serene faccende giornaliere, né tantomeno i vari assessori competenti, che storcono il naso quando c’è da mettere un dito nell’acqua. Nessuno che ci abbia mai mandato una foto, una segnalazione, che si sia indignato coi propri superiori, col vicino d’ufficio; niente, il nulla.




Saranno crepati circa una trentina di uccelli in sette mesi ma nessuno si è mai sentito in obbligo civico di dire: “Ma è una vergogna. Togliamola questa rete!”. Figurarsi se qualcuno abbia mai pensato di chiamare la protezione animali, le forze dell’ordine o qualche guardia zoofila. Manco per l’anticamera della coscienza loro occulta. Solo una persona sensibile, Marcella Giulia Pace, ha avuto il coraggio di alzare la voce e di rivolgersi direttamente al sindaco della nostra Città, Peppe Cassì. Ha fatto le foto, ha certificato la sofferenza, si è rivolta anche a noi della Lav, ha fatto tutto ciò che una cittadina perbene potesse fare: aprire gli occhi e spingere gli altri a fare lo stesso.

Il sindaco Cassì – racconta ancora Battaglia – si è impietosito sinceramente, e, siccome il Comune non è il proprietario dell’immobile, ha chiesto il nulla osta per la rimozione della rete metallica proprio all’Ente che ne ha titolo, ovvero – udite, udite – l’Opera Pia “Collegio Maria SS. Addolorata Felicia Schininà”, di cui presidente è attualmente l’ingegnere Franco Antoci (ex sindaco, ex presidente della provincia, ex deputato nazionale, per capirci). Ma da quelle parti non sono arrivate risposte positive, anzi. In una nota ufficiale del 23 settembre 2021 si dice addirittura, testuali parole, che: “Il rapporto costi/benefici propende decisamente al mantenimento dello status quo”. Quindi, traduco – Meglio lo status quo, quello di tradizione italiota, per intenderci, che metterci mano e risolvere il problema. Meglio lasciare che tutto finisca nel dimenticatoio che trovare soluzioni ragionevoli e caritatevoli. Meglio non pensarci; cosa volete che sia un piccione morto per “impiccamento” al mese o a settimana? E poi questi animalisti non hanno altro da fare? –.

Stamattina però ci siamo resi conto di essere noi stessi colpevoli, di non aver alzato abbastanza la voce, di esserci distratti, di non avere avuto tutta la spontaneità e la determinazione d’un tempo, qualità che forse abbiamo perduto e che sarebbero certamente servite ad evitare altre inutili sofferenze a decine di uccelli e uccellini. Ma oggi diciamo basta. Da oggi – aggiunge infine Biagio Battaglia – pretendiamo che gli enti competenti rimuovano questa maledetta rete metallica che impicca, imbriglia, dissangua, intrappola dei poveri animali indifesi e pacifici, che nella superficialità generale, per non dire peggio, finiscono per morire letteralmente strangolati, spappolati, decapitati, sotto il sole cocente delle nostre estati torridi oppure congelati al freddo di questo inverno altalenante, e che il cortile del Centro Commerciale Culturale di Ragusa ritorni quindi un luogo APERTO a tutti.

“Aperto” anche agli animali che vivono in città come noi umani, come il sindaco e come il presidente dell’Opera Pia, Franco Antoci.

Punto. Anche questo è decoro.

Prevalga, se non la sensibilità animalista, quantomeno la “pietas cristiana”. Se ce ne rimane ancora.”