RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Gentile redazione di NoveTv

Mi chiamo Giovanni, nome di fantasia, ma purtroppo non posso dichiarare la mia identità per tutelare la mia privacy, sono sieropositivo e scrivo questa lettera a nome di molte persone della città di Ragusa che vivono con la mia stessa condizione.

La pandemia ha senz’altro creato danni e bloccato tutta la gestione ospedaliera ma quello che sta succedendo al Maria Paternò Arezzo ha davvero dell’inverosimile e mi preoccupa molto.

Da quando il reparto covid è stato spostato da Modica a Ragusa, il reparto di malattie infettive è completamente inesistente di medici, la motivazione è che chi opera con i pazienti covid non può visitare i pazienti comuni del reparto, posso capire se questo discorso vale per visite comuni non urgenti, ma purtroppo questa dinamica si sta ripercuotendo anche su di noi, pazienti sieropositivi che abbiamo come unico riferimento il nostro infettivologo e che è di vitale importanza essere tenuti sotto controllo per verificare che le nostre terapie funzionino affinché ci rendano non contagiosi, oltre che controllare i valori e lo stato generale del nostro corpo, analisi che andrebbero fatte ogni 6 mesi, e nel caso di anomalie anche ogni 3 mesi, personalmente è più di un’anno che in ospedale non vengo sottoposto a nessun controllo nonostante tra l’altro nelle ultime analisi i valori non erano buoni.




Altro problema è il ritiro dei farmaci salvavita che assumiamo mensilmente, che da un’anno a questa parte ci danno soltanto con la richiesta del medico curante che tra l’altro non può prescrivere, quindi costretto a fare ricette finte generiche, ci è praticamente stato imposto di confidare il nostro stato sierologico al medico di famiglia e ogni mese bisogna presentare quindi una ricetta per ritirare i farmaci in ospedale che però solo l’infettivologo può decidere quale. Senza contare che questo comporta per molti dover chiedere il doppio delle ore di permesso a lavoro, prima per la ricetta e poi per il ritiro farmaci.

Ci tengo a sottolineare che sono sieropositivo da 10 anni, ma da un’anno a questa parte sembra di essere in un’altro ospedale, medici inesistenti o palesemente stanchi e frustrati, infermieri che si lamentano della cattiva gestione impotenti alle nostre richieste, da quando però c’è il reparto covid adesso praticamente oltre a fornirci i farmaci con le difficoltà sopra elencate l’ospedale non ci offre più nulla. Nessun medico, nessuna cartella clinica, niente analisi del sangue, niente controlli o prescrizioni, niente colloqui, abbandonati a noi stessi senza sapere se stiamo bene e se è tutto sotto controllo.

Per quanto questa situazione deve ancora andare avanti? Mi rivolgo al dirigente che pare essere il diretto interessato vista il suo recente insediamento, è lei che sta causando tutto questo nascondendosi dietro la scusa della pandemia?

Voci di corridoi del suo stesso ospedale vorrebbero dirgliene 4, ma come sempre tutto tace. Ci provo io umile cittadino in difficoltà.

Cordialmente

Giovanni