Con un assordante silenzio, l’amministrazione della Regione Sicilia si sta lasciando scappare una sue delle perle: il Commissario Montalbano.

La produzione della celeberrima fiction  della Rai ha infatti ammesso di essere arrivata ormai ai ferri corti con Palazzo dei Normanni,  tanto da valutare seriamente la possibilità di trasferire il set da Ragusa ad Otranto, in Puglia.

La clamorosa notizia ha immediatamente allertato tutti i comuni del sud est dell’isola che si sono detti addirittura disposti ad autotassarsi pur di non dover abbandonare le storie di “Salvo” che, negli ultimi anni, hanno promosso turismo, indotto e cultura.

Di fronte all’ennesimo scivolone della Regione, il deputato Pd Michele Anzaldi, citando le parole dello scrittore e giornalista Pietrangelo Buttafuoco, ha lanciato una provocazione e ammesso che lo statuto speciale di Regione autonoma ha fatto più danni che altro. Se addirittura Camilleri, padre di Montalbano e intellettuale simbolo della Sicilia, arriva a dire che comprende le ragioni della produzione che si dice pronta ad andare in Puglia – nota Anzaldi –  significa che le difficoltà incontrate non devono essere state poche.

Per avere un commento sulla questione, la redazione di Tazebaonews ha intervistato Buttafuoco.

pietrangelo buttafuocoDottor Buttafuoco, pare che la Sicilia stia per perdere Montalbano?

La Regione Sicilia va a rotoli, è evidente. La questione Montalbano mi ricorda tanto quanto accaduto con “E’ stato il figlio”, il film di Daniele Ciprì ambientato a Palermo ma girato in Puglia… Ecco penso che questo sia un esempio perfetto per spiegare il disinteresse totale che l’amministrazione ha verso la cultura, la memoria, la storia e il turismo della Sicilia. L’addio di Montalbano è la ciliegina sulla torta marcia di un sistema cieco e ottuso.

Secondo lei, problemi di questo tipo esistono solo in Sicilia?

No, certo che no. Ma in Sicilia sono più forti e più radicati.

Cosa direbbe alla produzione per farla restare nella sua terra?

Bè, alla produzione direi di ascoltare i sindaci  mentre alla Regione direi di rendersi conti di quanto le altre amministrazioni, come la Puglia appunto, stiano più avanti rispetto alla muffa di Crocetta.

 

Lei quindi punta il dito contro Crocetta?

Mi lasci fare un esempio: il governatore un po’ di tempo fa ha nominato a capo del consiglio di amministrazione dell’Orchestra sinfonica siciliana una signora esperta nell’amministrazione di palestre. Sa perché? Perché questa donna vantava importanti crediti nel settore antimafia! Un’assurdità che non premia né  il merito né le competenze e non fa altro che degradare la cultura. In Sicilia la maggioranza delle decisioni sono in malafede, figlie di una struttura parassitaria. E a tal proposito vorrei fare un altro esempio.

Alcuni anni fa, l’ex ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, volle a tutti i costi riaprire il teatro di Racalmuto, nella terra di Sciascia. A sostegno della sua iniziativa scendemmo tutti in piazza e riuscimmo a mobilitare il Teatro stabile di Catania ottenendo il via libera da parte del ministero dei Beni culturali, del Governo, del Comune, di tutta Roma. Ebbene, alla fine il sipario su Racalmuto non è mai aperto per colpa di un funzionario della Regione che ci mise il bastone fra le ruote solo perché la misura non avrebbe acceso i riflettori sul suo presidente. Il sud est della Sicilia è come il nord est d’Italia, non ci sono clientele, ma solo gente che la mattina si alza presto per andare a lavorare. Merita più di questo.

 

Paola Ambrosino