Era  la mattina dell’11 agosto del 2020 quando a seguito di un incidente stradale perdeva la vita l’imprenditore modicano, Alberto Vicari.

Vicari è deceduto sul colpo, era a bordo della sua moto quando si è scontrato con un’autovettura Mitsubishi condotta dall’allora 50enne sciclitano G. G., che in un primo momento si rifiutava di sottoporsi agli esami tossicologici; denunciato nella stessa giornata per omicidio stradale, poichè su disposizione del magistrato di turno, Marco Rota, la polizia locale di Modica lo aveva trasportato coattivamente all’Ospedale Maggiore dove erano stati effettuati i dovuti esami.

Pubblichiamo qui di seguito una lettera della signora Pina Ruta, mamma di Alberto Vicari. Condividiamo il suo messaggio e anche noi ci uniamo al suo “appello”: Leggi più severe per chi si mette alla guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti o aver bevuto e soprattutto chiediamo che le leggi vengano poi applicate e gli assassini rimangano in carcere a scontare la pena. Così deve essere, per Alberto, per la sua mamma, ma anche per Alessio e Simone D’Antonio uccisi a Vittoria, per Martina Aprile uccisa a Cava D’Aliga, per le loro famiglie e per i tanti che hanno perso la vita investiti da drogati o ubriachi.

Questa la commovente lettera della signora Ruta:

11 AGOSTO 2022

Si avvicina la fatidica data del secondo anniversario della morte di mio figlio Alberto. Data in cui la tragedia più grande…. più dolorosa che possa capitare e pensare,si è abbattuta sulla mia casa e sulla mia famiglia. Data in cui sono stata depredata di un pezzo di vita e di cuore che ora marcisce sotto terra.

Una terribile ricorrenza, aspra di dolore, colma di rabbia, di attese….. Un’attesa di giustizia che tarda ad arrivare, una giustizia che invoco! Una giustizia che gli spetta, una giustizia che ci è dovuta.

Alberto è stato ucciso in una bella e calda giornata di agosto,appena uscito di casa, dopo aver baciato e salutato i suoi cari: la sua adorata bimba di appena un anno, la sua compagna, per dirigersi al lavoro con la sua inseparabile moto.

Avrebbe potuto essere al mare con i suoi, ma il dovere lo chiamava e sperava e prometteva di andarci al suo ritorno.

Ma non c’è stato più rientro, non ha più varcato la soglia della sua casa.

Non sapeva che quello era l’ultimo saluto e l’ultimo abbraccio. Non ce ne sarebbero stati altri,mai più.

Un folle, alla guida di un’autovettura Mitsubishi, sotto effetto di droghe, a folle velocità e mentre parlava e inviava messaggi al telefono invadeva la corsia opposta e, come un proiettile, investiva in pieno mio figlio determinandone la morte immediata.

Tutto finiva così, sull’asfalto, sotto gli occhi attoniti di tutti coloro che in quel momento si trovavano a transitare di li, senza il calore di una carezza, senza un abbraccio, senza una possibilità di soccorso.

Per lui non c’è stato più nulla da fare. Finiva nel sangue e nella solitudine di affetti la sua vita.

E lui l’assassino? Tentava la fuga, comunque non riuscita, si rifiutava di sottoporsi ai controlli che poi confermavano l’essere sotto effetto di droga!

Lui, l’assassino,

continua a vivere come sempre, dopo che gli è stata riconosciuta piena colpevolezza dei fatti ! Solo il ritiro della patente, per un anno!!!! Che vuoi che sia per una vita cancellata e distrutta, per famiglie rimaste inconsolabili e annientate dal dolore!!!!

Lui ancora in giro, vive, respira, gode dei suoi affetti, lavora. Tutto come prima, tutto come se nulla fosse successo.

E mio figlio? Mio figlio marcisce sotto terra, non è più con noi!

Aveva la vita davanti. Aveva desideri, sogni, speranze, progetti.

Aveva il sogno di vedere crescere la sua bambina, di assaporarne i primi passi, le prime paroline, di viverne tutte le tappe della crescita.

E invece tutto sfumato in un attimo! La vita, ricca di promesse, gli ha girato improvvisamente le spalle. E a me con lui.

Trafitta nel cuore fino al profondo dell’anima, lotto stringendo i denti per dare un senso alla vita,al tempo, al domani.

Non troverò mai rimedio al vuoto che mio figlio ha lasciato, io non lo rivedrò e non lo abbraccerò più in questa vita, nessuno ridarà più il suo papà a sua figlia che crescerà senza di lui, senza i suoi abbracci, i suoi baci, senza la sua presenza.

Gli anni passano e la morte resta nel cuore, non si vive più ma si muore ogni giorno dentro i ricordi,i rimpianti di parole non dette  e di  emozioni non vissute e come dopo un terribile terremoto si continua a camminare tra le macerie.

La speranza che mi rimane  e che purtroppo si affievolisce e sfuma ogni giorno di più, è che gli sia riconosciuta la GIUSTIZIA che gli è dovuta.

Certamente niente e nessuno mi restituirà Alberto e la vita che avremmo dovuto vivere insieme, ma mi batterò perché chi è stato riconosciuto totalmente colpevole della sua morte paghi e sconti il suo tributo di  colpa e responsabilità e anche lui porti il suo fardello di dolore, che senz’altro non sarà a vita come il nostro.

E non è richiesta di vendetta ma di doverosa “GIUSTIZIA “ per chi non c’è più e per chi è rimasto a vivere nel dolore e nel ricordo.

Sul luogo dell’incidente, già dall’anno scorso, abbiamo posto uno striscione per ricordarlo, insieme a tutte le vittime della strada, per richiamare la coscienza di chi non guida responsabilmente, perché la sua morte sia un messaggio forte per tutti i passanti e in particolare per chi l’ha ucciso.

BASTA CON QUESTE STRAGI INACCETTABILI E IMPUNITE.

Occorrono pene severe e” GIUSTIZIA “