Ragusa – Lutto nel mondo del lavoro. Chiude la “Tidona Prefabbricati”
- 6 Febbraio 2014 - 13:28
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Cento lavoratori del Gruppo Tidona Prefabbricati sono stati posti in cassa integrazione per la chiusura dell´attività aziendale.
La crisi ha colpito da qualche anno l’azienda, che è rimasta indietro con i pagamenti nei confronti dei fornitori e dei lavoratori.
I dipendenti, oramai ex, non percepiscono lo stipendio dal novembre 2013 e non avranno corrisposti i loro emolumenti: il T.F.R., le loro retribuzioni, il mancato preavviso, le ferie maturate e non pagate.
Sulla vicenda è intervenuto il segretario della Fillea CGIL: “Per il mondo del lavoro oggi è una giornata di lutto perchè l´economia della provincia di Ragusa sta subendo un ulteriore duro e pesante colpo”.
Come segnala il sindacato: “Il gruppo Tidona, attraverso un percorso già pianificato da mesi, ha individuato il modo per risolvere e affrontare la situazione debitoria e di crisi del lavoro. Attraverso le normative vigenti, nel caso di procedure concorsuali e di concordato preventivo, i lavoratori potranno ottenere dalla tesoreria dell´ INPS, attraverso il fondo di garanzia, una parte del loro credito: il TFR e tre mensilità, in modo parziale, ossia un importo mensile non superiore a 860,00 euro. Gli ulteriori crediti difficilmente saranno recuperabili, salvo l’eventuale procedura concorsuale se andrà a buon fine”.
La mancanza di commesse, l’espansione dell’offerta e l´alto costo del lavoro sono i motivi alla base della decisione della proprietà di chiudere.
pinello
si fa sempre l’opposto, si perdono posti produttivi per salvare quelli inutili e clientelari: forestali, provinciali, consorziali…preparatevi di questo passo si arriva alla rivolta.
Lino Carpino -Scicli Bene Comune
Quello che mi lascia incredulo è il fatto che parliamo di operai che avrebbero meritato essere seguiti con la massima attenzione dalla Politica e dai Sindacati visto il vissuto drammatico: due colleghi morti per lavoro. Questi lavoratori licenziati sono l’emblema della condizione della classe operaia: abbandonata aggrappata alla cassa integrazione. E’ drammatico avere sulla coscienza tutte queste famiglie di lavoratori. Abbiamo anche noi le mani macchiate di sangue. Veramente la Politica non riesce a dare loro alcun futuro? Per queste aziende in crisi, si potrebbe attaccare il costo del lavoro abbassando l’aliquota delle tasse al 10% della retribuzione lorda. E poi in un territorio distrutto dall’urbanizzazione selvaggia e dall’incuria, questi lavoratori non potrebbero servire, per esempio, per realizzare manufatti per il consolidamento di scarpate, ponti e costoni? Attribuendo le commesse all’impresa locale in crisi si potrebbero garantire i posti di lavoro in deroga a gare d’appalto. Riapriamo i cancelli e al lavoro! Siamo alla frutta e forse soltanto i lavori pubblici possono diventare volano dell’economia facendo girare nuovo flusso di denaro, come dopo la guerra….. Altro che cassa integrazione, con questi soldi si può contribuire per rendere l’impresa nuovamente produttiva e migliorare la sicurezza del nostro territorio!