Sono otto le persone arrestate stamattina dai militari del Comando provinciale della Guardia di finanza, su delega della locale Procura distrettuale. Vi avevamo già qui informato stamane: “OPERAZIONE BUCHE D’ORO”: FUNZIONARI ANAS E IMPRENDITORI IN MANETTE

In carcere è finito G. T., geometra di 54 anni, capo nucleo B del centro di manutenzione dell’area tecnica dell’Anas. Gli arresti domiciliari sono stati disposti per tre funzionari dell’Ente già coinvolti nel blitz anticorruzione del 20 settembre scorso: R. C. C., di 51 anni, G. P., di 48, e l’ingegnere G. R., di 48. Un ingegnere dell’Ente, invece, è stato sospeso per un anno.

Arresti domiciliari anche per quattro imprenditori: S. T., di 56 anni, P. M. I., di 50 anni, dell’Isap di Termini Imerese (Pa), R. P., 48 anni, e C. P., 40 anni.

Interdetto dai pubblici uffici per un anno, l’ingegnere A. U., di 39 anni, capo centro manutenzione A dell’area compartimentale Anas di Catania.

Nei loro confronti il gip ipotizza reati di corruzione in concorso commessi nell’esecuzione dei lavori di rifacimento di strade statali della Sicilia orientale e centrale.

L’inchiesta rappresenta il prosieguo dell’operazione ‘Buche d’oro’ del nucleo Pef della guarda di finanza di Catania su quelli che la Procura definisce i “rodati circuiti corruttivi all’interno dell’Anas di Catania che vedono coinvolti dirigenti e funzionari infedeli responsabili della manutenzione programmata di strade e raccordi della Sicilia Orientale e imprenditori corruttori compiacenti”.




“Mercimonio e dazione di tangenti” con “illegittimi risparmi di costi consentiti alle imprese” che, in accordo con funzionari Anas compiacenti, “scovavano, tra le pieghe dei capitolati tecnici dei lavori loro affidati, ampi margini di ‘manovra’, individuando le lavorazioni da non effettuare o da realizzare soltanto in parte”, si leggee nei documenti redatti dai PM.

“I pubblici ufficiali coinvolti – accusa la Procura di Catania – piegavano i loro poteri discrezionali di vigilanza e controllo orientandoli al perseguimento di scopi criminali, in totale dispregio dei rilevanti interessi pubblici in gioco. Il profitto conseguito era pari a circa il 20% dei lavori appaltati e veniva assegnato per un terzo ai dipendenti Anas corrotti e, per la parte restante, restava nelle casse dei corruttori”.

Complessivamente sarebbero state state versate tangenti per circa 93mila euro, e almeno in un caso con consegna di soldi avvolti nella carta stagnola, per chiudere gli occhi sui “lavori svolti in economia”. Come confermato da funzionari Anas coinvolti, i vantaggi per l’impresa era nella mancata rimozione di parte del manto stradale usurato, dichiarare falsamente di avere messo più strati di asfalto e nel risparmio delle spese di trasporto del materiale in discarica. E i funzionari dell’Anas collusi certificavano che i lavori erano stati eseguiti a regola d’arte, secondo il capitolato dell’appalto. Così, accusa la Procura di Catania, le ‘buche’ diventavano ‘d’oro’.

A seguito dei fatti recenti di  Catania, Anas comunica che ha provveduto a sospendere i tecnici arrestati e a bloccare l’erogazione degli emolumenti mensili.

Inoltre, la Security di Anas, con il supporto di un gruppo di ingegneri della Direzione Generale, in stretto contatto con la Guardia di Finanza, sta effettuando controlli a tappeto sui lavori oggetto delle indagini avvalendosi di apparati tecnologici del Centro Ricerche di Cesano di Anas, al fine di verificare, anche ai fini della sicurezza delle infrastrutture, se sono stati rispettati la qualità e la quantità dei materiali previsti,  nonché quant’altro previsto dai capitolati di appalto.

Anas sta anche verificando se le imprese appaltatrici coinvolte nelle indagini siano impegnate, o lo siano state in passato, in altri interventi sull’intero territorio nazionale, che saranno anch’essi sottoposti a verifiche, e di fronte ai sofisticati atti criminali messi in campo dai funzionari coinvolti e dalle imprese,  l’Azienda sta avviando ulteriori e ancora più incisive attività di controllo interno.

Anas continua a collaborare con gli inquirenti per offrire ogni contributo utile a fare piena luce sui gravi fatti individuati e condanna fermamente ogni comportamento illecito commesso dai propri dipendenti ed adotterà provvedimenti rigorosi e tempestivi nei confronti dei funzionari infedeli. La dirigenza di Anas, che non è coinvolta nei fatti corruttivi scoperti dalla Procura e dalla GdF di Catania, ha collaborato e collabora attivamente con gli inquirenti per assicurare il contributo dell’Azienda all’azione anticorruzione, che sarà improntata al massimo rigore, non solo con procedimenti disciplinari di licenziamento ma anche con richieste di risarcimento di tutti i danni alla reputazione di Anas e all’integrità delle opere stradali. Non appena acquisiti gli atti, Anas procederà anche alla costituzione di parte civile.