schedaLa Polizia di Stato di Ragusa – Squadra Mobile e Commissariato di Vittoria – ha arrestato i componenti di un’associazione a delinquere finalizzata a commettere rapine in abitazione e furti di ogni genere in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ragusa.

DI GREGORIO Angelo nato a Vittoria il 20.11.1970, (PROMOTORE ED ORGANIZZATAORE), SACCO Salvatore nato a Vittoria il 5.4.1963 inserito in banca dati per furto e rapina (MEMBRO), SCOLLO Roberto nato a Vittoria il 26.4.1968 inserito in banca dati per furto, rapina, possesso ingiustificato di chiavi o grimaldelli e ricettazione (MEMBRO), DI NATALE Lucia nata a Vittoria il 19.3.1984 (MEMBRO) e GIORDANELLA Francesca nata a Comiso il 22.12.1971 inserita in banca dati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (MEMBRO), erano diventati l’incubo degli anziani della provincia di Ragusa.

Le indagini condotte dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di P.S. di Vittoria hanno permesso di appurare che dal mese di gennaio 2013 i membri dell’associazione tratti in arresto, decisero di passare dai furti ad esercizi commerciali ed abitazioni alle rapine in casa ai danni di anziani picchiandoli e legandoli per agire indisturbati.

Non temevano nulla, entravano in casa, immobilizzavano gli anziani che dormivano e si facevano consegnare soldi ed oggetti in oro. Quando le vittime opponevano resistenza le picchiavano con schiaffi e calci per farsi dire dove tenevano il denaro; in alcuni casi li hanno legati al letto costringendoli ad aprire la cassaforte ed a consegnare tutto.

Nei primi mesi del 2013 la provincia di Ragusa – in particolar modo i comuni di Vittoria e Chiaramonte Gulfi – ha vissuto un incubo, in quanto gli anziani si sentivano insicuri nelle loro abitazioni. Diverse le riunioni operative in quel periodo per ripristinare l’ordine e la sicurezza pubblica, tanto che il Questore Giuseppe Gammino intensificò il controllo del territorio inviando la Squadra Volanti e rinforzi dei reparti speciali da Ragusa per scongiurare il ripetersi di nuovi episodi criminali. Il risultato ebbe l’effetto sperato, tanto che dalle intercettazioni emergeva la paura degli associati di essere arrestati e per questo posero fine alla loro condotta violenta contro anziani e nelle abitazioni ma le indagini continuarono permettendo di appurare che il disegno criminoso era sempre in atto, difatti proseguirono a fare furti soprattutto ai distributori di bevande e slot machine.

Le risultanze investigative al termine dell’attività della Polizia di Stato coordinate dalla Procura della Repubblica di Ragusa hanno permesso di appurare che Di Gregorio Angelo ricopriva il ruolo di promotore ed organizzatore, oltre che partecipe alle varie fasi esecutive dei singoli delitti (ben 18 i casi di cui sono sospettati); i reati venivano da lui compiuti unitamente a Scollo Roberto e Sacco Salvatore, quali coadiutori nelle fasi organizzative e materiali esecutori degli stessi reati. Di Natale Lucia e Giordanella Francesca fornivano il necessario supporto logistico agevolando, tra le altre cose, l’allontanamento dai luoghi degli altri associati. La Giordanella era anche custode della refurtiva, così come degli abiti e delle attrezzature utilizzati durante le rapine ed i furti.

Il modus operandi messo in atto dagli associati era particolarmente grave e poteva di sicuro condurre anche alla morte delle vittime considerata la loro età e le sevizie alle quali erano sottoposte.

Gli associati, nessuno escluso, dapprima effettuavano diversi sopralluoghi nei pressi delle abitazioni da derubare o rapinare, successivamente entravano in azione; quando accertavano che erano abitate entravano in casa ed immobilizzavano le vittime utilizzando del nastro adesivo; bloccate mani e piedi impedivano alle vittime di urlare con ciò che trovavano, un maglione o un cuscino, tutto andava bene, l’importante era raggiungere il risultato ma il rischio di soffocare la vittima anziana era altissimo.

Le indagini da parte di tutte le Forze di Polizia nascevano sin dalla prima rapina perpetrata in casa nel mese di gennaio 2013 ma la svolta riuscivano a darla solo gli investigatori della Squadra Mobile della Polizia di Stato e del Commissariato di P.S. di Vittoria, quando hanno individuato delle telecamere installate in una zona che gli associati avevano preso di mira. Durante una delle tante rapine in casa pianificate, il proprietario ancora sveglio aveva messo in fuga i criminali avvisando subito la Polizia. Dalla elaborazione delle videoriprese avevano inizio le attività tecniche. Le intercettazioni delle conversazioni in auto e telefoniche dei sospettati autorizzate dalla Procura della Repubblica, insieme agli altri elementi raccolti, hanno consentito di individuare i membri dell’associazione criminale e, tassello dopo tassello, gli investigatori sono riusciti a risalire all’identità di ognuno di loro raccogliendo fondamentali elementi di prova che oggi hanno permesso di applicare l’odierna misura cautelare in carcere.

Dall’attività investigativa e soprattutto dalle intercettazioni ambientali è emerso che gli associati agivano con particolare crudeltà nei confronti delle vittime. Il contenuto delle conversazioni mette in evidenza una personalità criminale particolarmente feroce, le loro vittime venivano scelte in modo accurato, più erano anziani e con problemi di salute e meglio era per loro.

Nel commentare e molte volte vantarsi delle rapine e dei furti commessi i componenti della banda hanno fornito elementi schiaccianti alla Polizia che ha potuto produrli alla Procura della Repubblica. Tra i tanti commenti (si riportano quelli meno cruenti n.d.r.), nel raccontare una delle rapine in casa, il capo della banda asseriva di aver paura di essere arrestato per i reati commessi ma, una sera dopo aver aperto la serranda senza far rumore perché sapevano vi dormisse una “vecchia”, una volta entrati in tre la tenevano ed il quarto rovistava. Sapevano che già c’era l’oro ma quello che cercava per la fretta non sentiva che i tre lo chiamavano perché la “vecchia” sbatteva i piedi, “faceva un bordello” e pensavano arrivasse la Polizia. Subito dopo il racconto commentavano che uno di loro si era fatto prendere dal panico e che non c’era la Polizia e per colpa sua avevano perso un gran colpo, in quanto la vecchia stava per cedere e dire dove teneva l’oro e la cassaforte così si sarebbero “sistemati”.

Ed ancora, nel vantarsi di un furto, uno dei componenti appellava le vittime come due “vecchi babbi” e che lui gli aveva trovato tutti i soldi in tasca, perchè questi “scemi” si tenevano tutto addosso. Continuando il racconto il componente della banda narrava che, non contenti, tre di loro prendevano a schiaffi gli anziani coniugi per farsi dire dove si trovava la cassaforte ed anche se lo schiaffeggiavano non parlava il “vecchio”. Sempre per la “prudenza” di uno di loro hanno perso quest’altro colpo, in quanto i vecchi resistevano alle botte e quindi decisero di tornare 15 giorni dopo quando non erano presenti perché visto che i “vecchi” erano malati di sicuro avevano tutto l’oro in casa e lo avrebbero trovato anche senza picchiarli nuovamente.

Anche i racconti delle vittime permettono di rispecchiare la particolare violenza messa in atto dagli autori delle rapine. Uno degli anziani rapinati ha riferito alla Polizia di Stato di aver avuto paura di morire durante le fasi della rapina, in quanto senza che lui avesse opposto resistenza, uno dei componenti della banda travisato con passamontagna ed armato di coltello, dopo aver preso tutto il denaro trovato in casa, lo picchiava con violenti schiaffi al volto per farsi dire doveva custodiva l’oro. Tante erano le botte che uno dei correi intimava al complice di fermarsi perché lo avrebbe ammazzato e che se non parlava probabilmente era vero che non aveva più nulla in casa. L’anziano in lacrime durante la stesura del verbale di denuncia negli uffici di Polizia, riferiva agli investigatori che l’unico oro che gli era rimasto in casa (il resto lo aveva venduto per problemi economici) era quello delle fedi nuziali e che avendo perso la moglie pochi mesi prima, non lo avrebbe dato ai quei “farabutti” a costo di morire.

Il ruolo delle donne non era per nulla marginale, difatti eseguivano i sopralluoghi per le rapine insieme agli altri complici, custodivano tutto ciò che loro chiamavano “armatura”, ovvero passamontagna, arnesi atti allo scasso ed armi. In una occasione le due donne organizzavano un furto in abitazione a casa di alcuni parenti. La loro sete di denaro non si placava davanti a nulla, anche i parenti erano “bersagli”. La Giorrandella e la Di Natale si mettevano d’accordo per far si che i parenti acquisiti della prima, uscissero al fine di poter accedere in casa con una copia delle chiavi che le due avevano preventivamente fatto, sempre durante una visita di cortesia. Dalle intercettazioni è emerso che le donne senza alcuna pietà nei confronti delle vittime ne parlavano con disprezzo forse per la loro condizione di assoluta normalità economica rispetto alla loro da sempre precaria. L’organizzazione era certosina, tra telefonate ed sms si avvisavano quando i commensali erano a tavola, momento propizio per consumare il furto. Inoltre durante la pianificazione del furto, gli associati si misero d’accordo per simulare un furto con scasso al fine di non far ricadere la colpa sui figli che si sarebbero dichiarati estranei.

Stamani alle ore 04.00 la cattura dei componenti della banda con l’impiego di 40 uomini della Polizia di Stato appartenenti alla Squadra Mobile di Ragusa ed al Commissariato di Vittoria con l’ausilio del Reparto Volo, della Squadra Volanti e delle Unità Cinofile. Durante l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere uno dei componenti ha provato a sottrarsi alla cattura ma è stato immediatamente circondato e si è arreso. Le perquisizioni domiciliari effettuate nel corso della cattura, hanno permesso di trovare ulteriori elementi di prova a carico degli odierni arrestati. Rinvenuta una pistola a salve identica a quelle utilizzate dalle Forze di Polizia, binocoli (che dalle indagini era emerso che venivano utilizzati per monitorare i proprietari di casa), cesoie, piedi di porco, passamontagna, tute e felpe nere con cappuccio, torce, accette, coltelli di ogni dimensione e documenti rubati.

“La Polizia di Stato raccomanda a tutti i cittadini di segnalare tempestivamente eventuali persone sospette nei pressi delle abitazioni, anche durante il giorno. Inoltre si richiede alle vittime, di denunciare i fatti occorsi indicando tutti gli elementi utili per le indagini, in quanto anche un piccolo dettaglio può aiutare gli investigatori a risalire all’identità degli autori dei reati”.

“La Polizia di Stato consiglia inoltre di approfondire la conoscenza delle persone che si fanno entrare in casa per motivi professionali (ad es.: artigiani o collaboratori domestici), in quanto spesso carpiscono notizie sulle abitudini familiari che possono essere utilizzate da spregiudicati malviventi”.