Italia in lutto per la morte di Paolo Rossi, ex attaccante della Juventus, Campione del Mondo nel 1982. L’Indimenticabile “Pablito”,  si è spento all’età di 64 anni.

Calciatore e dirigente sportivo italiano, di ruolo attaccante. Con la nazionale italiana si è laureato campione del mondo nel 1982.

Soprannominato Pablito,lo si ricorda principalmente per le sue prodezze e per i suoi gol al Mondiale 1982 dove, oltre a vincerlo, si aggiudicò anche il titolo di capocannoniere. Nello stesso anno vinse anche il Pallone d’oro (terzo italiano ad aggiudicarselo). Occupa la 42ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer. Nel 2004 è stato inserito nel FIFA 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelé e dalla FIFA in occasione del centenario della federazione. È risultato 12º nell’UEFA Golden Jubilee Poll, un sondaggio online condotto dalla UEFA per celebrare i migliori calciatori d’Europa dei cinquant’anni precedenti.




Insieme a Roberto Baggio e Christian Vieri detiene il record italiano di marcature nei Mondiali a quota 9 gol, ed è stato il primo giocatore (eguagliato dal solo Ronaldo) ad aver vinto nello stesso anno il Mondiale, il titolo di capocannoniere di quest’ultima competizione e il Pallone d’oro.

Iniziò a giocare a calcio all’età di nove anni con il Santa Lucia, squadra messa in piedi dal medico della frazione, il dottor Paiar; nella stessa squadra militava anche il fratello maggiore Rossano. Al padre Vittorio, ex ala destra del Prato, è dedicato il campo sportivo del Santa Lucia. Dal primo matrimonio nasce un figlio; dopo il divorzio, dal 2010 è sposato con la giornalista Federica Cappelletti, dalla quale ha avuto due figlie.

Come cantante, ha realizzato nel 1980 un 45 giri, con la canzone Domenica, alle tre, il cui testo tratta il tema del rapporto tra i calciatori e le proprie compagne.

Nel 1999 è stato candidato alle elezioni europee per Alleanza Nazionale, nella circoscrizione Nord-Est. Nel 2000 si candida alla presidenza della Lega Pallavolo Serie A femminile, senza tuttavia essere eletto.

In televisione è stato opinionista per varie emittenti italiane quali Sky Sport, Premium Sport e Rai. Nel 2011 partecipa inoltre a Ballando con le stelle come concorrente.

Nel 2002 pubblicò la sua autobiografia intitolata Ho fatto piangere il Brasile: «L’ho scritto perché i miei tre gol al Brasile, in quel fantastico, indimenticabile tre a due, sono il fiore all’occhiello della mia vita di calciatore. Un ricordo che non si cancellerebbe neanche a distanza di un milione di anni».

Nel 2012 scrisse il libro 1982. Il mio mitico mondiale insieme a sua moglie Federica Cappelletti, giornalista e scrittrice. Rossi spiegò che l’aiuto di sua moglie fu importante per la costruzione del libro: «Mia moglie è stata fondamentale. È lei che ha insistito. Voleva scoprire perché, dopo così tanti anni, la gente mi ferma ancora per strada ricordando l’esperienza spagnola della nostra Nazionale». Rossi riuscì a raccogliere tutti i fatti della sua vita calcistica grazie all’aiuto di un suo amico di Firenze, Renzo Baldacci: «Ha rilegato, in volumi, tutti gli articoli che mi riguardavano. Tutto ciò costituisce la mia memoria storica. Per scrivere il libro abbiamo impiegato sei mesi. Senza l’aiuto di questo prezioso archivio avremmo impiegato anni».

Rossi era un attaccante veloce, molto abile negli spazi stretti dell’area di rigore, dove poteva sfruttare le sue doti di tempismo e opportunismo. Giorgio Tosatti lo definì «un impasto di Nureyev e Manolete», un giocatore con «la grazia del ballerino e la spietata freddezza del torero». Rossi raccontò così le sue caratteristiche tecniche: «Io non segno quasi mai di potenza, generalmente conquisto quei due metri che costano il goal all’avversario. Per me, è fondamentale il gioco senza palla, lo smarcamento, quando la palla non c’è, è indispensabile. Non ho avuto dalla sorte un grande fisico e mi debbo far furbo».

Rossi, qui durante la sua militanza alla Juventus nei primi anni 1980, controlla il pallone di testa, fondamentale in cui eccelleva.

Schierato inizialmente come ala destra, il suo ruolo cambiò nel Lanerossi Vicenza quando l’allenatore Giovan Battista Fabbri decise di proporlo come centravanti; questo diventerà il ruolo definitivo dell’attaccante italiano. Riguardo a questo cambio di posizione, Rossi dichiarò: «Forse sono stato il primo centrattacco rapido e svelto, che aveva nelle intuizioni la sua dote principale, unita a una tecnica sopraffina. Uno dei segreti del mio successo è stato quello di giocare intelligentemente, pensando sempre cosa fare un secondo prima che mi arrivasse il pallone, proprio per supplire alla mancanza di qualità fisiche eccelse. Giocare sull’anticipo era una mia grande prerogativa, cercavo sempre di rubare il tempo al mio avversario, sfruttando le mie doti di opportunista: in area di rigore cercavo sempre di sfruttare ogni piccolo errore dei difensori, facendomi trovare nel posto giusto al momento giusto». Dopo il Mondiale 1982, con Trapattoni sulla panchina della Juventus, Rossi diventò invece «una specie di apri varchi» e cominciò a giocare in una posizione poco congeniale alle sue caratteristiche, anche a causa dell’arrivo in squadra di giocatori come Zbigniew Boniek e Michel Platini.

Rossi ha combattuto contro una brutta malattia, la scorsa notte il suo cuore purtroppo si è spento!