“Riposto è sconvolta da quanto successo. La città è attonita e ferita. Con il dolore che si trasforma in silenzio, anche durante piccole processioni nei luoghi della tragedia”. Lo ha detto oggi il sindaco Enzo Caragliano.

“Questa tragedia non riflette la nostra città – ha aggiunto – ma quello che è accaduto è senza giustificazioni, atti che possono essere collegati soltanto alla follia umana. Ieri sembravamo in un film americano – ha aggiunto ancora il Sindaco- si parlava di un serial killer che uccideva le donne e arrivavano segnalazioni di omicidi, mai commessi, da diverse parti della città. Una follia. Riposto non è questa”.

Nelle registrazioni di una telecamera di un’area di servizio, acquisite dai carabinieri, si vede il primo delitto: Turi La Motta, dopo essere sceso dal veicolo guidato da un’altra persona, raggiunge Melina Marino che si trovava sulla propria auto parcheggiata lungo la strada; l’uomo apre la portiera lato passeggero e uccide a colpi di arma da fuoco la donna che si trovava seduta sul lato guidatore del veicolo.

L’auto con cui l’assassino arriva e poi va via è una Volkswagen Golf nera. La vettura è di proprietà di Luciano Valvo, di 55 anni, fermato ieri sera per concorso nell’omicidio di Melina Merina. Il provvedimento si basa su indagini dei carabinieri della compagnia di Giarre e del nucleo investigativo del comando provinciale di Catania. Valvo, bloccato da militari dell’Arma mentre stava abbandonando la propria abitazione, nell’interrogatorio davanti al sostituto procuratore che lo ha interrogato si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Rimane ancora un mistero il movente dell’omicidio-suicidio. La Motta era un ergastolano in permesso premio. In queste ore gli investigatori stanno esaminando tabulati telefonici, messaggi e social network dei telefonini delle due donne e del pregiudicato.

Dopo aver ucciso la Marino, assassinata nella sua Suzuki Ignis sul lungomare Pantano, il killer ha raggiunto la seconda vittima, Santa Castorina, di 50 anni e le ha sparato. Quest’ultima è morta sul marciapiede della centralissima via Roma.

Salvatore La Motta nel giugno del 2000 era stato condannato all’ergastolo per omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso. Era in regime di semilibertà lavorando di giorno e tornando in carcere la sera per dormirvici. Nei giorni passati aveva ottenuto un permesso premio.