Si sa che il calcio sta diventando sempre di più un business capace di generare degli incredibili movimenti di denaro. Negli ultimi anni, tuttavia, questa tendenza è aumentata a dismisura e con la crescita del mercato asiatico, in particolare cinese, e di quello statunitense il fenomeno calcio ha iniziato a generare un indotto sempre maggiore. La tendenza alla “globalizzazione” economica del calcio aveva iniziato a palesarsi già nei primi anni del 2000 quando sempre più squadre appartenenti all’élite del calcio europeo vennero acquistate da ricchi sceicchi o da magnati russi o cinesi. Una delle esperienze più significative in tal senso è sicuramente quella di Roman Abramovic: ricchissimo uomo di affari russo che nel 2003 decise di acquistare il Chelsea, squadra storica londinese che però in quegli anni versava in situazioni economiche complicate. Nel giro di 15 anni, in un primo momento grazie a spese folli e nell’ultimo periodo grazie ad una oculata gestione finanziaria, il presidente russo è riuscito a portare stabilmente il Chelsea nell’olimpo del calcio inglese ed europeo.

Un giro d’affari immenso

L’impatto di Abramovic sul mondo del calcio è stato a dir poco devastante: dopo di lui persone sempre più ricche hanno deciso di investire nel calcio, rivoluzionando per sempre il gioco dentro e fuori dal campo. Ovviamente nessun uomo, per quanto ricco, decide di dedicare le proprie risorse ad un investimento perdente: il calcio, come ogni business che si rispetti, muove quantità immense di denaro, generando, di conseguenza, enormi guadagni. Le entrate più ingenti di ogni società sportiva, al giorno d’oggi, derivano principalmente dalla spartizione dei diritti televisivi e dalle sponsorizzazioni. Sono numerose infatti le società e le aziende che negli anni hanno deciso di promuovere il loro prodotto investendo nel calcio come, ad esempio, l’Adidas, Gazprom, Heineken ed il bookmaker britannico William Hill. Al giorno d’oggi anche i social network, per mezzo di pubblicità e sponsorizzazioni di vario genere, sono in grado di generare introiti monstre sia per le società che per i singoli giocatori.

Il trasferimento di Cristiano Ronaldo

Per comprendere quanto grande sia la mole di denaro che il fenomeno calcio è in grado di generare, basta dare uno sguardo ai dati riguardanti il trasferimento di Cristiano Ronaldo dal Real Madrid alla Juventus. Il campione portoghese, con i suoi 30 milioni di ingaggio netti annui è uno degli sportivi più pagati a livello mondiale. Per garantirsi le prestazioni del 5 volte pallone d’oro, la Juventus ha dovuto sborsare al Real Madrid ben 100 milioni di euro, per un investimento complessivo di 130 milioni di euro. Ovviamente, come ogni società che si rispetti, la Juventus ha compiuto quest’operazione perché convinta di guadagnarci non solo in termini strettamente sportivi ma anche, e soprattutto, in termini di marketing e di merchandising. Cristiano Ronaldo, infatti, non è un semplice calciatore ma una vera e propria icona globale: senza considerare l’aumento di valore globale della società juventina, si calcola che solo dalle vendite delle magliette dei portoghese il club di Agnelli possa guadagnare 60 milioni di euro in un anno.

Le cifre mosse dal calcio sono impressionanti e la tendenza è ad un continuo ed inesorabile aumento nella spesa e negli investimenti. I nostalgici del calcio di un tempo dovranno rassegnarsi all’idea che le cose sono cambiate e stanno tuttora cambiando e che, soprattutto, non è detto che cambino necessariamente in peggio.

 

Ma ovviamente in tutto questo, ci sono squadre e giocatori che fanno la differenza: l’Atletico Scicli gioca nel campionato di promozione girone D, i calciatori non percepiscono soldi! Lo fanno per amore di una squadra che rappresenta la città.