piero di rosaPiero Di Rosa, che viveva fino a qualche anno fa alla stazione di Modica,  ha ricevuto molto aiuto e anche sostegno economico: cittadini in prima linea ma soprattutto chi lo fa per mestiere e  passione.

Assistenti sociali, cooperative, e il comune di Modica. Oggi abbiamo contattato Salvo Garofalo, assistente sociale che lavora per la casa Don Puglisi, il centro d’accoglienza dove è ospite la moglie di Piero, Daniela, rumena di 43 anni e il figlio di 5 anni.

A  lei ha fatto riferimento Di Rosa, chiedendo aiuto  perché vorrebbe  vivere in una casa, come una normale famiglia. Garofalo ha spiegato che non è possibile per il temperamento di entrambi. Spesso litigano e gli assistenti sociali non possono permettere che venga minacciata la serenità di un bambino. Il caso è anche a conoscenza del Tribunale dei Minori. Di Rosa ha lamentato il fatto che la moglie non le abbia più portato una minestra calda, quando viveva alla stazione, e che qualcuno addirittura l’abbia anche minacciata: Salvo Garofalo ha spiegato che la consorte si è rifiuta di andare perché è una continua lite. Tuttavia ai due è permesso vedersi anche fuori e dentro casa don Puglisi quando vogliono .

Piero Di rosa è un uomo che ha veramente bisogno d’aiuto  e l’assistente sociale,  ha chiarito, che spesso è lui a non accettarlo e non collaborare con chi vuole dargli una dignità. Anche l’assessore ai servizi sociali Rita Floridia, contattata ieri per fare chiarezza su questo caso, ha spiegato che c’è ancora bisogno di un lungo percorso di riabilitazione per Piero che è accolto nella cooperativa “Beautiful Days” con i contributi dell’ente e del Ministero dell’Interno. Al di là di come lui voglia vivere una cosa è certa: non è mai stato lasciato solo dal momento in cui è stato preso e portato via dalla stazione.

Viviana Sammito