Recentemente leggevo a proposito di organizzate fughe strategiche dal Consiglio Comunale. Parecchi Consiglieri – così sembrerebbe – avvertendo un immediato prurito al fondoschiena non appena si tocca l’argomento “Bilancio”, sarebbero vittime d’un conseguente, irrefrenabile, impulso ad alzarsi e uscire all’aperto. La notizia del malanno era diffusa da uno di quei Consiglieri non colti dall’affezione. Ribadendo la volontà di non volermi impicciare nelle beghe politiche sciclitane, poiché queste son cose “da grandi”, ritorno subito nel mio alveo mediocremente culturale. Il punto è che quest’accenno sulle insofferenze dei Consiglieri Comunali, mi ha fatto venire in mente una lamentazione paesana risalente alla seconda metà del ‘700. Si tratta di una richiesta di esonero dalla carica di sindaco, da parte dell’appena insignito don Stanislao Carpinteri. Queste le scuse: “Per essere stato io da tre anni vessato da malore ipocondriaco, che mi ha ridotto a non poter incorrere in minima occasione di turbazione d’animo.”

In effetti, suona un po’ come la giustificazione calcettistica del dito dolorante, per chi di turno non vuol mettersi in porta. Ma le palpitazioni di cuore e le “turbazioni d’animo” non dovevano di certo mancare. La situazione in Scicli, in quel dato momento storico, era di una certa floridezza economica, ma anche di grandi dissidi politici e sociali. Erano gli anni dei più cruenti scontri tra “Marianisti” e “Bartolisti”, tanto per intenderci. Erano anche gli anni di sfaldamento della feudalità, quando il ceto borghese più produttivo e violento cominciava ad imporsi. Ma per l’approfondimento rimando al capitolo “Lettere al Governatore” de “L’Oro di Busacca” (autore Giuseppe Barone, edito da Sellerio).

Forse non è possibile fare un paragone tra i nostri e quei tempi, mancando senza dubbio il coltellaccio in tasca ai più che passeggiano per la via. Tuttavia spero anche che non si debba arrivare a quel grado di violenza, prima di accorgersi di un certo oscuro degrado sociale ed economico che ammorba Scicli da qualche tempo. Tra l’altro, la rinuncia al governo della cosa pubblica è un problema che colpisce soprattutto a macrolivello il Paese-Italia. Chiariamo, non è che non si trovino candidati disposti a farsi “nominare” in qualche lista…di quelli non ne mancano mai. Il problema è che poi i più onesti tra gli eletti abdicano comunque, nei fatti, alla mera azione amministrativa. Si vivacchia politicamente, aspettando che i problemi si risolvano da soli. E invece, con prognosi ottimistica, si va a finire nelle condizioni di quella Scicli settecentesca appena accennata. Una anonima lettera, sempre dello stesso periodo, così deplorava:

“Scicli è diventata la città più miserabile non solo della contea, ma dell’universo intero, essendo governata nel presente anno da cinque capi ladroni, buoni però presso quel nostro ministro Grimaldi perché l’hanno saputo coglionare.”

A scanso di equivoci devo precisare che l’attuale amministrazione locale non è composta da ladroni – mentre la stessa cosa fatico a crederla a livello nazionale – e forse propendo più per far rientrare Giunta e Consiglio tra quelli che si stanno facendo “coglionare”, insieme al Governatore della Contea Grimaldi e noi concittadini stessi. Ho addirittura l’impressione che non se ne stiano accorgendo neanche loro – gli amministratori locali, intendo – o quanto meno non lo abbiano compreso del tutto. Ma non è questo il punto più interessante del discorso. Vorrei brevemente far porre l’attenzione del lettore sulla frase: “Scicli è diventata la città più miserabile non solo della contea, ma dell’universo intero…”, perché di questo si deve discutere. Non si può bollare l’espressione come la solita lamentazione da “il giardino del vicino è sempre più verde”. E non si deve pensare che sia lo sfogo di un ignorante qualunque che tenne in odio il suo paese. La frase è sin troppo ben costruita per esser stata ideata da un bifolco. Infine, la forte lamentazione, nella sua ironica iperbole, esprime un interesse a che la situazione di disagio si risolva. L’odio e la misantropia avrebbero fatto propendere per il silenzio, piuttosto che per un simile memoriale. In altre parole si tratta di polemica, polemica costruttiva in quanto dovrebbe spingere ad un miglioramento. E allora, ritornando ai nostri tempi, la finiamo di dire che tutto procede per il meglio?

Gaetano Celestre