Si è appena conclusa una bella prova di democrazia partecipata: le primarie del centro-sinistra. Quasi quattro milioni di italiani, in barba all’antipolitica e alle inconsulte, gridate “grillate”, hanno affollato le sedi di voto per decidere liberamente il loro candidato premier. Salvo qualche eccezione, Bersani prevale in quasi tutta Italia sul suo competitor principale, Renzi. Fosse dipeso dalla sola Sicilia, con il suo 51% Bersani ce l’avrebbe fatta addirittura al primo turno. Ma tant’è.

     Siamo molto soddisfatti sia per lo svolgimento ordinato e disciplinato delle primarie, merito anche dei volontari che hanno presidiato i seggi tutta la domenica, sia per il loro esito, visto che noi stavamo con Bersani.

A Comiso e Pedalino, su poco più di mille votanti, Bersani si attesta su un buon 57%. Un ottimo risultato, indubbiamente. Anche il risultato di Renzi (32%) merita i complimenti ai nostri ragazzi che si sono davvero impegnati per ottenerlo.

In provincia di Ragusa le cose non sono andate così bene. Bersani ottiene il peggiore risultato e Renzi il secondo migliore risultato dell’isola (il risultato migliore Renzi lo ottiene in provincia Trapani).

Il risultato di Matteo Renzi in Italia, ma anche in Sicilia e, per quanto ci riguarda più da vicino, in provincia di Ragusa e a Comiso, a leggerlo senza preconcetti partigiani e a leggerlo insieme ai risultati delle ultime consultazioni regionali siciliane, ci porta a fare una serie di importanti riflessioni.

Intanto, emerge chiaro e incontrovertibile un forte desiderio di rinnovamento: il 35% raggiunto da Renzi a livello nazionale da un lato, i 60 deputati nuovi all’ARS (su un totale di 90) e il risultato elettorale del Movimento 5 Stelle in Sicilia, dall’altro, ci indicano con nettezza e nitidezza la via da percorrere se vogliamo vincere le prossime sfide elettorali, se vogliamo essere protagonisti del rilancio di questo paese. Ed è questa la via che Bersani ha percorso e sta percorrendo con coraggio e determinazione. E, lungo questa via, i risultati non hanno tardato e, in futuro, non tarderanno ad arrivare. Dove il Partito Democratico ha incarnato e interpretato il rinnovamento – quello vero, non quello dietro cui si è nascosto e si nasconde certo aggressivo, inconsistente rampantismo giovanilista – lì Bersani ha (stra)vinto. Dove questo non è avvenuto, dove cioè il Partito Democratico non è stato visto come “nuovo”, ma è stato associato a classi dirigenti vecchie (e non soltanto, com’è ovvio, dal punto di vista anagrafico), lì Bersani è stato sconfitto o ce l’ha fatta di misura.

E’ esattamente quello che è accaduto nella nostra provincia. La percezione di una classe dirigente anchilosata, vetusta, immobile, legata a logiche politiche (partitiche) che ormai risultano abbondantemente superate e perfino controproducenti, e l’associazione di questa classe dirigente a Bersani, ha prodotto una significativa contrazione di consensi ai danni di quest’ultimo.

Se si rimane sordi, se si fa finta di niente di fronte a questa autentica rivoluzione che interessa e sta investendo la politica, e che bene, anzi benissimo, stanno interpretando il presidente Crocetta in Sicilia e il segretario Bersani in Italia, allora noi perderemo un’occasione storica. E questo non può, non deve accadere. E noi, noi del Partito Democratico di Comiso, lavoreremo, lotteremo, per quanto possibile e dove possibile, perché questo non accada.

E’ tempo di fare passi indietro, per andare avanti. E’ tempo di umiltà. E’ tempo di cambiare.

Per questo chiediamo agli elettori del centrosinistra, che già hanno dimostrato maturità durante il primo turno delle primarie, di fare un ulteriore sforzo al secondo turno, domenica prossima, 2 Dicembre, e ridare fiducia a Bersani, persona seria e capace. Per risollevare questo paese, per ridargli speranza e un futuro senz’altro migliore.

 

Gigi Bellassai